Facebook ha permesso ad altre società di accedere alle chat private degli utenti. La rivelazione e le risposte del social
Facebook ha permesso a diverse altre società tech di leggere le conversazioni e le chat private degli utenti.
A riportare la notizia, poi confermata dallo stesso social network, è stata un’inchiesta del New York Times che ha gettato nuove ombre sulle pratiche operative e sulla tutela della privacy realmente garantita dalla società.
Facebook ha già sofferto in passato a causa dello scandalo Cambridge Analytica, un terremoto che ha fatto perdere a Zuckerberg circa 15 miliardi di dollari in pochi giorni. La nuova inchiesta relativa alla condivisione delle conversazioni personali con altre aziende potrebbe ora riportare a galla i fantasmi di un passato non molto lontano.
Facebook conferma condivisione chat private: utenti consenzienti
La stessa società di Zuckerberg ha confermato quanto emerso nell’inchiesta ed ha ammesso di aver permesso ad altre compagnie tech di leggere conversazioni private. Allo stesso tempo, però, Facebook ha ribadito come tutto ciò sia avvenuto su consenso degli stessi utenti.
“Per essere chiari: nessuna di queste partnership o funzionalità ha consentito alle aziende di accedere alle informazioni senza il consenso delle persone, né ha violato il nostro accordo del 2012 con la FTC (Federal Trade Commission)”,
ha tuonato il social network.
Netflix, Spotify anche la Royal Bank of Canada e numerose altre big del comparto tech sarebbero state le maggiori beneficiarie di queste pratiche. A Bing, motore di ricerca di Microsoft, Facebook avrebbe invece permesso di accedere alle liste di amici degli utenti senza alcuna autorizzazione.
Immediata la risposta dei diretti interessanti. Netflix e Spotify hanno affermato di non essere a conoscenza dei vasti poteri concessi loro da Facebook. La Royal Bank of Canada ha invece contestato qualsiasi tipo di accesso alle conversazioni private degli utenti.
Dall’inizio dell’anno ad oggi, si noti, le azioni Facebook hanno già bruciato più del 20% in Borsa sulla scia delle problematiche legate alla privacy degli utenti.
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