Riscaldamento centralizzato troppo caro, come staccarsi e quanto costa

Patrizia Del Pidio

21/11/2024

Se il riscaldamento centralizzato con il condominio è troppo caro è possibile staccarsi e averne uno autonomo? Come si può procedere e quali sono i costi?

Riscaldamento centralizzato troppo caro, come staccarsi e quanto costa

Se il riscaldamento centralizzato è troppo caro, è possibile che uno dei condomini opti per quello autonomo, ma come staccarsi dal riscaldamento del condominio?In quali casi la legge permette una simile scelta?

Anno dopo anno il costo per il riscaldamento diventa sempre più caro e chi ne risente maggiormente sono i condomini con riscaldamento centralizzato: oltre al costo del calore che si preleva dal condominio, che rappresenta la quota variabile di quello che si deve pagare, si devono sostenere i costi anche della quota fissa con la quale si pagano le dispersioni di calore dell’impianto di cui tutti giovano. Nel caso, però, di un condomino che usa poco o nulla il riscaldamento condominiale (perché magari opta per l’aria condizionata) restare con il riscaldamento centralizzato potrebbe diventare un costo davvero troppo oneroso.

Il condominio è obbligato a tenere acceso il riscaldamento per un determinato numero di ore giornaliere (dipende dalla fascia climatica in cui si vive) e se non si agisce sui conta calorie si rischia il salasso. Si deve mettere in conto, poi che ci sono i condomini anziani che passano gran parte della giornata in casa, mentre le famiglie giovani, in cui tutti lavorano o vanno a scuola, gran parte della giornata la casa è vuota e riscaldarla diventa una spesa inutile.

Un problema che non è di poco conto nel pagamento del riscaldamento centralizzato è che, molto spesso, gli amministratori di condominio dividono le spese annue per questo costo in base a dati presunti dai consumi dell’anno precedente (preventivo di spesa). Anche se si cambiano abitudini, quindi, non è possibile recuperare e pagare meno in tempo reale.

In molti altri casi, poi, l’amministratore richiede il pagamento delle quote condominiali concentrate in una parte dell’anno, anche sui costi ancora da sostenere e gli svantaggi sono due:

Ci si può staccare dal riscaldamento condominiale?

Proprio per questo moltissimi cittadini chiedono se è possibile staccarsi dal riscaldamento centralizzato. Per la legge la risposta sì. L’articolo 1118 del Codice civile infatti recita che:

“Il condomino può rinunciare all’utilizzo dell’impianto centralizzato di riscaldamento o di condizionamento, se dal suo distacco non derivano notevoli squilibri di funzionamento o aggravi di spesa per gli altri condomini. In tal caso il rinunziante resta tenuto a concorrere al pagamento delle sole spese per la manutenzione straordinaria dell’impianto e per la sua conservazione e messa a norma”.

I vantaggi del distacco sono molti: prima di tutto la ritrovata autonomia nel decidere quando e per quanto tempo tenere accesi i termosifoni e poi il risparmio sulle spese del combustibile. In questo articolo-guida forniremo tutte le informazioni necessarie per distaccarsi dal riscaldamento centralizzato, le condizioni da rispettare e quali sono i costi da sostenere per la relazione tecnica e il ritorno al riscaldamento autonomo.

Riscaldamento centralizzato, quando è possibile staccarsi

Staccarsi dal riscaldamento condominiale è possibile solo se vengono rispettate le condizioni previste per legge e, come visto, l’articolo 1118 del codice civile al comma 4, prevede che il condomino possa rinunciare all’utilizzo dell’impianto centralizzato se:

  • dal distacco non derivano notevoli squilibri di funzionamento;
  • non derivano aggravi di spesa per gli altri condomini.

La presenza di queste condizioni deve risultare dalla perizia di un tecnico specializzato, un ingegnere o un idraulico; la relazione tecnica deve essere resa nota a tutti i condomini.

