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Riunione BCE, oggi il taglio dei tassi. Cosa aspettarsi? Aggiornamenti in tempo reale

Laura Naka Antonelli

17 Ottobre 2024 - 11:13

Aggiornamenti in tempo reale sulla riunione BCE del 17 ottobre. I mercati scommettono sul terzo taglio dei tassi.

Riunione BCE, oggi il taglio dei tassi. Cosa aspettarsi? Aggiornamenti in tempo reale

Ci siamo. Oggi, giovedì 17 ottobre, è il grande giorno della riunione della BCE che, a seguito dell’incontro del suo Consiglio direttivo dovrebbe in teoria tagliare i tassi dell’area euro per la terza volta, quest’anno, di 25 punti base. Money.it segue gli aggiornamenti in tempo reale dei mercati, l’annuncio dei tassi e i contenuti della conferenza stampa di Christine Lagarde di seguito.

Conferme in tal senso sono arrivate negli ultimi giorni da alcuni esponenti della Banca centrale europea, in particolare dal governatore della Banca di Francia, François Villeroy de Galhau e dal responsabile economista della Banca centrale europea, Philip Lane.

Un terzo taglio dei tassi di interesse dell’Eurozona nel 2024 - su cui i mercati scommettono - sarebbe successivo al secondo di poco più di un mese fa, annunciato dalla BCE il 12 settembre scorso e a quello ancora precedente, il primo deciso da Lagarde dopo le incessanti strette monetarie degli ultimi due anni, in data 6 giugno: è stato quello il giorno in cui l’Eurotower ha iniziato ad allentare la politica monetaria del blocco che, vale la pena di ricordare, rimane restrittiva, in quanto l’istituzione non vuole mollare la presa sull’inflazione.

Riunione BCE oggi, aggiornamenti in tempo reale

Inflazione Eurozona settembre rivista al ribasso da +1,8% a +1,7%

Diffusa a poche ore dall’annuncio sui tassi della BCE la lettura finale del dato relativo all’inflazione dell’Eurozona, che ha messo in evidenza una crescita dell’indice CPI pari a +1,7% nel mese di settembre. Il trend è stato rivisto così al ribasso rispetto al +1,8% inizialmente reso noto con la lettura preliminare, confermando come lo smorzarsi delle pressioni inflazionistiche prosegua in misura significativa. Il tasso di crescita è di fatto inferiore al target del 2% di inflazione della BCE. Confermata invece la performance dell’inflazione core che, nel mese di settembre, è salita al ritmo annuo del 2,7%.

Apertura borse europee

In attesa del verdetto sui tassi della BCE, atteso per le 14.15 ora italiana, le borse europee sono prevalentemente positive. L’indice Ftse Mib di Piazza Affari riporta un rialzo dello 0,90% circa, a 34.959,44 punti, mentre il Cac 40 della borsa di Parigi e il Dax della borsa di Francoforte si muovono con un rialzo medio dello 0,60%.

Previsioni riunione BCE 17 ottobre, focus inflazione

In tutto, sono stati dunque appena due i tagli - tra l’altro mini - che la BCE ha concesso ai mercati: troppo pochi, si sono lamentati alcuni politici europei, facendo il paragone con la Fed di Jerome Powell che, seppur in ritardo, ha consegnato subito alle colombe il piatto forte di una maxi riduzione dei tassi sui fed funds, pari a -50 punti base.

La maggiore aggressività a tagliare i tassi mostrata dalla Fed, rispetto alla BCE, rimane un paradosso, se si considera che, tra le due economie dell’Eurozona e degli Stati Uniti, a stare peggio è sicuramente la prima: una situazione che potrebbe anche peggiorare, viste le notizie che arrivano dalla Germania, tanto che il governo tedesco di Olaf Scholz non ha nascosto la testa sotto la sabbia, annunciando di essere stato costretto a tagliare le stime sulla crescita del Pil diffuse in precedenza: non solo niente crescita, è stata obbligata a comunicare Berlino, ma una recessione, nel 2024, per il secondo anno consecutivo, dopo quella del 2023.

Con il motore dell’economia numero uno del blocco ufficialmente inceppato, i fondamentali economici dell’intera area euro rischiano a questo punto un’erosione ancora più significativa del temuto: ragione più che sufficiente, dicono i critici di Lagarde, per indurre la BCE a sfoderare un bazooka monetario.

Ma è fondamentale ricordare le stesse leggi che disciplinano l’attività delle Federal Reserve e della Banca centrale europea: se il compito della Fed è, infatti, quello duplice di assicurare “prezzi stabili”, ma anche “la massima occupazione”, la missione della BCE è “garantire la stabilità dei prezzi”, dunque di tenere imbrigliata il più possibile l’inflazione.

Per questo motivo, nel caso della BCE, nelle ultime settimane non tutti gli economisti hanno escluso l’arrivo di sorprese indigeste per l’ampia platea delle colombe.

