Riordino delle carriere: da militari a “dirigenti pubblici”. I vantaggi per gli ufficiali

Simone Micocci

02/05/2017

Riordino delle carriere, per Forze Armate e di Polizia previsti diversi benefici per i gradi superiori. Ecco quali nelle ultime novità della riforma.

Riordino delle carriere: da militari a “dirigenti pubblici”. I vantaggi per gli ufficiali

Riordino delle carriere per le Forze Armate e di Polizia: con l’approvazione della riforma ci sarà una novità molto importante che riguarderà gli ufficiali. Il riordino, infatti, garantirà loro una nuova opportunità di “carriera a sviluppo dirigenziale”.

Una novità anticipata da Corriere.it il quale ha aggiunto che in questo modo lo Stato si “appresta ad arruolare un esercito di dirigenti pubblici”.

Dati alla mano, saranno circa 10mila gli ufficiali che dopo 13 anni di servizio, qualora non abbiano demeritato, riceveranno il grado di maggiore diventando così a tutti gli effetti dei dirigenti pubblici.

C’è da dire, però, che non tutte le novità indicate dal Corriere.it corrispondono alla realtà: nell’edizione online del quotidiano del gruppo RCS viene specificato che con il riordino ai gradi più elevati verrà concesso un aumento di stipendio fisso del 6% ogni due anni. Questo è vero, ma non si tratta di una novità della riforma.

Come ribadito dal Ministero della Difesa con una nota emanata nei giorni scorsi, infatti, questo non è un intervento legato al riordino bensì un meccanismo noto come “scatto biennale” che da anni riguarda tutto il personale della Pubblica Amministrazione.

Riguardo agli avanzamenti di carriera, invece, è tutto vero con l’Italia che ad oggi conta circa la metà dei generali presenti negli Stati Uniti ma con un esercito inferiore di 10 volte a quello statunitense.

Riordino delle carriere per le Forze Armate e di Polizia: i numeri

Il Corriere.it parlando del riordino lo descrive come “sessantasette pagine piene di tabelle misteriose accompagnate da una relazione tecnica di 137 pagine. Un labirinto di articoli, commi e lettere tempestato di rimandi e astratti riferimenti normativi”.

Insomma, non tutti gli aspetti della riforma sembrano essere chiari, anche se in realtà noi non abbiano rilevato tutte queste criticità nella nostra analisi del testo.

Ma andiamo con ordine e vediamo quanto costerà allo Stato questa riforma attesa da più di 15 anni: 1 miliardo di euro per i primi tre anni, poi circa 400 milioni di euro ogni anno.

Il punto che sembra non piacere ad alcuni dipendenti delle Forze Armate sembra essere però quello che riguarda l’avanzamento di carriera degli ufficiali superiori che riceveranno il grado da maggiore. Un arruolamento di circa 12.346 miladirigenti pubblici”, che si andranno ad aggiungere ai 470 generali, un numero maggiore rispetto ai posti di comando disponibili tra Esercito, Marina e Aeronautica.

Nel dettaglio, tra i 470 generali ne abbiamo:

  • 57 di Corpo d’Armata;
  • 104 di Divisione;
  • 309 di Brigata.

Un numero troppo elevato, se consideriamo che negli Stati Uniti ce ne sono circa il doppio ma per un milione e mezzo di effettivi nei corpi delle Forze Armate (dieci volte i nostri). Inoltre, in Italia entro il 2024 è prevista una riduzione a circa 150mila effettivi e di conseguenza ci sarà un ufficiale superiore per ogni 10 militari.

È pur vero che i 16.031 appartenenti agli alti gradi previsti nel 2022 saranno ridotti a 13.926 nel 2026, ma si tratta sempre di un numero maggiore di 1.100 unità rispetto alla situazione vigente dove, come abbiamo appena visto, il numero di generali non è in proporzione con quello degli effettivi.

Insomma, gli aspetti positivi sul riordino sono molti, ma per quanto riguarda il numeri di appartenenti a gradi superiori sembra che “i calcoli siano sbagliati”.

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