Molto spesso l’uso scorretto della prescrizione porta all’assoluzione anche per i condannati in primo grado; per questo motivo il Ministro della Giustizia ha in mente una riforma.
Il Ministro della Giustizia - Alfonso Bonafede - ha aperto alla possibilità di una riforma della prescrizione annunciando novità già dal prossimo autunno.
Secondo Bonafede urge una riforma della prescrizione che sia “seria” ed “equilibrata”, poiché i dati relativi al 2017 mettono in risalto un problema che va risolto il prima possibile; nel dettaglio, nell’ultimo anno i procedimenti prescritti sono stati 125.551, di cui circa il 26% in grado di appello.
Non è un segreto che i tempi della giustizia italiana siano tra i più lunghi al mondo, tant’è che per una sentenza definitiva ci vogliono in media 1.600 giorni. Vista questa lentezza è necessario trovare una soluzione affinché il decorso della prescrizione non causi, come avviene oggi, “la morte anticipata” di migliaia di processi. In molti casi, infatti, il decorso della prescrizione vanifica - come dichiarato da Bonafede - “il lavoro svolto in sede di indagine e durante i vari gradi processuali” causando così un enorme spreco di tempo e risorse.
Bonafede quindi ha annunciato imminenti modifiche per i termini della prescrizione, per quella che potrebbe essere una vera e propria svolta giustizialista senza precedenti.
Termini della prescrizione sospesi dopo il primo grado?
Secondo il neo Ministro della Giustizia bisogna evitare che “l’uso pretestuoso di un istituto” (qual è appunto la prescrizione) metta a rischio la “ricerca della verità” e “l’esigenza di giustizia”.
Con questo Bonafede non mette in dubbio l’efficacia della prescrizione, riconoscendo la nobiltà della funzione originaria “quale quella di garanzia dell’effettivo diritto all’oblio del cittadino rispetto a comportamenti risalenti nel tempo e di realizzazione di un principio di economia dei sistemi giudiziari non può prestarsi a scudo di comportamenti criminosi e di condotte che provocano un elevato allarme sociale”.
Ad essere contestato, quindi, è solo l’uso scorretto che molto spesso si fa della prescrizione; i dati suddetti, infatti, ci confermano che c’è chi si difende non solo nel merito del processo bensì sfruttando la “strada della decorrenza dei termini previsti”.
Per questo Bonafede e i tecnici del Ministero della Giustizia stanno cercando la soluzione migliore per limitare questi comportamenti; come anticipato, al momento l’ipotesi più probabile è quella di sospendere la decorrenza del termine della prescrizione dopo l’emissione di una sentenza di primo grado.
In tal caso, quindi, i termini della prescrizione smetterebbero di decorrere dopo il primo grado di giudizio. È bene precisare che non si tratta della decisione definitiva ma solamente di un punto di partenza; il Ministero, infatti, sta valutando sia gli aspetti positivi che negativi di questa proposta, al fine di giungere ad un risultato il più efficace possibile.
L’obiettivo comunque è fissato e si farà di tutto per raggiungerlo: evitare che anche coloro che si rendono colpevoli di reati gravissimi, e per i quali è già stata emessa una sentenza di condanna da parte dei tribunali di primo grado, riescano ad uscire indenni per colpa della scadenza dei termini della prescrizione.
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