Lagarde pronta ad accontentare di nuovo i mercati? Countdown alla imminente riunione del Consiglio direttivo della Banca centrale europea.
Sono state pubblicate oggi le minute della Bce, relative all’ultimo meeting di politica monetaria del Consiglio direttivo dello scorso 12 settembre, che si è tradotto nell’annuncio di un secondo taglio dei tassi dell’area euro, dopo il primo del 6 giugno scorso, e dopo le continue strette monetarie annunciate da Christine Lagarde negli ultimi due anni.
Nei verbali è incisa la fiducia verso la prospettiva di una inflazione in discesa nel medio termine verso il target del 2% stabilito dalla stessa Eurower. Fiducia che la stessa presidente dell’istituzione, Christine Lagarde, ha detto di avere nell’audizione tenuta al Parlamento Ue la scorsa settimana. E fiducia sostenuta dall’indice dei prezzi al consumo dell’area euro di settembre, che ha messo in evidenza come l’inflazione dell’area euro, il mese scorso, sia salita addirittura a un tasso inferiore rispetto all’obiettivo del 2% della Banca centrale europea, per la prima volta dalla metà del 2021.
Detto questo, così come nel caso della Federal Reserve, Francoforte non se la sente ancora di dare garanzie su ulteriori allentamenti della restrizione monetaria, tuttora in atto.
Minute BCE: troppo presto dichiarare vittoria contro l’inflazione
Nelle minute relative al meeting della BCE dell’11-12 settembre, i progressi compiuti dal processo disinflazionistico sono stati confermati.
I funzionari, in quella riunione, hanno ritenuto infatti “appropriato fare un altro passo per smorzare il grado della restrizione della politica monetaria”.
Nei verbali, si legge tuttavia anche che “l’inflazione dovrebbe tornare a salire nell’ultima parte dell’anno” (qualcosa che, in realtà, la BCE aveva già detto).
La frase da attenzionare è, piuttosto, la seguente, che sembra ripetere quegli alert che i mercati avevano sperato che fossero stati ormai confinati in un tempo passato: “ È troppo presto per dichiarare vittoria contro l’inflazione ”, recitano le minute, che poi spiegano il motivo di tanta cautela: “ l’inflazione core e l’inflazione dei servizi potrebbero essere più persistenti e non scendere in linea con le attese”.
Vero che “il processo disinflazionistico è sulla strada giusta”. Ma “ il rischio di arrivare tardi a centrare l’obiettivo (di inflazione) invita a una certa prudenza nel ritirare in modo prematuro la restrizione monetaria”.
Insomma, “c’è bisogno di monitorare attentamente se l’inflazione si stabilizzerà al target in modo sostenibile e tempestivo”.
Il vero test nel 2025?
“Guardando avanti”, si legge ancora nelle minute, “ritirare la restrizione (monetaria) sarebbe appropriato nel caso in cui i dati in arrivo fossero in linea con lo scenario di base. Allo stesso tempo, l’opzionalità dovrebbe permanere, in relazione alla velocità degli aggiustamenti”.
Ovvero?
“Da un lato, se i dati in arrivo indicassero una accelerazione sostenuta del ritmo di disinflazione, o un calo significativo della velocità della ripresa economica (con le rispettive implicazioni sull’inflazione di medio termine), potrebbe essere giustificato un ritmo più rapido degli aggiustamenti dei tassi. Dall’altro lato, se i dati indicassero un processo disinflazionistico più lento delle attese o un’accelerazione del ritmo di ripresa economica, potrebbe essere il caso di allentare il processo di aggiustamento dei tassi”.
Ma quand’è che Francoforte potrà riporre una maggiore fiducia nei confronti del processo disinflazionistico in atto?
A rispondere a questo interrogativo sono state le stesse minute della BCE, da cui è emerso che il vero banco di prova (“real test”) arriverà nel 2025.
L’anno prossimo, alcune incertezze di oggi dovrebbero infatti essere finalmente smorzate.
Dovrebbe diventare infatti “più chiaro se la crescita dei salari si sia indebolita, se la crescita della produttività abbia accelerato il passo come da attese e se la trasmissione dei costi di lavoro più alti si sia moderata, al punto da garantire che le pressioni sui prezzi rimangano contenute”.
Conto alla rovescia in vista BCE Day: mercati troppo sicuri di un taglio?
