Il mercato azionario ha messo a segno un bel rimbalzo. Potrebbe essere il momento per tornare a investire sulle azioni growth.
Il mercato azionario globale ha registrato un bel rialzo dalla metà di giugno in poi, con un’accelerazione soprattutto nell’ultimo mese. Tra i più tonici, il mercato Usa, come spesso accade, mentre l’Europa ha beneficiato anche dell’apprezzamento del dollaro.
Quando il mercato sale dopo una discesa, spesso si verifica una rotazione settoriale. Non sempre i migliori titoli del passato saranno anche i migliori del futuro. In virtù di questo: nel rialzo attuale può essere una buona scelta «scommettere» sulle growth stocks?
Azioni value vs azioni growth
Le azioni possono essere classificate in vari modi e sicuramente la differenza tra value e growth è una delle più rilevanti.
Un’azione value è un’azione che quota un prezzo basso rispetto al valore della società sottostante, quindi rispetto agli utili, al cash flow, ai dividendi pagati o al valore contabile tangibile.
Per contro, un’azione growth è un’azione che ha multipli dei profitti e dei dividendi (se ci sono), dei ricavi e del valore contabile molto elevati.
La differenza di quotazioni è dovuta alle prospettive divergenti: le azioni value sono generalmente titoli di società consolidate, stabili, che operano in mercati maturi e ormai saturi, che potranno incrementare vendite e profitti a tassi piuttosto ridotti. Rientrano tra le azioni value anche società in difficoltà temporanea o su cui si sono abbattute vendite per via di qualche news sfavorevole.
Sulle azioni growth, invece, ci sono aspettative molto elevate. Di fatto, chi compra queste società non guarda tanto ai risultati storici di oggi, bensì alle opportunità future. Società di questo tipo possono aumentare le vendite anche del 20-30% l’anno, ma per società più piccole i ricavi possono anche raddoppiare di anno in anno. I profitti spesso non ci sono, perché l’obiettivo principale del management è l’espansione del mercato almeno fino a che non si è arrivati a una certa massa critica o, addirittura, alla leadership del settore.
A fronte delle grandi aspettative future, quindi, i multipli dei valori attuali sono altissimi. Non è raro vedere quotazioni di 100-200 volte gli utili o 10-20 volte il fatturato.
Una cosa su cui non ci si deve confondere è la dimensione. Non è detto che le società value siano solo grandi multinazionali e, per contro, le società growth siano solo piccole imprese. Società come Microsoft, Amazon, Netflix, ecc... sono a tutti gli effetti delle growth stocks, perché nonostante la dimensione operano in settori e mercati molto dinamici, per cui le aspettative su utili e ricavi sono comunque alte.
La situazione delle growth stocks oggi
I tempi attuali sono tempi molto «volatili», nella vita come sui mercati. Non è raro che ciò che è più amato e di moda in un periodo diventa poi rapidamente ciò che è più odiato.
Così, le growth stocks sono state sicuramente le protagoniste e le vincitrici della decade passata. Allo stesso tempo, però, sono anche state quelle più colpite dal ribasso del primo semestre 2022. Per molte azioni growth, i ribassi sono addirittura iniziati dalla metà del 2021.
Molte di queste società sono arrivate a perdere il 40%, 50%, in alcuni casi persino il 70-80% dei loro massimi.
E non stiamo parlando di azioni growth piccole e a rischio fallimento, bensì delle performance di Alphabet (Google), Meta (Facebook), Amazon, Netflix, ma anche Microsoft o Adobe.
Un caso emblematico è Zoom Communication, la società del noto servizio di videoconferenze. La società ha avuto un boom enorme durante il Covid e nel periodo seguente, poi da ottobre 2020 il titolo ha invertito la rotta e oggi quota circa l’80% in meno rispetto all’ultimo massimo. Di fatto, il prezzo è circa quello di febbraio 2020, quando iniziò il boom. Tuttavia, rispetto ad allora Zoom ha un numero di utenti e relativi ricavi enormemente superiori. L’azienda pur avendo perso il 40/60% dei propri massimi, in realtà non ha visto affatto declinare il proprio business.
Le azioni growth possono presentare ancora diverse opportunità, ovviamente sempre con la dovuta prudenza, magari inserendole in un contesto più ampio di un’asset allocation complessiva e diversificando sempre in maniera adeguata, magari con un Etf.
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