Rigassificatore: cos’è, come funziona e perché c’è chi non lo vuole

Luna Luciano

24 Settembre 2022 - 18:16

I rigassificatori sono stati presentati come la soluzione più rapida per colmare la mancanza di gas in Italia, non tutti però sono d’accordo con questi nuovi impianti. Ecco perché e come funzionano.

Rigassificatore: cos’è, come funziona e perché c’è chi non lo vuole

Rigassificatore sì, rigassificatore no. Con l’arrivo del freddo, l’Europa, specialmente Italia e Germania, si trovano a dover fare i conti su come poter sostituire il gas russo. E la via più breve per il nostro Paese sembra essere proprio quella di avere nuovi impianti di rigassificazione.

Dallo scoppio del conflitto russo-ucraino l’Europa ha infatti cercato nuovi fornitori di gas e sempre più spesso si è parlato di razionamento energetico, di price cap e, addirittura, della riduzione della potenza dei contatori. A oggi, grazie ai nuovi accordi, sono stati aumentati i flussi via gasdotto da Norvegia, Azerbaijan e Algeria, e sono state aumentate le produzioni di rinnovabili e le estrazioni nazionali.

Grazie a questi accorgimenti, come è emerso dal Piano nazionale di contenimento dei consumi di gas naturale, pubblicato dal ministero per la Transizione ecologica lo scorso 6 settembre, è stato raggiunto un “livello di riempimento degli stoccaggi di circa 83%”: in linea quindi con l’obiettivo di raggiungerne il 90%.

Per potersi dire però completamente autosufficienti dal gas russo, servono nuove strategie ed è per questo che in Italia si è tornati a parlare dei rigassificatori, tema caldo di questa campagna elettorale. Infatti, grazie a questi sarebbe possibile importare da ogni parte del mondo gas naturale liquefatto che viaggia su navi, e renderlo di nuovo gassoso una volta giunto in Italia.

Avendo solo tre impianti, la soluzione è che l’Italia si doti si rigassificatori già pronti, ossia delle navi già attrezzate: 2 gli impianti mobili che dovrebbero essere collocati a Piombino e Ravenna. Eppure, sono molte le rimostranze, specialmente locali, che non vogliono assolutamente l’installazione di questi rigassificatori. Essendo una questione abbastanza spinosa e importante, è opportuno approfondire come funzionano i rigassificatori e perché c’è chi non li vuole.

Rigassificatore: cos’è, come funziona e vantaggi

Il rigassificatore è un vero e proprio impianto capace di trasformare il gas naturale liquefatto (Gnl), che viaggiando su navi può essere importato da qualsiasi parte del mondo, in gas. I principali esportatori di Gnl sono Qatar, Algeria, gli Stati Uniti e in parte minore Egitto e Nigeria.

Il processo di riconversione del Gnl in stato gassoso si articola in diversi punti. Il gas liquefatto viene trasportato nelle navi a una temperatura di -162 °C, necessaria per garantirne lo stato liquido. Una volta giunto ai rigassificatori che si trovano sulle coste, viene riconvertito in gas tramite un un processo di riscaldamento controllato, effettuato all’interno di un vaporizzatore.

Il riscaldamento avviene facendo passare il gas naturale liquefatto all’interno di tubi immersi in acqua marina, che hanno una temperatura più alta. È per questo motivo che tali impianti si trovano sulla costa (piattaforme onshore) o in mare a poca distanza dalla costa (piattaforme offshore).

Attualmente in Italia sono presenti tre impianti di rigassificazione:

  • in Liguria, l’impianto di Panigaglia degli anni ’70 con capacità massima di 3,5 miliardi di metri cubi all’anno;
  • in mare a poca distanza da Porto Vigo ( in provincia di Rovigo) con una portata di 9 miliardi di metri cubi;
  • al largo di Livorno, con una portata attuale di 3,75 miliardi di metri cubi, che dovrebbe aumentare 5 miliardi.
    I due nuovi rigassificatori che l’Italia vorrebbe adottare dovranno essere collocati al largo di Ravenna e Piombino, ciascun impianto ha una capacità di 5 miliardi di metri cubi ed essendo galleggianti, ne è prevista la rimozione dopo tre anni di servizio. Eppure, benché questi impianti dovrebbero aiutare il Paese a essere quasi del tutto autosufficiente, le comunità locali (e non solo) si sono detti contrari.

Rigassificatore: perché c’è chi non lo vuole

Se i rigassificatori sono stati presentati come soluzione più rapida, è anche vero che secondo le stime questi saranno attivi solo a partire da marzo-aprile. Inoltre, i cittadini di Piombino, riunitisi in un coordinamento contro il rigassificatore che unisce quattro diversi comitati, hanno evidenziato alcuni punti critici. Cerchiamo quindi di capire quali sono le obiezioni di chi non vuole il rigassificatore:

  • Sicurezza. Ci sarebbe un problema legato alla sicurezza per i cittadini. I comitati lamentano l’assenza di una valutazione dell’impatto ambientale e di tutti i criteri di sicurezza normalmente previsti, ma di fatto “accelerati o saltati per via della decretazione di emergenza”, come sottolineato anche da Il Fatto Quotidiano.
  • Le navi metaniere che si accostano alle navi rigassificatrici potrebbero interferire con il traffico turistico, come il traghetto d’Elba.
  • Il rigassificatore può interferire con attività di itticoltura.

Ma oltre alle istituzioni e comitati è tornato sul tema del rigassificatore anche l’analista geopolitico ed economico Demostenes Floros, il quale in un’intervista a Money.it ha considerato l’impatto ambientale, non del rigassificatore in sé quanto del gas naturale liquefatto.

Il gas liquefatto, oltre a essere più costoso, può avere un grave impatto ambientale in base alla sua qualità. Il gas liquido proveniente dagli Stati Uniti, ad esempio, è prodotto tramite l’operazione di fracking, risultando essere “devastante per l’ambiente”. Ciò che è certo è che se l’impianto potrebbe essere operativo solo da marzo, il Governo avrebbe potuto pensare ad altre soluzioni, non concentrandosi solo e unicamente su questa opportunità.

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