Alla luce di quanto emerso dai verbali pubblicati oggi, la vera domanda a questo punto è se i mercati, come accaduto spesso in passato, non abbiano fatto i conti con l’oste, scommettendo su tagli dei tassi che, alla fine, non si paleseranno né nei tempi né nei modi sperati.
Nel più breve termine, invece, l’interrogativo è se Francoforte sia davvero così pronta ad annunciare un ennesimo e terzo taglio dei tassi nell’ormai imminente riunione di giovedì prossimo, 17 ottobre.
Occhio, a tal proposito, anche alle minute della Fed, relative al meeting del FOMC del 18 settembre, giorno in cui la banca centrale americana guidata da Jerome Powell ha annunciato il primo taglio dei tassi successivo alla carrellata di strette monetarie di ben 50 punti base, andata avanti anche in questo caso per due anni: un Jumbo Cut, come è stato definito.
Anche la Fed non ha abbassato infatti la guardia nei confronti dell’inflazione.
BCE: finora due tagli dei tassi nel 2024. I falchi lanciano l’avvertimento sul terzo
Lo scorso 12 settembre, la BCE ha annunciato di aver tagliato il tasso di interesse sui depositi di 25 punti base, al 3,50%.
I tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginale sono stati sforbiciati al 3,65% e al 3,90%, in linea con l’altro grande annuncio fatto da Lagarde, relativo al taglio dello spread tra i tassi sui depositi e i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali, che è stato portato a 15 punti base.
Dopo l’ultimo dato sull’inflazione di ottobre, nelle ultime settimane sui mercati si sono intensificate le speculazioni su un ennesimo taglio dei tassi dell’area euro anche nella prossima riunione di ottobre, ormai in arrivo.
Gli analisti di ING Economics hanno tuttavia già avvertito in un’analisi pubblicata prima della diffusione delle minute di non escludere del tutto il rischio che la BCE faccia di testa sua, prendendo le distanze da quanto i mercati stanno scommettendo.
In un’altra nota diffusa oggi, sempre ING ha fatto notare che non tutti gli esponenti del Consiglio direttivo della Banca centrale europea che si sono espressi negli ultimi giorni hanno confermato la prospettiva di un ulteriore taglio dei tassi dell’Eurozona, tra una settimana.
Tra di loro Peter Kazimir, governatore della banca nazionale della Lettonia, che ha detto di non essere “ del tutto convinto ” della necessità di ridurre i tassi a ottobre, in quanto un semplice dato, ovvero quello dell’inflazione dell’Eurozona, potrebbe non bastare per indurre la BCE a essere meno cauta nei confronti del trend dei prezzi.
Kazimir ha ricordato che informazioni cruciali per orientare la politica monetaria dell’Eurotower arriveranno solo a dicembre.
A frenare le scommesse su una riduzione alle porte anche Pierre Wunsch, presidente della banca centrale del Belgio, che si è detto contrario a una BCE che tagli i tassi troppo velocemente.
“Se tagliassimo i tassi di interesse troppo velocemente, e poi dovessimo virare nella direzione opposta, la comunicazione sarebbe più complicata rispetto a quella da adottare nel caso in cui fossimo più lenti a tagliare e dovessimo, a un certo punto, accelerare il passo”, ha detto Wunsch, citando l’incognita rappresentata dagli effetti dell’escalation delle tensioni geopolitiche.
“Immaginiamo una situazione in cui i prezzi del petrolio continuassero a salire; se in quel momento comunicassimo ai mercati l’intenzione di accelerare i tagli, ci esporremmo a un rischio”, ha ammonito il funzionario della BCE.
Dunque? Sulla base di queste dichiarazioni, l’analisi di ING ha ipotizzato lo scenario di una BCE ferma sui tassi, la prossima settimana.
In questo caso, si legge nel paper, la decisione di non tagliare probabilmente porterebbe i rendimenti della parte finale della curva a scendere, in quanto aumenterebbe il rischio di una banca centrale in ritardo nel sostenere i fondamentali dell’economia dell’Eurozona.
“A quel punto i timori sulla crescita aumenterebbero e i mercati tornerebbero a scontare la prospettiva di una BCE costretta a tagliare i tassi al di sotto del livello considerato neutrale del 2-2,25%”.
Il risultato è che, alla fine, “il mercato potrebbe tornare a prezzare di nuovo più sforbiciate”, in un rincorrersi di speculazioni e di ancora vari attenti sull’inflazione da parte della BCE, che sta andando avanti ormai da mesi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA