In caso di omessa presentazione della dichiarazione Iva si può adempiere avvalendosi del ravvedimento operoso. Dal 2024 cambiano le regole. Ecco le nuove le sanzioni applicate.
Entro il 30 aprile 2024 doveva essere presentata la dichiarazione Iva 2024: cosa succede se si trasmette in ritardo? O in caso di dichiarazione omessa?
I titolari di partita Iva che non rispettano la scadenza vanno incontro alle sanzioni, che si possono però mitigare (e quindi pagare meno) se si regolarizza la propria posizione con il ravvedimento operoso.
Vediamo a quanto ammontano le sanzioni e come funziona il ravvedimento operoso.
Quando la dichiarazione Iva è omessa?
Quand’è che la dichiarazione Iva diventa omessa? La dichiarazione Iva si considera omessa nel caso in cui non sia presentata entro il termine di 90 giorni dalla data entro la quale doveva essere presentata. Se il modello Iva viene presentato entro 90 giorni dalla scadenza, allora la dichiarazione si considera comunque valida.
La scadenza per l’invio della dichiarazione Iva relativa al 2023 è il 30 aprile 2024.
Contando i 90 giorni concessi per l’invio in ritardo, si arriva al 29 luglio 2024: se si trasmette il modello entro questa data, la dichiarazione viene considerata valida, si va comunque incontro alle sanzioni ma si può usufruire del ravvedimento operoso.
Se si presenta la dichiarazione Iva oltre il termine del 29 luglio, allora si considera omessa, ma l’imposta che risulta dovuta comunque viene riscossa con sanzioni e interessi.
Sanzioni dichiarazione Iva 2024 tardiva: 90 giorni di tempo
La scadenza entro cui trasmettere la dichiarazione Iva all’Agenzia delle Entrate - esclusivamente in via telematica- è il 30 aprile.
I contribuenti che non rispettano questa scadenza hanno 90 giorni di tempo per trasmettere il modello Iva: entro questo periodo, la sanzione applicata va da un minimo di 250 euro fino a un massimo di 2.000 euro.
Chi invia la dichiarazione Iva entro i 90 giorni può però usufruire del ravvedimento operoso: la procedura che consente ai contribuenti di sanare un’irregolarità fiscale godendo di una riduzione delle sanzioni purché in presenza di determinati requisiti.
Ricordiamo che non si può accedere ai benefici del ravvedimento operoso nel caso in cui al contribuente siano stati notificati atti di liquidazione e avvisi di accertamento fiscale.
In caso di regolarizzazione entro i 90 giorni dalla scadenza del 30 aprile, la sanzione viene ridotta a 1/10 del minimo, per un importo pari a 25 euro.
Con il decreto legislativo 87 del 2024 (decreto Sanzioni), entrano però in vigore nuovi importi delle sanzioni con il ravvedimento operoso.
Con il decreto Sanzioni viene in primo luogo uniformato il termine, infatti, viene eliminata l’ipotesi di ritardo non superiore a 30 giorni nella presentazione, quindi si applica la sanzione pari a 1/10 per ritardi fino a 90 giorni.
Il nuovo ravvedimento operoso
Il decreto legislativo 87 del 2024, in attuazione della legge di delega della riforma fiscale, ha modificato il sistema sanzionatorio in ambito tributario. L’obiettivo è rendere gli importi delle sanzioni proporzionali rispetto alla gravità della omissione o dell’errore e allineare il sistema sanzionatorio a quello in vigore negli altri Paesi dell’Unione Europea.
Le nuove sanzioni trovano applicazione per le violazioni commesse a partire dal 1° settembre 2024.
L’importo da versare a titolo di ravvedimento operoso è dato dall’imposta, o maggiore imposta, non versata, dagli interessi legali, con maturazione giorno per giorno e dalla sanzione ridotta, variabile a seconda della violazione originaria e dei termini entro cui avviene la regolarizzazione.
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Ravvedimento operoso, i chiarimenti dell’Agenzia delle Entrate su sanzioni e dichiarazioni dei redditi
Cosa fare in caso di omessa dichiarazione Iva e sanzioni
In caso di mancata trasmissione della dichiarazione Iva, il contribuente va incontro alla sanzione che va dal 120% al 240% dell’IVA dovuta. A partire dal 1° settembre 2024, invece, la sanzione ha un importo massimo del 120%, resta, fermo l’importo minimo di 250 euro.
Se la dichiarazione Iva viene trasmessa entro un anno, cioè entro il termine per la presentazione della dichiarazione relativa all’anno successivo a quello nel corso del quale è stata commessa la violazione, la sanzione è ridotta a 1/7 del minimo.
Se la regolarizzazione avviene dopo oltre un anno, cioè dopo il termine per la presentazione della dichiarazione per l’anno di imposta successivo, la sanzione è di 1/6 del minimo. Stessa sanzione si applica nel caso in cui la regolarizzazione avviene dopo la comunicazione dello schema di atto che l’amministrazione intende adottare.
In questo caso occorre però ulteriormente distinguere perché se la regolarizzazione avviene dopo la presentazione di istanza di accertamento con adesione, la riduzione è pari a 1/4 della sanzione minima.
Quale anno indicare per il codice tributo 8911
Quale codice tributo si usa per regolarizzare la mancata presentazione della dichiarazione Iva o la presentazione entro i 90 giorni (ritardo)?
Il codice tributo 8911 viene usato nella compilazione del modello F24 nel momento in cui si regolarizza la propria posizione, per esempio nel caso del versamento di una sanzione. Questo codice, quindi, indica il ravvedimento per la mancata presentazione della dichiarazione relativa a imposte sui redditi, imposta sostitutiva, dichiarazione Iva.
Il modello F24 si compila come segue:
- nel campo codice tributo va indicato «8911»;
- il campo “Rateazione/ Regione / Prov / Mese rif” va lasciato vuoto;
- importi a debito: va indicata la cifra da versare in numeri;
- va lasciato vuoto il campo “importi a credito compensati”.
Infine, nel campo “anno di riferimento” va indicato l’anno in cui l’imposta che doveva essere pagata è scaduta.
Cosa succede se non ho mai fatto la dichiarazione dei redditi?
Quando la dichiarazione dei redditi non viene presentata viene definita “omessa”.
Quando non viene presentata la dichiarazione dei redditi si va incontro a gravi conseguenze, a partire dalla sanzione amministrativa fino al penale. La sanzione amministrativa parte da un minimo del 120% al massimo del 240% dell’ammontare delle imposte dovute. L’imposta minima applicabile è di 250 euro.
Per le violazioni commesse a partire dal 1° settembre 2024, non si applica più la percentuale maggiore del 120% ( decreto Sanzioni).
Nel caso in cui non siano dovute imposte è prevista una sanzione di 250 euro. Tale sanzione può essere aumentata fino a raddoppiare nei confronti dei soggetti obbligati alla tenuta delle scritture contabili.
Il reato penale scatta a causa dell’inadempimento o in caso d’imposta evasa (imposte sui redditi o Iva), e le ritenute non versate siano superiori a 50.000 euro. Il riferimento va inteso per singola imposta e per ciascun periodo d’imposta.
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