Al via i controlli sui conti correnti, carte di credito e prepagate tramite il risparmiometro, che dal 2020 potrebbe non essere più applicato in via solo sperimentale ma diventare una misura antievasione a pieno titolo.
Risparmiometro, partono i controlli sui conti correnti e non solo: nel mirino dell’Agenzia delle Entrate ci sono anche carte di credito e prepagate.
Gli accertamenti avranno come focus i risparmi accumulati sui conti dei contribuenti, in particolare scatterà l’allarme quando non vengono mai effettuati prelievi.
Il principio di base è che, se un contribuente non tocca mai i risparmi depositati e dalla dichiarazione dei redditi non risultano altre entrate, allora sicuramente sta percependo dei soldi in contanti frutto di lavoro nero.
Il 12 novembre è previsto l’incontro tra Ministero dell’Economia e Agenzia delle Entrate, in cui si discuterà della convenzione sugli obiettivi 2019-2021 e si deciderà se terminare la fase di sperimentazione del risparmiometro sulle persone fisiche.
Questo significa che dal 2020 potrebbero partire i controlli a tappeto su tutti contribuenti e i loro conti correnti.
Risparmiometro, al via i controlli sui conti correnti
Il 2020 sarà l’anno della lotta all’evasione fiscale, il Governo Conte l’ha messo bene in chiaro.
Ministero dell’Economia e Agenzia delle Entrate hanno in programma un incontro il 12 novembre 2019 per discutere della convenzione sugli obiettivi 2019-2021.
Tra i punti salienti dell’incontro, come ha anticipato il quotidiano ItaliaOggi, si discuterà anche della possibilità di mettere fine alla sperimentazione del redditometro sulle persone fisiche e dare il via ai controlli veri e propri sui conti correnti di tutti i contribuenti.
Questo significa che dal 2020 tutti i conti correnti, le carte di credito e le prepagate saranno nel mirino dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza.
Lo scopo, come si può leggere dai documenti scaricabili dal sito dell’Unione Nazionale dei Dirigenti dello Stato, è:
“migliorare la qualità dei controlli per contrastare efficacemente l’evasione e l’elusione fiscale in una prospettiva di riduzione graduale e strutturale del tax gap, a partire da quello più immediatamente aggredibile attraverso un miglioramento della propria performance.”
L’Agenzia delle Entrate ha intenzione di migliorare i propri controlli e per farlo si appoggerà a strumenti come le banche dati a sua disposizione, cioè la superanagrafe.
Ricordiamo che la superanagrafe è un database costituito dai dati dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza, un’enorme mole di informazioni a disposizione del Fisco.
Risparmiometro, cosa fa scattare i controlli sui conti correnti?
In realtà l’iter del Risparmiometro era iniziato già col decreto Salva-Italia del 2011, quindi risalente al Governo Monti (ma è stato vittima della leggendaria lentezza della burocrazia italiana).
La strada per far approvare due strumenti come risparmiometro e supernanagrafe è stata lunga, vista l’enorme controversia che si apre dal punto di vista della protezione dei dati personali.
Alla fine, comunque, il Garante della Privacy ha dato l’ok, prima sulla sicurezza dei mezzi con cui i dati saranno trasmessi tra banche e intermediari finanziari, e poi sull’uso di questi stessi dati.
A questo punto è stato possibile procedere con la sperimentazione, che l’Agenzia delle Entrate ha fatto partire nell’agosto del 2018 sulle società, giusto un anno dopo, ad agosto 2019, il modello viene applicato sulle persone fisiche.
L’obiettivo del risparmiometro è far emergere il contante sommerso, e per farlo si basa un semplice assunto: se sul conto del contribuente non vengono mai effettuati prelievi, e dalla sua dichiarazione dei redditi non emerge nessun’altra fonte di sostentamento, è chiaro che riceve contanti da lavoro nero.
I controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate scattano nel momento in cui si verifica uno scarto superiore al 20% tra risparmi e spese sul conto corrente.
Il risparmiometro complicherà molto la vita degli evasori, visto che potrà incrociare le proprie ricerche con i dati forniti dalla superanagrafe, quindi saldo del conto corrente a inizio e fine anno; movimenti di entrata e uscita e la giacenza media.
In questo modo il risparmiometro avrà accesso a una quantità enorme di dati economici e fiscali dei contribuenti, ben oltre il conto corrente e le carte di credito o prepagate.
L’occhio del Fisco, comunque, non controlla solo i conti correnti, ma anche:
- deposito titoli;
- conti deposito;
- buoni fruttiferi postali;
- conto terzi;
- investimenti in società di gestione collettiva del risparmio;
- prodotti assicurativi;
- carte di credito.
Cosa fare in caso di controllo del conto corrente?
In caso di controlli sul proprio conto corrente, il contribuente dovrà fornire le dovute giustificazioni di fronte alle autorità.
Prima di accusare il contribuente, infatti, parte il contraddittorio preventivo. Il contribuente riceverà una convocazione da parte di un funzionario del Fisco, durante il quale dovrà “difendersi” giustificando le anomalie.
Il contribuente dovrà quindi essere in possesso di tutta la documentazione necessaria per dimostrare che non sono avvenute attività illecite.
L’onere della prova, quindi, grava sul contribuente.
Le prove portate dal contribuente saranno valutate dal funzionario e nel caso in cui queste non siano convincenti ne potrà seguire un accertamento fiscale, ossia un controllo specifico con il quale verrà messa in luce la situazione del contribuente.
Sono sostanzialmente due le motivazioni che si possono dare al Fisco: il denaro viene da una fonte esentasse (come la donazione di un genitore o il prestito di un amico) o che il denaro è stato già tassato prima della sua erogazione (ad esempio, in caso di vincita di una scommessa).
Il consiglio in ogni caso è quello di tenere traccia di tutta la documentazione in forma scritta, visto che la semplice la testimonianza di un genitore non sarà valida.
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