Ci sono tre lettere vietate sulle targhe italiane (e non solo). Ecco quali sono e perché.
Il sistema di assegnazione delle targhe è molto curioso, anche per chi non possiede un’auto. La targa ha la funzione di identificare il veicolo in modo univoco e per questo viene attribuita secondo criteri precisi, affinché non possano esistere targhe uguali circolanti sul territorio dello Stato. Questa distinzione viene assicurata anche a livello europeo, visto che il Regolamento CE n. 2411/1998 impone, oltre ad alcune regole comuni, l’attribuzione dell’indicazione dello Stato di immatricolazione.
In questo modo si assicura la differenziazione tra le targhe. Per riuscire in questo proposito il sistema di individuazione del codice alfanumerico deve necessariamente cambiare di tanto in tanto, una volta esaurite le combinazioni possibili. Il sistema attualmente utilizzato, messo a punto tra il 1994 e il 1999, prevede due coppie di lettere separate da tre numeri. A complicare le cose, diminuendo le varianti possibili, il fatto che ci sono lettere e combinazioni vietate. In pochi ci fanno caso, ma nessuno vedrà mai tre lettere sulle targhe.
Sapete perché queste tre lettere sono vietate sulle targhe?
Come anticipato, le targhe non possono contenere alcune lettere. In particolare, si tratta delle vocali I, O, U. In seguito è stata vietata anche la consonante Q, ma essendo il divieto più recente non è difficile vedere targhe che la contengono. Molto più raro, invece, vedere una targa contenente la I, esclusa fin da subito per la troppa somiglianza con il numero 1.
La targa deve infatti consentire di identificare immediatamente il veicolo, anche nel traffico o attraverso una telecamera per esempio. Con tutte le disposizioni che vietano di alterarla o camuffarla, sarebbe un controsenso permettere un così banale fraintendimento. Lo stesso vale per la O e la Q, simili al numero 0, e la U troppo somigliante alla V. Di fatto il posizionamento di lettere e numeri dovrebbe fugare ogni dubbio, fatta eccezione per il caso U/V, tuttavia è stato preferito evitare qualsiasi confusione.
In ogni caso, esistono targhe che ancora contengono queste lettere, semplicemente perché realizzate prima che venissero vietate. Non si tratta di una responsabilità del proprietario del veicolo, che deve soltanto rispettare le normali prescrizione sulla targa. Si ricorda che deve essere sempre visibile e leggibile, perciò in caso di deterioramento bisogna procedere il prima possibile alla sostituzione.
Oltre a queste lettere, ci sono anche delle combinazioni che non vengono più adottate per non generare fraintendimenti. Per esempio, è il caso della coppia “EE”, in quanto è impiegata anche per le particolari targhe degli escursionisti esteri. Si tratta di veicoli importati temporaneamente o nuovi ma da esportare, che possono appunto essere immatricolati con la targa “EE” per 1 anno.
Per le stesse ragioni, nelle abituali targhe non si troveranno le combinazioni destinate alle targhe speciali, riservate a peculiari tipologie di veicoli. Queste targhe, ad esempio quelle militari, dei veicoli di soccorso e delle forze dell’ordine oppure dei taxi, sono soggette a regolamentazioni proprie, anche in termini di caratteri, simboli e colori. Disposizioni affini nei diversi Stati dell’Unione europea, che si differenziano per lo più per quanto riguarda le combinazioni rimandanti a possibili significati indesiderati. Per esempio, in Austria e in Germania sono state vietate le targhe che si potrebbero riferire al regime nazista, come le combinazioni “SS”, “HH” e pare perfino “88” (essendo la H l’ottava lettera dell’alfabeto).
Attualmente, è in vigore un sistema di attribuzione progressivo delle targhe italiane, cominciato con la serie AA 000 AA. In ordine, sono state cambiate a mano a mano le ultime lettere, passando poi ai numeri e infine alla prima lettera. La seconda targa è stata quindi AA 000 AB e così via, insieme all’esaurimento delle combinazioni. Nel 2020 si è passati alla prima lettera G, ciò significa che ci troviamo circa a metà e presto potrebbe essere necessario trovare un nuovo metodo.
In ogni caso, la targa non consente da sola di individuare l’anno di immatricolazione del veicolo - necessario ad esempio per il pagamento del bollo auto - che deve essere verificato sulla carta di circolazione oppure attraverso un controllo al Pra. Questo perché le nuove targhe vengono consegnate in blocco agli uffici della Motorizzazione civile e i tempi di assegnazione alle nuove immatricolazioni non sono sempre gli stessi.
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