Riforma PA: i redditi dei dirigenti devono essere pubblici?

Claudia Cardone

21 Marzo 2017 - 14:28

Il decreto attuativo “Freedom of information act” prevede che i redditi dei dirigenti siano resi pubblici. Una pioggia di proteste da parte di quest’ultimi ha coinvolto la legge. Ma cosa prevede nello specifico? Vediamolo.

Riforma PA: i redditi dei dirigenti devono essere pubblici?

Legge Madia e Freedom of information act: i dirigenti pubblici dovrebbero pubblicare o meno i loro redditi? La questione è spinosa, soprattutto per la privacy. Vediamo perché.

Ad oggi in Italia esiste una legge, su modello americano, chiamata “Freedom of information act” che normalizza in 42 articoli la massima trasparenza in fatto di redditi e proprietà per i dirigenti pubblici come per i parlamentari.

La legge, approvata lo scorso anno come decreto attuativo all’interno della Legge Madia, di fatto va a garantire la totale condivisione pubblica delle informazioni in possesso dello stato.

Tra le informazioni considerate pubbliche ci sarebbero anche i redditi di tutti quei personaggi con ruoli dirigenziali che amministrano il denaro dello stato e dei cittadini.

Proprio alla fine di aprile dovranno essere pubblicati sia i patrimoni immobiliari, sia la situazione patrimoniale e gli altri beni che i dirigenti della pubblica amministrazione hanno l’obbligo di rendere noti.

A ridosso della scadenza, ecco le prime proteste. I dirigenti non ci stanno affatto: dal canto loro, perché dovrebbero essere pubbliche le loro proprietà? È una questione di privacy, così ribattono con voce forte e chiara.

Riforma PA: i dirigenti pubblici non concordano con la pubblicazione dei redditi

Forti dell’appoggio del sindacato Unadis (Unione nazionale dei dirigenti dello Stato) e dei dirigenti dei dipartimenti e dei servizi del Garante per la protezione dei dati personali, si stanno mobilitando in tutela dei loro diritti.

Queste le parole di Barbara Casagrande, segretario generale di Unadis:

“Perché adesso bisogna indicare la casa in cui viviamo, le nostre proprietà, tutti i beni posseduti anche se di famiglia, l’automobile ed ogni altro avere? Noi non ricopriamo incarichi politici. I lavoratori privati non hanno alcun obbligo di pubblicazione dei loro redditi o del patrimonio immobiliare. Ci opporremo con forza a tale provvedimento nel rispetto delle nostre vite, di quella dei nostri familiari e della nostra privacy. Non vogliamo essere il capro espiatorio della politica e degli amministratori pubblici.”

Una domanda sorge spontanea: in che modo possiamo considerare differenti gli incarichi politici da quelli pubblici? Sono entrambi servizi statali per il cittadino, o almeno lo dovrebbero essere.

E’ proprio questo punto che non torna: sicuramente l’oggetto in questione non sono gli incarichi politici, ma che cosa sono le mansioni politiche se non ruoli dirigenziali pubblici? Sono queste le questioni che si sta ponendo l’opinione pubblica di fronte al diniego dei dirigenti che intanto si sono già mobilitati in tutela dei loro diritti. L’ Unadis sta continuando a presentare una serie di diffide e di ricorsi al Tar, forte del fatto che quest’ultimo lo scorso anno ha appoggiato le sue istanze.

La più grande delle paure è la sicurezza: e se, vedendo gli stipendi, le auto, gli immobili, i malintenzionati dovessero attentare alle proprietà? La legge dovrebbe essere rassicurante in tal senso: sempre in vista della privacy, è assolutamente vietata la pubblicazione degli indirizzi.

Nonostante questo la paura rimane; perché? Andiamo a conoscere meglio questo decreto attuativo chiamato “Freedom of information act” e cerchiamo di capire in quale modo la normativa violi la privacy dei dirigenti pubblici.

Freedom of information act (FOIA): che cosa prevede il decreto attuativo?

Pubblicata lo scorso anno su imitazione della legge americana entrata in vigore nel 1966, la legge FOIA ha come obiettivo la lotta alla corruzione in Italia, paese che nel 2016 è comparso tra i più corrotti e quintultimo in classifica per accesso alle informazioni pubbliche tra 103 nazioni.

La legge FOIA prevede che per diritto i cittadini possano visualizzare dati e documenti pubblici anche senza un preciso interesse. L’obiettivo primario è garantire la trasparenza nella PA e la partecipazione del cittadino agli affari pubblici.

La richiesta del documento di reddito di un dirigente sarà assolutamente pubblica ma dovrà essere motivata ed in seguito approvata. Tutti quei cittadini che non vorranno rilasciare le loro dichiarazioni dovranno motivare la loro scelta al TAR.

La legge ovviamente prevede la dichiarazione dei redditi per i dirigenti pubblici con l’obiettivo di ridurre i casi di corruzione che sempre più frequentemente flagellano la pubblica amministrazione.

La sua utilità è unicamente quella di far emergere eventuali differenze di reddito che potrebbero essere la spia di fenomeni di corruzione. E’ necessaria una precisazione per tranquillizzare i dirigenti: il decreto non stabilisce la pubblicazione degli indirizzi privati.

Il modello di dichiarazione dei redditi previsto dall’ANAC, l’ Autorità nazionale anticorruzione, stabilisce unicamente la dichiarazione della tipologia dell’immobile e l’indicazione dell’intestatario.

Inoltre, a maggior tutela della privacy dei singoli vi sono dei responsabili nominati ad hoc che hanno il compito di non rendere noti tutti quei dati sensibili per la tutela della persona. Ciò che non dovrebbe destare preoccupazione è anche il fatto che sono diverse le scappatoie in base alle quali la legge può impedire la divulgazione delle dichiarazioni al cittadino.

In base all’art. 5 del decreto attuativo, vi sono diversi casi particolari quali la sicurezza nazionale, le relazioni internazionali, la stabilità finanziaria dello stato, le indagini e le attività ispettive, nonché la difesa militare che autorizzerebbero il diniego.

Inoltre la richiesta di un reddito può essere accettata o meno in base all’arbitrio dell’amministrazione che non ha alcun tipo di sanzione se dovesse negare o meno le dichiarazioni dei redditi.

Con una legge così morbida le preoccupazioni sulla privacy risultano strane. Che cosa rende i dirigenti così preoccupati? Sicuramente dovrà essere il Tar a pronunciarsi ma intanto è importante capire che cosa ne pensano i cittadini: è giusta una legge sulla trasparenza dei redditi o no?

Iscriviti a Money.it