Il pozzo più profondo del mondo ebbe lavori turbolenti per via delle altissime temperature e vari incidenti tecnici. Ma qual è? Dove si trova?
Immagina di viaggiare nelle profondità della Terra, scoprendo segreti custoditi per miliardi di anni.
Questo è ciò che ha spinto gli scienziati sovietici a intraprendere uno dei progetti di perforazione più ambiziosi della storia: il pozzo Kola Superdeep Borehole, il più profondo al mondo.
Situato nella remota penisola di Kola, in Russia, questo pozzo ha raggiunto una profondità impressionante di 12.262 metri, stabilendo un record mondiale.
Dietro questa straordinaria impresa c’era il desiderio di esplorare e comprendere meglio la crosta terrestre, un obiettivo che ha richiesto decenni di lavoro e determinazione. Le sfide incontrate lungo il percorso, dalle altissime temperature agli incidenti tecnici, rendono questa storia ancora più affascinante e degna di essere raccontata.
Com’è stato costruito il pozzo più profondo del mondo?
Il Pozzo Superprofondo di Kola non è quello che vedete nella foto. La storia del Pozzo di Kola racconta di un progetto straordinario durò più di 20 anni. Ma come fu costruito e quale era il suo scopo?
Anzitutto esso fu perforato al confine con la Finlandia: questo incredibile progetto di perforazione scientifica è stato avviato dall’Unione Sovietica nel 1970 e ha raggiunto una profondità di 12.262 metri (circa 40.230 piedi) nel 1989.
La perforazione iniziò il 24 maggio, utilizzando inizialmente l’impianto Uralmaš 4E e successivamente la Uralmaš della serie 15000. La scelta del sito fu determinata dalla presenza dello “Scudo Baltico”. Si tratta di un’area con rocce magmatiche molto antiche (hanno circa tre miliardi di anni). Queste rocce, sebbene meno studiate rispetto a quelle sedimentarie, rappresentavano un’opportunità unica per la ricerca scientifica.
Il pozzo russo ha battuto quello americano
La regione ricca di rame e nichel offriva anche l’opportunità di studiare i depositi minerali.
Nel 1979, il pozzo superò i 9,5 km, battendo il record del pozzo americano “Bertha Rogers Hole”. Nel 1983, raggiunse i 12 km, ma la perforazione fu interrotta per un anno a causa di eventi celebrativi e scientifici. Nel 1984, dopo una serie di incidenti, la perforazione riprese e nel 1989 il pozzo raggiunse la profondità finale di 12,262 km.
Alcune scoperte interessanti
L’obiettivo principale del Pozzo di Kola era quello di studiare la crosta terrestre per acquisire una migliore comprensione della sua composizione e delle sue proprietà fisiche. Gli scienziati erano particolarmente interessati a esplorare la transizione tra la crosta e il mantello terrestre.
Durante il processo di perforazione, gli scienziati hanno fatto diverse scoperte significative, tra cui:
- Microfossili antichi: Sono stati trovati microfossili di fitoplancton a profondità notevoli, risalenti a circa 2 miliardi di anni fa.
- Acqua nel granito: È stata scoperta la presenza di acqua nelle rocce granitiche profonde, un risultato inaspettato poiché si pensava che le rocce a quelle profondità fossero completamente asciutte.
- Temperature estreme: Le temperature raggiunte a profondità maggiori hanno superato le previsioni, arrivando fino a 180 °C (356 °F), rendendo il lavoro di perforazione estremamente difficile.
E oggi?
Nel 1983 i lavori furono sospesi per quasi un anno a causa di varie conferenze e visite scientifiche e celebrative al sito. I lavori ripresero il 27 settembre 1984, arrivando a 12,07 km. Nel 1989, il pozzo raggiunse la profondità di 12,26 km.
Questa fu la massima profondità ottenuta, poiché l’obiettivo iniziale di 15 km non fu mai raggiunto.
Il progetto fu interrotto nel 1992 a causa di problemi tecnici e finanziari, oltre che delle difficoltà incontrate con le alte temperature. Nonostante non sia stato possibile raggiungere il mantello terrestre, il Pozzo Superprofondo di Kola rimane un’importante impresa ingegneristica e scientifica.
Il problema delle temperature
Tra i vari problemi che hanno interrotto i lavori, c’è quello del calore che forse è stato il più significativo. Le altissime temperature, circa 180°C, e la bassa densità delle rocce resero impossibile perforare oltre.
A 14 km, si sarebbe raggiunta una temperatura di 300°C, rendendo la perforazione impraticabile. Il calore radiogenico, proveniente dal decadimento radioattivo delle rocce ricche di minerali, spiegò queste alte temperature.
Le operazioni di trivellazione si fermarono alla fine degli anni Novanta. Il progetto fu concluso nel 2006, e le strutture furono abbandonate nel 2008. Oggi, una piccola piastra arrugginita con iscrizioni in cirillico segna il luogo del pozzo, che attira ancora curiosi visitatori.
© RIPRODUZIONE RISERVATA