La riforma delle pensioni del Governo M5S-Lega

Simone Micocci

11/05/2018

Salvini e Di Maio sono d’accordo: urge nuova riforma delle pensioni che renda più flessibile l’uscita dal lavoro. La Legge Fornero ha le ore contate?

La riforma delle pensioni del Governo M5S-Lega

La svolta politica di queste ultime ore che ha portato al dialogo Movimento 5 Stelle e Lega per la formazione di un Governo ha riaperto il cantiere della riforma delle pensioni.

Tra i tanti temi di discussione, infatti, ci sarà inevitabilmente anche quello previdenziale sul quale Lega e Movimento 5 Stelle appaiono piuttosto vicini.

In campagna elettorale, infatti, sia Di Maio che Salvini si sono espressi contro la Legge Fornero e hanno bocciato le misure di flessibilità introdotte dal Governo Renzi. Ecco perché i due non dovrebbero trovare difficoltà nel raggiungere un accordo sul fronte pensioni con la Legge Fornero che - nonostante gli avvertimenti della BCE - sembra avere le ore contate.

Il dialogo tra Lega e M5S - che dovrebbe portare alla formazione di un nuovo Governo entro la prossima settimana - rilancia l’ipotesi dell’introduzione di un sistema a quote per rendere maggiormente flessibile l’uscita dal lavoro rispetto a quanto previsto dalla riforma del 2011. Nel contempo il nuovo Governo potrebbe mettere fine all’Ape Sociale, mentre resta da capire cosa ne sarà di quello Volontario.

Incrociano le dita invece le lavoratrici di sesso femminile, le quali sperano in una proroga dell’Opzione Donna per il 2018 e in una stabilizzazione futura di questo strumento.

Ma vediamo nel dettaglio cosa potrebbe cambiare nei prossimi mesi e quali misure previdenziali potrebbero essere approvate da un Governo M5S-Lega.

Addio alla Fornero, sì alle quote

Matteo Salvini ha condotto tutta la campagna elettorale a parlare di abolizione della Legge Fornero, quindi molto probabilmente adesso che ha l’occasione di farlo non si lascerà sfuggire questa possibilità.

Anche perché il suo partner nelle trattative, Luigi Di Maio, non ha mai nascosto la sua intenzione di riformare nuovamente il sistema previdenziale italiano per rendere maggiormente flessibile l’uscita dal lavoro.

Ma in che modo verrà superata la Legge Fornero? Difficile che si concretizzi il progetto dei 5 Stelle di introdurre un coefficiente di usura, mentre è più probabile che si torni ad un sistema a quote con l’estensione a tutti i lavoratori della Quota 41 (strumento oggi accessibile ai soli lavoratori precoci) e l’introduzione di una Quota 100.

Con il primo strumento il lavoratore potrà andare in pensione con un’anzianità contributiva di 41 anni, indipendentemente dall’età anagrafica. Si tratterebbe quindi di una misura più conveniente rispetto all’attuale pensione anticipata, per la quale ricordiamo sono necessari 42 anni e 10 mesi di contributi (per gli uomini) e 41 anni e 10 mesi per le donne.

La Quota 100 invece è quella misura dove al lavoratore viene consentito di andare in pensione una volta che la somma dell’età anagrafica e dell’anzianità contributiva dà come risultato 100. Resta da capire però quale sarà il minimo di età e di contribuzione necessario per accedere a questo strumento: le indiscrezioni parlano di 62 anni di età (con 38 anni di contributi) e di 35 anni di anzianità contributiva (con 65 anni di età) ma per saperne di più bisognerà attendere la conclusione delle trattative.

Opzione Donna

Come anticipato ci potrebbe essere una proroga al 2018 dell’Opzione Donna, la forma di pensione anticipata che consente alle lavoratrici di andare in pensione al compimento dei 57 anni e 7 mesi previa la maturazione di almeno 35 anni di contributi.

Movimento 5 Stelle e Lega, infatti, dovrebbero ascoltare l’appello delle lavoratrici e proseguire con la fase sperimentale, per poi stabilizzare questa misura.

Ci dovrebbe essere poi la nona salvaguardia, l’ultima che permetterà a tutti gli esodati di andare in pensione.

Chi resta e chi va

Questa riforma delle pensioni è molto ambiziosa e - allo stesso tempo - onerosa, tant’è che si parla di circa 10 miliardi di euro ogni anno. M5S e Lega quindi dovranno faticare per trovare le risorse necessarie, alcune delle quali dovrebbero essere recuperata dalla mancata conferma dell’Ape Sociale e dell’Ape Volontaria.

Tuttavia mentre per la prima non ci sono dubbi, anche perché non sarebbe più necessaria in caso di estensione della Quota 41 e della Quota 100, ci sono delle piccole possibilità che l’Ape Volontario resti dov’è. Lo strumento che sicuramente sarà confermato è quello del cumulo gratuito dei contributi.

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