Staccarsi dal riscaldamento centralizzato e assemblea di condominio

Per staccarsi dal riscaldamento centralizzato è necessario il consenso degli altri condomini? La questione è stata a lungo dibattuta, ma alla fine la giurisprudenza ha sancito che non occorre il consenso dell’assemblea condominiale poiché il distacco è un diritto del condomino, nel limite in cui non arrechi un danno agli altri o alla struttura.

Chi vuole distaccarsi dal riscaldamento condominiale deve comunicarlo all’amministratore di condominio allegando la perizia che dimostra la mancanza di conseguenze svantaggiose per gli altri e il rispetto delle norme previste dalla legge. A questo punto l’amministratore ne darà comunicazione in assemblea, ma gli altri condomini non potranno in alcun modo opporsi, a meno che non contestino la validità della perizia.

Se questo accade dovrà essere incaricato un altro perito tecnico per valutare se dal distacco deriva effettivamente un danno per il condominio. Solamente nel caso in cui la seconda perizia risultasse in contrasto con la prima il distacco potrà essere limitato.

Normalmente il distacco dal sistema centralizzato non causa alcun tipo di problema. Anche perché dopo il distacco il condomino continua a essere obbligato al pagamento di alcune spese.

I commi 2 e 3 dell’articolo 1118 del codice civile, infatti, prevedono che:

  • (2) Il condomino non può rinunziare al suo diritto sulle parti comuni.
  • (3) Il condomino non può sottrarsi all’obbligo di contribuire alle spese per la conservazione delle parti comuni, neanche modificando la destinazione d’uso della propria unità immobiliare, salvo quanto disposto da leggi speciali.

Il condomino che si distacca, quindi, rimane proprietario, insieme agli altri, dell’impianto e proprio per questo deve continuarne a pagare le spese di manutenzione e conservazione.

Anche chi si distacca dal riscaldamento centralizzato deve continuare a pagare per:

  • il consumo involontario, quelle relative al cosiddetto “riscaldamento indiretto”, ovvero quello che si riceve indirettamente dagli altri grazie al passaggio dei tubi nella propria unità immobiliare (questo viene calcolato dal perito) e a quello che si riceve per le dispersioni dell’impianto;
  • la manutenzione dell’impianto ordinaria e straordinaria;
  • spese per il mantenimento e/o regolare messa a norma.

Staccarsi dal riscaldamento centralizzato, però, potrebbe essere ostacolato da:

  • regolamento di condominio: il regolamento di condominio può negare la possibilità di distaccarsi dall’impianto centralizzato. In questa eventualità, il distacco non potrà essere consentito anche nel caso in cui il condomino riesca a dimostrare che non si originerà nessun pregiudizio per gli altri condomini e per l’impianto;
  • regolamento edilizio Comunale o Regionale, che potrebbero aver stabilito il divieto di distacco, avendo l’impianto centralizzato un impatto minore in termini di inquinamento ambientale.

Quanto costa distaccarsi dal riscaldamento centralizzato?

Se una volta tornato al sistema di riscaldamento autonomo si accenderanno i termosifoni con parsimonia, sicuramente ci sarà un sensibile risparmio economico a lungo termine. Tuttavia all’inizio ci sono una serie di costi da affrontare.

La prima spesa da prendere in considerazione è quella per l’elaborazione della scheda tecnica da parte del perito, questa in genere varia dagli 800 ai 1.000 euro. Ve ne sono anche altre:

  • l’acquisto della caldaia autonoma, anche qui dipende dalla qualità e dal prezzo di mercato (solitamente vanno dagli 800 ai 2.000 euro);
  • eventuali spese di adattamento dell’impianto all’abitazione, ad esempio la deviazione dei tubi. Qui il costo dipende da quanti e quali interventi saranno necessari;
  • spesa per la canna fumaria, più o meno sui 900 euro.

Insomma, prima di procedere al distacco bisogna essere veramente convinti, anche perché si tratta di un investimento che impiega qualche anno prima di iniziare a registrare un concreto risparmio di energia.

Iscriviti a Money.it

SONDAGGIO