Romania e Bulgaria sono adesso due nuovi membri dell’area di libera circolazione Schengen: cosa significa e cosa cambia per i viaggiatori?
Da domenica 31 marzo Romania e Bulgaria fanno parte dell’area Shengen.
I due Paesi hanno raggiunto un accordo alla fine dello scorso anno per aderire all’area europea di libero viaggio via aerea e via mare, dopo che l’Austria si è opposta alla piena adesione che avrebbe compreso anche i passaggi via terra, affermando che le nazioni dovevano fare di più per prevenire l’immigrazione clandestina.
Lo spazio Schengen è stato istituito nel 1985. Prima dell’adesione di Bulgaria e Romania, comprendeva 23 dei 27 Paesi membri dell’UE, insieme a Svizzera, Norvegia, Islanda e Liechtenstein. Ogni giorno circa 3,5 milioni di persone attraversano una frontiera interna. Cosa cambia per i viaggiatori con l’ingresso nell’area di libero passaggio aereo e marittimo di Sofia e Bucarest? Tutto quello che c’è da sapere, con alcune eccezioni per gli spostamenti che ancora restano in vigore anche dopo l’adesione a Schengen.
Cosa cambia per i viaggiatori con l’ingresso nell’area di libero passaggio aereo e marittimo di Sofia e Bucarest? Tutto quello che c’è da sapere, con alcune eccezioni per gli spostamenti che ancora restano in vigore anche dopo l’adesione a Schengen.
Cosa cambia per i viaggiatori con Romania e Bulgaria nell’area Schengen
Gli aeroporti di Sofia e Bucarest domenica hanno rimosso i punti di controllo dei passaporti per coloro che partono o arrivano dalla maggior parte degli Stati membri dell’Unione Europea visto che Bulgaria e Romania hanno aderito parzialmente alla zona di viaggio aperta Schengen.
La grande novità in vigore dal 31 marzo, infatti, riguarda proprio le modalità di viaggio e di spostamento via aerea o marittima da questi due Paesi verso gli altri dell’area Shenghen: non serviranno passaporti o visti e quindi sono eliminati i controlli alle frontiere.
In sintesi, se si arriva in questi Paesi in aereo o in nave e la provenienza è uno dei membri Schengen, non è necessario un visto o un passaporto per entrare nel Paese. Lo stesso vale se la destinazione è all’interno dell’area Schengen.
Tuttavia, per gli attraversamenti terrestri, il controllo dei passaporti è mantenuto per bulgari e rumeni. L’Austria ha infatti imposto il veto.
Anche se si prevede che l’eliminazione dei controlli alle frontiere sui porti aerei e marittimi avrà un impatto positivo sul settore del turismo, i membri del Parlamento europeo hanno espresso preoccupazione per le lunghe code alle frontiere terrestri dell’UE e per l’impatto che ciò può avere sul commercio nel mercato unico del blocco.
Il nodo della circolazione terrestre
Il ramo esecutivo dell’UE, la Commissione europea, afferma da più di un decennio che la Romania e la Bulgaria soddisfano entrambe i criteri tecnici per la piena adesione, cosa che richiede però il sostegno unanime di tutti i membri.
Entrambi i Paesi hanno concordato di attuare controlli di sicurezza casuali negli aeroporti e alle frontiere marittime per combattere l’immigrazione clandestina e la criminalità transfrontaliera. Tuttavia, il blocco della libera circolazione via terra è una sconfitta per le due nazioni.
I Paesi, inoltre, fanno molto affidamento sulla strada sia per le importazioni che per le esportazioni. Secondo i dati della Commissione Europea, l’adesione completa a Schengen farebbe risparmiare alle aziende di trasporto rumene circa 100 milioni di euro all’anno. Una valutazione della Camera degli autotrasportatori bulgari ha calcolato che la perdita di profitti derivante dalla permanenza fuori Schengen via terra ammonta a 200 milioni di euro all’anno.
Le code lunghe chilometri e i difficili attraversamenti delle frontiere ostacolano le nostre imprese e i nostri Paesi, e questo è un problema serio anche per l’Europa, ha affermato il ministro dell’Economia bulgaro.
L’adesione a Schengen di Romania e Bulgaria, quindi, è per ora una vittoria della libera circolazione non completa.
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