Riforma caregiver, più tutele e diritti per chi assiste persone anziane

Simone Micocci

20 Marzo 2024 - 14:51

Assistenza anziani, più tutele per i caregiver e riconoscimento (anche ai fini lavorativi) dell’esperienza avuta. Ecco cosa cambia con il decreto Anziani.

Riforma caregiver, più tutele e diritti per chi assiste persone anziane

Via libera alla riforma dei caregiver. Nel cosiddetto decreto Anziani (d.lgs. n. 29 del 15 marzo 2024) con il quale vengono introdotte misure per il sostegno delle persone in età avanzata non autosufficienti (compreso un bonus di 850 euro) viene dedicato un intero articolo (n. 39) alla figura del caregiver familiare, riconoscendogli un maggior numero di tutele e diritti.

In particolare si ragiona sul reinserimento nel mondo del lavoro una volta che viene meno l’attività di caregiver, con la possibilità di ottenere la qualifica come OSS (operatore socio sanitario).

Tutele che si aggiungono a quelle già esistenti: ricordiamo ad esempio che per il caregiver il diritto alla pensione si raggiunge anche con 41 anni di contributi (Quota 41) o in alternativa possono richiedere l’accesso all’Ape Sociale.

Vediamo dunque quali sono le novità della riforma dei caregiver e in che modo vanno a tutelare chi ricopre questa importante posizione.

Chi sono i caregiver familiari

È l’articolo 1, comma 255, della legge n. 205 del 27 dicembre 2017 a descrivere la figura del caregiver familiare, definendolo come quella persona che assiste una persona non autosufficiente (e non in grado di prendersi cura di sé).

Questa, che deve essere riconosciuta come invalida in quanto bisognosa di assistenza globale e continua di lunga durata, o in alternativa titolare di indennità di accompagnamento, deve soddisfare un certo grado di parentela o di affinità con la persona che l’assiste. Nel dettaglio, deve trattarsi di uno tra:

  • coniuge;
  • unione civile tra persone dello stesso sesso o convivente di fatto;
  • familiare o affine entro il secondo grado;
  • familiare entro il terzo grado, ma solo in assenza dei genitori o del coniuge o della parte di un’unione civile o del convivente di fatto, ovvero nel caso in cui gli stessi siano affetti da patologie invalidanti o abbiano compiuto i 65 anni di età.

Il Piano assistenziale individualizzato

Con il decreto Anziani oltre a prevedere misure per il supporto delle persone in età avanzata non autosufficienti si pensa anche alla figura del caregiver nonché a come sostenere il progressivo miglioramento delle sue condizioni di vita.

In particolare viene riconosciuto il valore “sociale ed economico per l’intera collettività dell’attività di assistenza e cura non professionale (e non retribuita) prestate nel contesto familiare in favore di quelle persone anziane che necessitano di assistenza continuativa.

Oggi il ruolo e le attività del caregiver familiare, nonché i sostegni necessari per permettergli lo svolgimento delle attività sono definiti nel Piano assistenziale individualizzato (PAI) tenendo conto della valutazione dello stress, dei bisogni specifici, degli obiettivi e degli interventi a sostegno del caregiver stesso come pure di altri componenti eventualmente presenti nel nucleo familiare (come ad esempio i figli minori).

Il comma 4 dell’articolo 9 del decreto Anziani sottolinea che il caregiver può prendere parte alla valutazione multidimensionale unificata della persona anziana non autosufficiente, nonché all’elaborazione del PAI stesso e all’individuazione del budget per la cura e l’assistenza.

A tal proposito, le Regioni devono programmare e individuare le modalità di riordino e unificazione, nonché le attività e i compiti svolti dalle unità di valutazione multidimensionali unificate operanti per l’individuazione delle misure di sostegno e di sollievo ai caregiver familiari, all’interno delle unità di valutazione multidimensionale.

Maggiore coinvolgimento del caregiver

Inoltre, nel comma 6, si legge che previo il consenso della persona assistita, o comunque del suo rappresentante legale, i servizi sociali, sociosanitari e sanitari, possono fornire al caregiver le informazioni su:

  • problematiche della persona assistita,
  • bisogni assistenziali
  • cure necessarie
  • criteri di accesso alle prestazioni sociali, sociosanitarie e sanitarie
  • opportunità disponibili sul territorio che possono essere di sostegno all’assistenza e alla cura.

La valorizzazione dell’esperienza del caregiver

Uno dei punti più importanti è quello in cui viene data indicazione alle Regioni di valorizzare l’esperienza e le competenze maturate dal caregiver nell’ambito delle proprie attività, al fine di promuovere l’accesso o il reinserimento lavorativo al termine dell’attività di assistenza.

In quest’ambito si colloca la possibilità di riconoscere la formazione e l’attività svolta ai fini dell’accesso ai corsi di misure compensative previste nell’ambito del sistema di formazione regionale finalizzati a conseguire la qualifica professionale di Oss (Operatore Socio Sanitario).

Inoltre, le scuole superiori possono includere nel loro Piano triennale dell’offerta formativa (Ptof) criteri e modalità per promuovere iniziative formative per gli studenti caregiver familiari, valorizzando le competenze acquisite durante l’assistenza ai familiari anziani o fragili, anche attraverso i Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (Pcto), coinvolgendo le associazioni di caregiver.

Allo stesso modo i Centri provinciali di istruzione per gli adulti (Cpia) possono definire criteri e modalità per riconoscere e valorizzare l’esperienza dei caregiver familiari nell’ambito delle attività di accredito dei crediti formativi.

Argomenti

Iscriviti a Money.it

Selezionati per te

Correlato