Per ora, le dichiarazioni rilasciate dagli esponenti dell’Eurotower sembrano dare ragione a chi vede quasi come certo l’arrivo di un terzo taglio dei tassi, anche se non sono mancati commenti, improntati a una maggiore cautela, dai cosiddetti falchi di Francoforte.

Ma attenzione anche ai segnali che arrivano da Oltreoceano, in primis alle minute appena rilasciate dalla Fed.

Villeroy (BCE): l’equilibrio dei rischi si sta spostando

Interpellato giorni fa da La Repubblica, riferendosi alla riunione della BCE di oggi, giovedì 17 ottobre, il governatore francese Villeroy ha detto che un nuovo taglio dei tassi firmato da Christine Lagarde“è molto probabile”.

D’altronde, “l’inflazione ci ha di nuovo sorpresi al ribasso ed è caduta sotto al 2% a settembre: all’1,8%”, ha ricordato il banchiere, facendo riferimento all’indice CPI dell’Eurozona che, nel mese di settembre, è sceso al di sotto della soglia del 2% (obiettivo dell’Eurotower), per la prima volta dal 2021.

L’equilibrio dei rischi si sta spostando”, ha aggiunto Villeroy, manifestando anche il timore che la BCE finisca con l’aspettare troppo a tagliare i tassi: “Adesso dobbiamo stare attenti al rischio opposto, a non mancare il nostro obiettivo a fronte di una crescita debole e una politica monetaria troppo a lungo restrittiva”.

Le parole del governatore francese hanno suonato, dunque, come un via libera di Francoforte ad agire per soccorrere l’economia, sempre più azzoppata, dell’Eurozona.

Simili le dichiarazioni di Philip Lane, capo economista dell’Eurotower che, nel discorso tenuto in occasione dell’evento organizzato dalla BCE “The transmission of monetary policy”, ha affermato che non dovrebbe essere necessario molto tempo affinché l’inflazione dell’Eurozona torni al target prestabilito del 2%. Torni in modo sostenibile, ovviamente, visto che la crescita inferiore al 2% di settembre dell’inflazione del blocco potrebbe essere la classifica rondine che non fa primavera.

Di allentamento delle pressioni inflazionistiche in Eurozona era stata inoltre, due settimane fa, la stessa presidente della BCE Christine Lagarde, che aveva proferito anche la parola “ottobre”.

Analista avverte: rischio sorprese dalla BCE

Eppure, quando si parla di Lagarde e della sua BCE, evidentemente alcuni strategist non se la sentono di mettere la mano sul fuoco.

Tra questi, c’è Carsten Brzeski, responsabile della divisione macro globale di ING, che si è posto l’interrogativo che ha dato il nome all’analisi pubblicata giorni fa, ovvero “Why an ECB rate cut next week is less obvious than markets think”. Tradotto: “Ecco il motivo per cui un taglio dei tassi da parte della BCE, la prossima settimana, è meno ovvio di quanto i mercati pensino”.

Brzeski ha avvertito che, se si torna indietro con la memoria all’ultimo taglio annunciato dalla banca centrale lo scorso 12 settembre, si ricorderà infatti che, “nella conferenza stampa di settembre e nelle due settimane successive a quella riunione, il messaggio ufficiale della BCE era stato chiaro: l’istituzione si sentiva a suo agio in una situazione di ritmo graduale di riduzione della restrizione della politica monetaria, attraverso tagli dei tassi a un passo misurato”.

Tra l’altro, era stata la stessa Lagarde ad avvertire come la riunione, fissata per oggi, 17 ottobre, fosse troppo vicina affinché l’istituzione potesse “rilevare un qualsiasi cambiamento di carattere fondamentale nelle sue valutazioni di crescita e di inflazione”.

In quei giorni, si era detto dunque che sarebbe stata la “riunione (del Consiglio direttivo) della BCE di dicembre l’opzione preferita per varare il prossimo taglio dei tassi, quando saranno presentate anche le nuove proiezioni economiche macro”.

In poche parole, ha sottolineato l’esperto, “dopo la riunione di settembre la prospettiva era di tagli dei tassi a ritmo trimestrale”.

Di conseguenza, si è chiesto Brzeski, “ bastano davvero ora una serie di indicatori deboli della fiducia e un calo dell’inflazione headline per superare la strategia di settembre”?

Nel rendere noti i fattori che remano contro un altro taglio dei tassi da parte della BCE già a ottobre, lo strategist ha ricordato che, a portare i mercati a scommettere su una nuova mossa nel meeting di questo mese, sono state anche le parole di Isabel Schnabel, esponente tedesca del Comitato esecutivo della banca centrale, che ha detto in un discorso recente che “non possiamo ignorare gli ostacoli alla crescita”.

Peccato che qualcuno, probabilmente, non abbia prestato attenzione al fatto che, nello stesso discorso, Schnabel ha sottolineato anche che “la politica monetaria può fare molto poco per risolvere le debolezze strutturali”.

