Fare ricorso contro una sentenza negativa è obbligatorio, ma solo se la vittoria è probabile

Simone Micocci

23 Marzo 2018 - 11:40

L’avvocato che non informa il cliente della possibilità di ricorrere contro una causa persa può essere condannato al risarcimento del danno.

Fare ricorso contro una sentenza negativa è obbligatorio, ma solo se la vittoria è probabile

L’avvocato ha il dovere di informare il proprio assistito della possibilità di fare ricorso - sia in appello che alla Corte di Cassazione - contro una sentenza negativa; tuttavia non sempre ci sono delle conseguenze per il legale che non adempie a questo compito.

Lo ha chiarito la Corte di Cassazione con la sentenza n°6859/2018 pubblicata il 20 marzo scorso, con la quale sono state indicate le condizioni che devono sussistere affinché l’avvocato debba risarcire il cliente non informato della possibilità di impugnare una sentenza.

Nella suddetta sentenza la Cassazione ha condannato un avvocato al risarcimento del danno provocato al proprio assistito per non averlo informato della possibilità di ricorrere in Cassazione contro una sentenza emessa dal CTR Lombardia. Nel caso di specie l’omissione dell’avvocato ha provocato un danno al suo cliente dal momento che - come rilevato dalla Commissione - il ricorso in Cassazione molto probabilmente avrebbe avuto un esito positivo.

Affinché l’avvocato sia costretto a risarcire il cliente, quindi, è necessario che ci sia un danno provocato. Non è sufficiente che il legale si sia “dimenticato” di informarlo della possibilità di impugnare una sentenza, né tantomeno che abbia commesso un errore processuale; per far scattare il risarcimento c’è bisogno che sussista un nesso di causalità tra la condotta del legale e l’evento contestato.

Quando l’avvocato ha il dovere di impugnare una sentenza

In linea generale l’avvocato ha sempre il dovere di informare il cliente della possibilità di ricorrere (in appello o in Cassazione, a seconda del grado di giudizio) contro una sentenza, e deve farlo prima della scadenza dei termini.

Inoltre l’avvocato deve informare il cliente delle possibilità di successo del ricorso; anche il legale che non rispetta questo dovere, infatti, potrebbe essere condannato al risarcimento del danno provocato.

A tal proposito leggi anche - Cause perse: avvocato responsabile? Ecco quando secondo la Cassazione.

Quindi l’avvocato che promuove un ricorso senza possibilità di successo è da considerare inadempiente e come tale può essere condannato al risarcimento.

Lo stesso vale quando “si dimentica” di informare il cliente della possibilità di impugnare una sentenza negativa che presenta un chiaro errore. In tal caso, infatti, il ricorso in appello o alla Corte di Cassazione avrebbe avuto delle alte probabilità di successo e per questo motivo la mancata impugnazione provoca un danno al cliente. Danno che va risarcito dall’avvocato stesso.

Una volta scaduti i termini si può impugnare la sentenza?

Come noto per fare ricorso in appello o in Cassazione contro una sentenza negativa ci sono determinati termini da rispettare. Una volta scaduti, quindi, non si può più impugnare una causa persa.

Questo non è possibile neppure qualora venisse accertata l’omissione da parte del legale. In questo caso, quindi, il cliente avrebbe diritto al risarcimento del danno subito, ma non potrebbe comunque ricorrere contro la sentenza.

La Cassazione ha però ricordato che una possibilità di impugnare una sentenza passata in giudicato - diventata quindi definitiva - esiste.

Infatti qualora l’interessato provi di non essere mai stato a conoscenza del processo a suo carico, e di non averne mai ricevuto alcuna notifica, allora sì che la sentenza potrà essere impugnata nonostante l’ormai avvenuta scadenza dei termini.

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