Università, presto verranno istituiti dei nuovi corsi di laurea professionalizzanti dove il consiglio sarà formato da docenti e imprese. Gli studenti sono pronti a dare battaglia.
Università, in arrivo le lauree professionalizzanti gestite dalle aziende?
Dopo la riforma della scuola, sta per cominciare anche quella dell’Università. O meglio, questo è quanto emerge da alcune indiscrezioni riportate da Studenti.it che riguardano l’istituzione di nuovi corsi di laurea professionalizzanti.
L’obiettivo di questi corsi di laurea è quello di avvicinare ulteriormente il mondo della formazione a quello del lavoro. Questa novità è in linea con i programmi del Miur che già per le scuole superiori ha introdotto l’obbligo dell’alternanza scuola-lavoro.
È stata la CRUI, Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, a volere fortemente l’istituzione delle lauree professionalizzanti e quanto pare il Ministero dell’Istruzione ha appoggiato questa proposta.
La riforma dell’Università dovrebbe partire già con l’a.a. 2017/2018, tramite l’emanazione di alcuni decreti ministeriali, e inizialmente riguarderà solamente alcuni corsi che vi sveleremo di seguito.
Il sindacato studentesco UDU però non è d’accordo con questa novità ed è pronto a dare battaglia contro l’introduzione di queste nuove lauree. Qual è l’aspetto che non convince gli studenti? Facciamo il punto della situazione analizzando tutte le indiscrezioni sulla riforma dell’Università che potrebbe cominciare dal prossimo anno.
Riforma dell’Università: cosa sono le lauree professionalizzanti?
Secondo Studenti.it è in arrivo un Decreto Ministeriale con cui verranno introdotti dei corsi di laurea professionalizzanti nel sistema universitario italiano. Non si tratta quindi di una vera e propria riforma, ma è comunque una novità importante perché anche le imprese per la prima volta saranno presenti nei consigli di corso insieme ai docenti.
In questo modo si punta a preparare gli studenti al mondo del lavoro, dando molta importanza ai tirocini che saranno al centro dei programmi dell’ultimo anno.
Inizialmente però questa riforma dovrebbe riguardare solamente le lauree tecnico scientifiche, come ingegneria e biologia, e quelle che riguardano le nuove professioni legate alla “manifattura 4.0” dell’agro-alimentare, dei beni culturali e del turismo.
Questi corsi di studio saranno a numero chiuso e come abbiamo già visto una delle novità più importanti è rappresentata dalla presenza delle imprese nel consiglio. Il titolo di studio conseguito, però, non avrà valore abilitante.
La presenza delle imprese nel consiglio è determinante per questi nuovi corsi di laurea, dal momento che garantirebbe agli studenti meritevoli uno sbocco diretto nel mondo del lavoro. Ed è per questo che il quinto anno sarebbe dedicato maggiormente al tirocinio.
Tuttavia, il sindacato studentesco UDU non è assolutamente d’accordo con l’istituzione di questi corsi di laurea e promette di dare battaglia fino a quando il Ministero non rivedrà i suoi piani.
Riforma dell’Università: perché gli studenti non sono d’accordo?
Elisa Marchetti, coordinatrice nazionale dell’Unione degli Universitari ha svelato le motivazioni per cui gli studenti non concordano con la riforma dell’Università voluta dalla CRUI e appoggiata dal Ministero dell’Istruzione.
Infatti, nonostante l’UDU sia stata tra le prime associazioni sindacali a chiedere una revisione dei percorsi di studio universitari, non è d’accordo con l’istituzione delle lauree professionalizzanti.
Uno dei motivi per cui il sindacato è pronto a dare battaglia riguarda la presenza delle imprese nei consigli. Infatti, secondo l’UDU, la riforma del sistema di formazione deve andare incontro alle aspettative degli studenti senza essere troppo condizionata alle richieste del mondo del lavoro.
Inoltre, è impensabile intervenire con una simile riforma senza aver coinvolto gli studenti, ma solo la “governance e le imprese”.
Vista l’importanza che verrà data ai tirocini, l’UDU vede in questi corsi di laurea professionalizzanti il bacino dove le imprese potranno prendere illimitatamente dei “lavoratori da sfruttare in termini di orari e retribuzione”.
Il sindacato poi ha ribadito la propria contrarietà al numero chiuso. Infine, la coordinatrice dell’UDU ha concluso dicendo:
“Siamo stati i primi a chiedere una revisione dei percorsi di studio, in modo che fossero di più al passo coi tempi e con le volontà degli stessi studenti. Se finalmente ora è questa la direzione che si vuole prendere, non si commetta l’errore di escludere gli studenti da questo percorso”.
Vedremo se la loro richiesta verrà accolta oppure se il Ministero dell’Istruzione continuerà nel suo progetto di riforma dell’Università senza ascoltare il parere degli studenti. Una cosa però è certa, dopo la riforma della scuola e l’introduzione dell’alternanza scuola-lavoro, anche per l’Università è in arrivo una rivoluzione.
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