Chi rispetta alcuni requisiti specifici ha diritto a un rimborso sul mutuo per interessi non dovuti. L’ammontare stimato è di €7.000 ogni €100.000 di prestito.
Sapevi che puoi avere diritto a un rimborso sugli interessi non dovuti sul mutuo per un ammontare stimato di €7.000 ogni €100.000 di prestito?
Se sei titolare di un mutuo a tasso variabile aperto tra il 29 settembre 2005 e il 30 maggio 2008 sei stato probabilmente vittima di quella che è stata soprannominata la “truffa dell’Euribor”. Alcune grandi banche europee - Barclays, Deutsche Bank, Société Générale e il gruppo Royal Bank of Scotland - sono state sanzionate dall’Antitrust UE per aver creato un cartello a fine di manipolare il tasso Euribor, modificando i tassi sui mutui a tasso variabile rendendoli più convenienti per gli istituti e più cari per i risparmiatori.
Ma come funziona la richiesta di rimborso degli interessi sui mutui oggetti della truffa sull’Euribor? Quali sono i requisiti necessari?
Rimborso sui mutui per interessi non dovuti causa truffa sull’Euribor
Lo scorso dicembre la Corte di Cassazione ha acceso l’entusiasmo tra i titolari di mutui manipolati, stabilendo che il rimborso potesse essere richiesto dai clienti vittime dei tassi manipolati di tutte banche, e non solo dei quattro istituti sanzionati, colpevoli di aver organizzato il cartello a fini manipolativi.
Si stima che ogni €100.000 di debito contratto, il titolare di mutuo abbia diritto a un rimborso di €7.000.
Ma una recente sentenza della Cassazione (12007/2024 del 3 maggio 2024), tuttavia, sembra spegnere le speranze di riuscire a ottenere la restituzione di tale somma.
La sentenza, se da una parte conferma il diritto al rimborso degli interessi non dovuti, dall’altra definisce la necessità di dimostrare diversi requisiti per poter accedere alla restituzione del denaro.
Nel caso in cui la banca del mutuatario non faccia parte dei quattro istituti che hanno organizzato il cartello si rende necessario dimostrare che questa non fosse a conoscenza della manipolazione dell’Euribor e della presenza di tali accordi.
Ma come è possibile dimostrare una cosa del genere?
Secondo Smeralda Cappetti, uno degli avvocati di ADUC (Associazione Utenti e Consumatori), è possibile “presumere che la banca non potesse non sapere: ricostruendo a valle i contratti, infatti, è possibile mostrare che le banche, pur non avendo preso parte all’intesa, hanno riprodotto lo stesso schema, di fatto partecipando alla manipolazione del tasso, perché hanno continuato a farlo anche dopo il pronunciamento Antitrust”.
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La sentenza, sottolinea l’avvocato, tuttavia “non chiude ai risarcimenti, chiede requisiti più stringenti gravando il cliente di un onere che prima non c’era”. Non è dello stesso avviso Antonio Pint. Secondo l’avvocato di Confconsumatori la recente sentenza ha “svuotato di ogni efficacia la precedente sentenza”, tanto che “purtroppo non vale neanche la pena avviare una causa, il cui esito diventa così un vero terno al lotto”.
I requisiti per ottenere il rimborso sul mutuo
Stando all’ultima sentenza, i requisiti essenziali per accedere al rimborso per gli interessi non dovuti causa manipolazione dell’Euribor sono i seguenti:
- fornire la prova dell’esistenza di una intesa o di una pratica volta ad alterare l’Euribor da parte della banca
- fornire la prova l’Euribor sia stato effettivamente “alterato” a causa della illecita manipolazione subita
- accertare se le pratiche manipolative anticoncorrenziali poste in essere dal cartello (nella specie, quello delle banche sanzionate dalla Commissione Europea) abbiano alterato effettivamente l’Euribor, se e per quale tempo ed in quale misura tale alterazione abbia inciso in modo significativo sulla determinazione del tasso di interesse previsto dalle parti nel singolo contratto e quali siano le conseguenze della eventuale nullità parziale delle relative clausole sul complessivo assetto negoziale e sulla possibilità di una sostituzione automatica – ed in quali termini – con previsioni minimali di legge.
Delle richieste estremante difficili da esaudire, purtroppo.
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