Lo strategist ha così detto che, almeno per quanto riguarda la divisione di ricerca della banca olandese ING, “siamo molto meno sicuri rispetto ai mercati finanziari che la BCE taglierà davvero i tassi, la prossima settimana”.

A questo punto, “ la domanda principale sarà in che modo Francoforte farà distinzione tra la dipendenza dal dato singolo e la dipendenza da ciò che risulta dall’insieme delle rilevazioni”.

Certo, “se tutti i dati recenti verranno considerati come un singolo grande indicatore riferito a un momento preciso, non ci sarà alcuna ragione di tagliare (i tassi) nel meeting di ottobre”. Ma se quei dati verranno interpretati alla stregua “di una grande serie di numeri disinflazionistici, allora il motivo per tagliare ci sarà”.

In ogni caso, ha concluso l’esperto, “se la BCE decidesse di agire, la sforbiciata rappresenterebbe un cambiamento importante della sua stessa funzione di reazione, in quanto si tratterebbe di un taglio volto a sostenere la crescita”.

Ovvero, finalmente, dopo la cautela manifestata negli ultimi mesi, Francoforte agirebbe per dare una sferzata all’economia finora anemica dell’Eurozona.

Detto questo, dalle minute della BCE relative all’ultima riunione di politica monetaria del Consiglio direttivo, quella con cui i tassi sono stati abbassati di altri 25 punti base, è emerso chiaramente che per l’Eurotower è “troppo presto per cantare vittoria contro l’inflazione”.

Diversi sono allo stesso tempo gli appelli non solo di politici europei, ma ormai degli stessi esperti di mercato e di economisti che stanno suonando la sveglia a Lagarde, paventando il rischio che, ossessionata da una inflazione che a loro avviso sarebbe ormai sotto controllo, la presidente dell’istituzione finisca per portare l’Eurozona in recessione.

BCE: sul taglio di ottobre scommettono Goldman Sachs e JPMorgan

Sembrano essere convinti del fatto che la BCE taglierà i tassi nella giornata di oggi gli analisti di Goldman Sachs, che hanno anticipato a ottobre la previsione, inizialmente formulata per la riunione di dicembre, l’arrivo del terzo taglio dei tassi da parte di Lagarde, pari a loro avviso a 25 punti base.

Riguardo a quanto accadrà dopo, gli esperti del colosso di Wall Street hanno detto di aver messo in conto ulteriori riduzioni dei tassi, nell’area euro, anche nei meeting successivi, fino a un tasso terminale del 2%.

Dal canto suo, l’economista di JPMorgan Greg Fuzesi ha affermato di credere che esistano forti presupposti “per accelerare in modo lieve i tagli, al fine di evitare un rallentamento della crescita economica più significativo, che si traduca in un processo disordinato di riduzione dell’inflazione”.

A cambiare idea, prevedendo l’arrivo la prossima settimana di una terza riduzione del costo del denaro dell’Eurozona, anche gli economisti di HSBC e BNP Paribas che, inizialmente, avevano annunciato di stimare una terza sforbiciata soltanto nel mese di dicembre. Occhio anche alle previsioni di Morgan Stanley, che coprono anche l’anno prossimo.

Focus anche sulle dichiarazioni di Peter Goves, Head of Developed Market Debt Sovereign Research di MFS IM:

“Siamo convinti che la domani la BCE taglierà i tassi di riferimento di 25 pb, portandoli dal 3,50% al 3,25%. Tale convinzione si basa su un ulteriore deterioramento dei dati e delle prospettive di crescita dell’area dell’euro, ma anche sulla retorica della BCE. Oltre ai dettagli contenuti negli ultimi verbali della BCE, in un recente discorso al Parlamento europeo Lagarde ha dichiarato di avere una fiducia crescente nel raggiungimento dell’obiettivo di inflazione e che porterà questa fiducia alla riunione di ottobre”.

Goves continua, sottolineando che “non ci aspettiamo alcun cambiamento nella guidance” e che, a suo avviso, “è molto probabile che i rischi di ribasso per le prospettive di crescita saranno ancora una volta confermati”.

“A nostro avviso, la debolezza delle prospettive di crescita (con un’attività al di sotto del potenziale per molti trimestri a venire) e il calo dell’inflazione faranno sì che si dovranno prevedere ulteriori tagli. L’andamento dell’economia tedesca è particolarmente preoccupante e la BCE non può permettersi di ignorarlo. La recente ripresa dei rendimenti ha visto i Bund a 10 anni salire di circa 20 pb dopo aver iniziato l’anno intorno al 2,00%”.

Ma noi “riteniamo che gran parte di questo rialzo sia associato ai movimenti degli UST, con rischi asimmetrici di rendimenti più bassi, non più alti, nel medio (e anche nel breve) termine. A nostro avviso, la posizione economica e la direzione di marcia di una BCE sempre più forte non sono coerenti con un mercato ribassista dei tassi core”.

E così, “in prospettiva, non possiamo escludere una serie di tagli e prevediamo un tasso finale pari o appena inferiore alla neutralità”.

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