Come ogni anno, quando si parla di riforma pensioni non si va ad abolire o cancellare la Legge Fornero ma si interviene sulle misure flessibili.
Riforma pensioni 2024, anche questa volta la legge Fornero non si tocca (quasi) per niente, ma i cambiamenti ci sono e riguardano le misure temporanee, quelle che dal 2012 hanno garantito una maggiore flessibilità in uscita dal mondo del lavoro. Il cavallo di battaglia, ogni anno, di qualsiasi Governo in ambito pensioni è sempre lo stesso: cancellare, abolire o modificare la Legge Fornero. Anche il risultato, però, è sempre tristemente lo stesso: questa legge non viene mai intaccata.
Tra il dire e il fare, come si dice, c’è di mezzo il mare e lo stesso accade a chi vuol modificare o cancellare una legge previdenziale studiata nel minimo dettaglio per contenere i costi. Si tratta di una normativa molto rigida e con paletti restrittivi, è vero, ma quando si vuol mettere mano a una siffatta Legge, sperando di non intaccare i conti pubblici, purtroppo, ci si rende conto che non è possibile.
Ricordiamo, infatti, che la legge Monti-Fornero (introdotta dal “Decreto Salva Italia”) è stata studiata e realizzata per garantire sostenibilità ai conti pubblici. Se si vogliono contenere le spese previdenziali, infatti, tornare indietro rispetto alla riforma approvata nel 2012 non è possibile.
La Legge Fornero non si tocca
L’attuale legge che regola la previdenza italiana è studia in modo da prevedere meccanismi che garantiscono la sostenibilità dell’intero sistema grazie agli adeguamenti automatici all’aspettativa di vita e alla revisione dei coefficienti di trasformazione. Anche se è cinico pensare solo ai conti e non alle condizioni di vita dei lavoratori dopo la pensione, è da tenere conto che l’Italia, ormai da anni, ha necessità di essere risanata dal punto di vista economico. Il risanamento è stato scaricato, purtroppo, sulle spalle dei pensionati e dei lavoratori.
Solo cercando di ridistribuire gli oneri sociali anche su altre classi di cittadini si può pensare a un graduale e radicale cambiamento del sistema previdenziale italiano. La riforma Fornero, quando fu introdotta, aveva un duplice scopo: dimostrare ai mercati internazionali che l’Italia si voleva riformare introducendo una politica di austerità e correggere le storture del sistema previdenziale che, presto o tardi, avrebbe comportato l’insostenibilità. Gli effetti che voleva raggiungere questa riforma, di fatto, sono stati raggiunti e proprio per questo, oggi, risulta così difficile abolirla o modificarla.
La riforma 2024 tocca solo misure sperimentali
Come ogni anno, quindi, la Legge di Bilancio va ad apportare qualche piccola modifica al sistema previdenziale aggiungendo, modificando o abolendo misure sperimentali e temporanee che permettono una maggiore flessibilità in uscita. Misure che, di fatto, affiancano la Legge Fornero senza, al tempo stesso, intaccarla.
Si pensi all’Ape sociale, alla quota 100, 102 e 103, l’Opzione donna, l’Ape volontario, la quota 96 e tutte le altre misure che si sono susseguite dal 2012 a oggi per permettere ai lavoratori di lasciare il mondo del lavoro prima di quanto stabilito dalla legge Fornero. Anche nel 2024, quindi, gli interventi riguardano misure flessibili con cambiamenti che riguardano l’Ape sociale, l’Opzione donna e la quota 103 che, per il 2024, prevede il ricalcolo interamente contributivo del trattamento previdenziale.
Ritocchi alla Fornero in positivo e in negativo
Qualche piccolo, lieve, cambiamento nel 2024 interessa anche la Legge Fornero. Si tratta di interventi che non permettono un anticipo e non stravolgono l’età pensionabile e che, in realtà, riguardano per lo più i giovani.
Per quanto riguarda le pensioni contributive, infatti, si è ritoccato l’importo minimo richiesto per l’accesso nel seguente modo:
- per la pensione di vecchiaia contributiva a 67 anni e con 20 anni di contributi l’importo di accesso richiede, dal 2024, che la futura pensione sia pari all’assegno sociale Inps (fino al 2023 era richiesto che fosse di 1,5 volte tale importo);
- per la pensione anticipata contributiva a 64 con 20 anni di contributi l’importo di accesso è aumentato a 3 volte l’assegno sociale Inps (fino al 2023 era richiesto che fosse di 2,8 volte).
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