Con la direttiva europea sul salario minimo si ipotizza di imporre una soglia minima di 9 euro. Secondo l’Inps per il 18,4% dei lavoratori sarebbe un guadagno. Ecco chi ci guadagna di più.
Si discute sempre più frequentemente del salario minimo in Italia. Dopo la direttiva europea sul salario minimo, giungono quindi le prime proposte.
L’ipotesi è quella di adottare una soglia minima di 9 euro lordi l’ora. Una scelta questa che se realmente adottata gioverebbe a una buona fetta di lavoratori. A dimostrarlo sono i dati raccolti dell’Inps. Stando ai calcoli dell’ente, se l’Italia dovesse realmente adottare un salario minimo di 9 euro lordi ci sarebbe un guadagno per circa il 18,4% di lavoratori, i quali al momento si trovano sotto tale soglia, se si guarda a salario base e la tredicesima.
Un dato che fotografa quindi l’attuale condizione dei lavoratori in Italia. La quota - sempre secondo i calcoli dell’Inps - scenderebbe al 13,4% se la soglia fosse di 8,5 euro lordi e al 9,6% con 8 euro. Come ricorda un articolo de Il Corriere della Sera, in quest’ultima situazione, i numerosi lavoratori che si trovano sotto la soglia degli 8 euro sono generati da rapporti di lavoro precari, più che dai minimi dei contratti. Senza contare i contratti non in regola.
Davanti a una simile situazione è dunque naturale domandarsi quali potrebbero essere gli effetti di un salario minimo in Italia e soprattutto quali siano i lavoratori che guadagnerebbe da un salario minimo di 9 euro. Ecco tutto quello che c’è da sapere.
Salario minimo a 9 euro: quali sarebbero gli effetti in Italia
Del salario minimo e delle sue conseguenze se ne è parlato spesso in Italia. Oggi il Paese non ha ancora adottato un salario minimo in quanto è molto diffusa la contrattazione. I contratti nazionali stipulati da sindacati e imprese, secondo l’Inapp (Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche), coprirebbero all’88,9% dei dipendenti di imprese del settore.
Eppure, il salario minimo potrebbe costituire un paracadute per tutti i lavoratori non coperti dai contratti, non solo. Se è vero che in Italia la contrattazione è molto forte, è vero anche che dei 935 contratti nazionali di categoria solo la metà sono impiegati nel mondo del lavoro e solo 200 contratti sono firmati dai sindacati Cgil, Cisl e Uil. In questa moltitudine di contratti si trovano anche i cosiddetti contratti pirata: intese firmate al ribasso da associazioni datoriali e da sindacati dalla dubbia rappresentatività.
Benché non sia imposto dalla direttiva, il salario minimo, se adottato, imporrebbe dei parametri per la retribuzione, la quale non potrà essere più bassa del 50% della retribuzione media o della retribuzione mediana (pari a 10,59 o 7,65 euro).
Inps, salario minimo a 9 euro: un guadagno per braccianti, camerieri e badanti
Il 18,4% dei lavoratori in Italia trarrebbe vantaggio da un salario minimo a 9 euro lordi l’ora, come anticipato dall’Inps. A guadagnare quindi dall’imposizione di tale soglia minima sarebbero principalmente:
- colf e badanti;
- camerieri;
- braccianti.
Categorie spesso tra le più sfruttate e che vedrebbero aumentare la busta paga, un guadagno che impone dei costi maggiori per i datori di lavoro. Nonostante secondo le stime la retribuzione oraria lorda in agricoltura sia in media di 9,2 euro, bisogna ricordare come spesso i braccianti si trovino sotto questa soglia. Lo stesso discorso vale per il settore della ristorazione. Secondo le stime i camerieri dovrebbero avere in media una retribuzione pari a 11 euro lordi eppure, tra contratti precari e lavoratori stagionali, questa categoria risulta essere tra le più sfruttate. Nel caso delle badanti la situazione cambia. Questo, infatti, sarebbe il settore maggiormente interessato dalla misura. Secondo le stime della ricerca Adapt, che utilizza dati dell’Inps e Istat, la retribuzione oraria lorda media di una badante è infatti di 7,3 euro.
Per tale ragione, l’adozione del salario minimo a 9 euro, secondo l’Osservatorio Domina, aumenterebbe i costi annui del +41,1% nei casi di 25 ore a settimana, fino al «+91,5% nel caso di 54 ore settimanali con convivenza». Tutto dipenderebbe quindi dal numero di ore settimanali. A oggi - come ricorda un articolo del Corriere della Sera - su 921mila domestici regolari, il 31,3% percepisce una retribuzione annua inferiore a 3mila euro e un 20,7% tra i 3 e 6mila euro annui. Eppure, come denunciato dall’associazione Domina il settore sconta circa il 57% di irregolarità, un dato che, come nella ristorazione e in agricoltura, rischia solo di aumentare.
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