Risultati elezioni in Iran: è iniziato lo spoglio per conoscere l’esito del voto per eleggere i membri del parlamento. Non sono molte le aspettative sul rinnovo del Parlamento, con i conservatori che giocano da protagonisti. Cosa c’è da sapere sui primi dati.
Risultati Elezioni in Iran: dopo il voto del 21 febbraio per il rinnovo del parlamento, la Repubblica Islamica iraniana attende il responso delle urne.
I seggi si sono chiusi in ritardo rispetto all’orario fissato, per consentire ai cittadini in coda di esprimere le preferenze. L’affuenza è stata del 42,57%, la percentuale più bassa dal 1979, anno di proclamazione della Repubblica Islamica.
Ancora non ci sono risultati definitivi per sapere chi saranno i 290 membri del Majlis (così si chiama l’istituzione assembleare iraniana), organismo legislativo con il compito di discutere e approvare le leggi del Paese.
Il voto per la composizione dell’Assemblea consultiva islamica arriva in un momento topico per lo Stato persiano, in forte ostilità con gli USA e in difficoltà anche con le altre potenze mondiali per l’accordo sul nucleare.
A tormentare la grande nazione islamica è anche il malcontento interno, sfociato in aspre manifestazioni popolari contro il regime e la povertà, soffocate nella repressione più dura, criticata per la violazione dei diritti umani.
I risultati delle elezioni in Iran giunti finora raccontano del successo annunciato dei conservatori fedeli alla linea dura della Guida Suprema. Sarebbe, questo, un segnale strategico di svolta anti-riformatrice, anti-USA e Occidente nella Repubblica Islamica.
I sostenitori del leader supremo, l’Ayatollah Ali Khamenei, controllerebbero tutte le principali leve del potere, tranne la presidenza in mano al più moderato Rouhani.
Risultati elezioni Iran: conservatori fedeli a Khamenei in testa
I primi dati sul’esito del voto iraniano sottolineano il diminio dei conservatori vicini alla Guida Suprema e ai Guardiani della Rivoluzione, che sarebbero ad un soffio dalla vittoria schiacciante in parlamento.
In testa nella capitale Teheran c’è Mohammad Baqer Qalibaf, al quale fanno riferimento la maggiorparte delle forze conservatrici più combattive e che ha ottenuto 1.265.287 voti. Probabilmente sarà lui a diventare presidente del parlamento.
I conservatori iraniani sono sull’orlo di una vittoria schiacciante nelle elezioni parlamentari del paese, mentre le previsioni mostrano che prendono i due terzi dei seggi.
I riformisti, il gruppo più numeroso del parlamento uscente, sono stati decisamente sconfitti, con previsioni sull’esito finale che stimano 17 seggi su 290. I conservatori hanno guadagnato 221 seggi, compresi tutti e 30 i seggi nella capitale, Teheran, precedentemente roccaforte dei riformatori.
Come funziona il voto per il parlamento?
L’Assemblea consultiva islamica è il parlamento monocamerale introdotto in Iran dopo la rivoluzione del 1979. L’organismo è composto da 290 membri, da eleggere nelle 31 provincie nelle quali è suddiviso il territorio.
Le circoscrizioni elettorali sono 196 e i collegi sono uninominali o plurinominali. La provincia di Teheran elegge trentacinque deputati, il numero più alto in assoluto. Seguono Isfahan e l’Azerbaigian orientale con diciannove deputati ciascuno. Il minor numero di parlamentari è eletto dalle province di Alborz, Qom, Ilam e Kohgiluyeh e Boyer-Ahmad, ciascuna delle quali sceglie tre parlamentari.
In media, ogni 190.000 iraniani si elegge un deputato. Interessante sottolineare che esiste una discrepanza nella rappresentanza regionale: Semnan, che è la provincia di origine del presidente Hassan Rouhani, elegge un parlamentare ogni 123.000 elettori. La provincia più sottorappresentata è Alborz, incentrata sulla città di Karaj, che è cresciuta da un sobborgo di Teheran: qui si sceglie un parlamentare ogni 493.000 elettori.
Ci sono cinque seggi riservati alle minoranze religiose: uno per gli ebrei, uno per i zoroastriani, un seggio condiviso per assiri e caldei e due per gli armeni (uno per gli armeni nel nord, uno per quelli nel sud).
Il Consiglio dei Guardiani, che è il supremo garante della Costituzione, ha il potere passare al vaglio tutte le candidature, con il potere di rigettare quelle non idonee.
Per le elezioni parlamentari del 2020, l’organo composto da teologi e giuristi fedeli alla Guida suprema Ali Hoseini Khamanei ha escluso più di 7.000 candidati, per lo più dell’ala riformista. Ad oggi, quindi, sono circa 7.148 i politici iraniani in corsa per i 290 seggi.
Partiti e coalizioni in corsa in Iran
Il ministro degli Interni iraniano ha dichiarato che la Repubblica Islamica conta 82 partiti nazionali e 34 a livello provinciale. La storia e la tradizione del Paese, però, hanno messo in evidenza la mancanza di un vero sistema partitico, focalizzando la lotta al potere soprattutto su coalizioni o fazioni.
La competizione elettorale per il prossimo voto parlamentare in Iran, quindi, vede come protagonisti i seguenti raggruppamenti:
- Consiglio di Coordinamento delle Forze Rivoluzionarie Islamiche: è considerato il più importante raggruppamento dei conservatori. Comprende ex membri della Guardia Rivoluzionaria e la milizia affiliata Basij, nonché altri fedelissimi di Khamenei. Questo gruppo dovrebbe dominare l’assemblea.
- Principalisti iraniani: sono conservatori leali agli ideali della Repubblica islamica e di Khamenei, oppositori da sempre dei riformisti.
- Fronte della Stabilità della Rivoluzione Islamica: legalizzato nel 2014, questo partito è considerato il più a destra in Iran e quello che incarna il fondamentalismo islamico. È affiliato a una delle figure più radicali dell’establishment religioso iraniano, l’Ayatollah Mohammad Taqi Mesbah-Yazdi.
- Kargozaran: partito politico composto da tecnocrati che sostengono gli ideali della Repubblica islamica ma che vogliono anche un cambiamento sociale e politico. La loro speranza di avere una voce significativa in parlamento è stata delusa dal processo di verifica del Consiglio dei Guardiani, che ha escluso i loro candidati più significativi. Insieme ad alcuni partiti moderati, ha un elenco di 30 candidati per Teheran.
Cosa aspettarsi dai risultati delle elezioni in Iran
L’esclusione dalla corsa al voto di gran parte dei candidati facenti capo ai conservatori più moderati e ai riformisti, tra i quali diversi esponenti impegnati per i diritti civili, ha ridotto di molto le aspettative verso queste elezioni.
Per tanti, infatti, in Iran l’esito del voto è già scritto, con l’intento di dare un sostegno al regime della Guida Suprema Khamenei. L’obiettivo del Consiglio dei Guardiani, infatti, è sembrato quello di facilitare la scelta di candidati più intransigenti, in linea con la visione dura contro USA e potenze straniere.
Il rischio per la legittimazione che il regime si aspetta, però, è che l’affluenza sia bassa, proprio in virtù del forte malcontento popolare. La crisi economica c’è ed è stata rafforzata dalle sanzioni introdotte da Trump.
Le giovani generazioni sono scese in piazza contro povertà e a favore di un cambiamento di potere. Ma con liste così poco diversificate, potrebbero decidere di non andare alle urne.
I risultati delle elezioni in Iran, quindi, potrebbero rendere ancora più difficile e radicale uno scenario già complesso.
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