Il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, anticipa alcune delle intenzioni del governo per la riforma fiscale: dall’aliquota Iva a zero alla riduzione delle tasse per chi rientra in Italia.
Non ci sarà solo la riduzione delle aliquote Irpef da quattro a tre nella riforma fiscale. Il governo sta studiando anche altre misure, a partire dall’aliquota Iva a zero e dalla riduzione delle imposte dirette per chi rientra in Italia da società all’estero.
Ad anticipare alcune delle mosse al vaglio dell’esecutivo è il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, in occasione di un confronto sulla delega fiscale organizzato dal Gruppo 24 Ore. Tra le altre ipotesi valutate dall’esecutivo c’è anche l’estensione del meccanismo di cooperative compliance alle persone fisiche per rendere l’Italia più attrattiva.
Per quanto riguarda l’aliquota Iva a zero c’è una premessa fondamentale: l’inserimento di questa previsione all’interno della delega fiscale sarà vincolato al reperimento delle risorse necessarie. Come a dire, non sarà semplice e bisognerà prima trovare le coperture per finanziare tutti i piani del governo in tema di fisco.
Riforma fiscale, l’aliquota Iva azzerata
L’aliquota Iva a zero, come ricorda Leo, è già stata sperimentata durante la pandemia e potrebbe rientrare nella parte di riforma fiscale relativa ai tributi. Campo minato, perché - sottolinea ancora il viceministro - “dobbiamo trovare necessariamente le risorse senza fughe in avanti”. Difficile capirlo prima della Nota di aggiornamento al Def e prima di capire “come verranno utilizzati i quattro miliardi a disposizione per la riduzione della pressione fiscale”. Risorse che potrebbero essere destinate alla conferma del taglio del cuneo fiscale o alla riduzione delle aliquote Irpef.
Tasse più basse per il rientro delle società dall’estero
Leo parla anche del rientro delle società dall’estero e dell’ingresso di nuove società in Italia. Il viceministro ricorda che oggi “se un’impresa viene in Italia con gli asset che aveva all’estero, a determinate condizioni, può riportarli non sulla base dei valori contabili ma di quelli correnti di mercato”. A questo, a suo giudizio, andrebbe aggiunta una riduzione dell’aliquota per attrarre i capitali.
C’è poi un’altra possibilità da valutare per le società che dismettono l’attività all’estero e comprano beni in Italia: in questo caso, Leo pensa a una “posta a titolo di avviamento per riconoscere in un certo lasso temporale, anche inferiore rispetto ai 18 anni, un elemento aggiuntivo che possa concorrere ad aumentare le agevolazioni per attrarre capitali esteri”. Inoltre si vuole pensare alle persone fisiche che stanno all’estero e vogliono venire in Italia: bisognerebbe, secondo Leo, garantire loro che sia stata verificata la loro situazione e che “possono stare tranquille”.
Le coperture per la riforma: i dubbi di Confindustria
Sulla riforma fiscale pesa, però, una grande incognita. Richiamata anche da Leo, ma sottolineata - in occasione di un’audizione alla Camera - soprattutto dal vicepresidente di Confindustria, Emanuele Orsini. Parliamo dei costi per attuare la delega fiscale: “Resta poco decifrabile il tema delle coperture finanziarie per l’attuazione della riforma fiscale”, sottolinea Orsini.
Sicuramente si guarderà alla revisione delle agevolazioni fiscali: tra i 226 crediti d’imposta qualcosa da rivedere c’è, anche secondo Confindustria, ma è fondamentale evitare interventi “a colpi di scure”. Secondo i dati forniti da Orsini le tax expenditure “impattano sul sistema imprese per circa 14 miliardi di euro”. Secondo Confindustria, infine, la riduzione dell’Irpef deve essere introdotta confermando, rendendolo strutturale, anche il taglio del cuneo fiscale.
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