Sconfinamento bancario, regole e conseguenze del conto in rosso

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19 Febbraio 2025 - 18:38

Quali sono le regole per lo scoperto e le conseguenze del conto corrente in rosso? Ecco normative e rischi dello sconfinamento bancario.

Sconfinamento bancario, regole e conseguenze del conto in rosso

Se vai in rosso in banca, potresti incorrere in a seri problemi, dato che da qualche anno le regole in materia sono cambiate, influendo su rischi non da poco per i correntisti. Ecco perché comprendere termini come «sconfinamento bancario» è fondamentale per evitare spiacevoli sorprese sul proprio conto corrente.

Lo sconfinamento bancario, come vedremo, si verifica quando un cliente utilizza più denaro di quanto effettivamente disponibile sul proprio conto, andando oltre il saldo positivo o il fido accordato dalla banca. Questo fenomeno, comunemente noto come «andare in rosso», può comportare costi aggiuntivi, segnalazioni come cattivo pagatore e altre conseguenze finanziarie rilevanti.

Con l’applicazione delle regole europee, infatti, la conseguenza principale è quella di diventare morosi molto più in fretta di quanto non accadesse fino a qualche tempo fa. Naturalmente, prima che ciò accada ci sono determinati parametri in cui deve rientrare il debitore - e bisogna considerare anche una certa autonomia decisionale della banca stessa.

Cerchiamo, quindi, di capire meglio come funziona lo sconfinamento nonché regole e conseguenze per «chi sconfina», attraverso le normative in uso oggi.

Cosa si intende per sconfinamento bancario e quando si verifica

Lo sconfinamento bancario si verifica quando un cliente preleva o effettua pagamenti per un importo superiore al saldo disponibile sul proprio conto corrente, senza un accordo preventivo con la banca per un fido o oltrepassando il limite di fido concesso.

In altre parole, il cliente utilizza fondi che non possiede, creando un debito nei confronti dell’istituto bancario.

Questo può accadere in diverse situazioni, come ad esempio:

  • addebiti automatici (con alcune limitazioni): quando sul conto vengono addebitate utenze o rate di finanziamenti e il saldo disponibile è insufficiente a coprire l’importo dovuto;
  • pagamenti con carta di debito: effettuando acquisti con carta di debito senza verificare preventivamente il saldo disponibile;
  • prelievi allo sportello o ATM: ritirando contante oltre il limite del saldo disponibile.

Va comunque detto che lo sconfinamento non autorizzato differisce dallo scoperto di conto concordato, in cui la banca e il cliente stabiliscono preventivamente un limite di credito (fido) che il cliente può utilizzare in caso di necessità. Nel caso dello sconfinamento, l’utilizzo di fondi oltre il saldo disponibile avviene senza un accordo preventivo, esponendo il cliente a costi e sanzioni più elevati.

Sconfinamento e conto corrente in rosso sono la stessa cosa? Che differenza c’è con lo scoperto o fido?

Sebbene i termini «sconfinamento», «conto in rosso», «scoperto» e «fido» siano spesso utilizzati in modo intercambiabile, esistono differenze sostanziali tra di essi.

  • Conto in rosso: indica semplicemente che il saldo del conto corrente è negativo. Questo stato può derivare sia da uno sconfinamento non autorizzato che dall’utilizzo di un fido concordato.
  • Sconfinamento: si riferisce specificamente all’utilizzo di fondi oltre il saldo disponibile senza un accordo preventivo con la banca. È un’azione non autorizzata che può comportare sanzioni e costi aggiuntivi.
  • Scoperto di conto: rappresenta una situazione in cui il cliente ha un saldo negativo, ma con un fido (o affidamento) concordato con la banca. In questo caso, il cliente può utilizzare fondi fino a un certo limite stabilito nel contratto di conto corrente.
  • Fido bancario: è l’accordo tra la banca e il cliente che stabilisce un limite di credito utilizzabile dal cliente quando il saldo del conto è insufficiente. Il fido prevede termini e condizioni specifiche, inclusi tassi di interesse e modalità di rimborso.

In sintesi, mentre il «conto in rosso» è una condizione di saldo negativo, lo «sconfinamento» è un utilizzo non autorizzato di fondi oltre il saldo disponibile, lo «scoperto» è un saldo negativo coperto da un fido concordato, e il «fido» è l’accordo che consente al cliente di avere uno scoperto fino a un certo limite.

Conto in rosso? Stop agli addebiti automatici

Abbiamo accennato agli addebiti automatici in regime di sconfinamento. È molto importante sapere che se il conto è in rosso vengono bloccati immediatamente tutti gli addebiti automatici come bollette e rate. Con lo stop degli addebiti automatici l’utente viene dunque considerato inadempiente e si apre una nuova posizione debitoria nei confronti degli istituti che non hanno ricevuto il pagamento.

L’addebito automatico sul conto corrente è una soluzione molto diffusa, perché permette di pagare tutti i servizi per tempo e in modo del tutto agevole. Proprio per questo bisognerebbe ricordare che entro le scadenze previste il conto corrente deve essere coperto e il credito disponibile.

Come previsto dal regolamento vigente, in mancanza di credito l’addebito viene bloccato e le conseguenze poi dipendono interamente dal tipo di servizio con cui si risulta in debito, ma possono andare dalla sospensione dell’erogazione alla mora. Questo avviene in quanto le banche possono impedire lo sconfinamento dei clienti, almeno quando ritengono che non possano ricoprire il debito.

La normativa, infatti, non prevede un vero e proprio obbligo di comportamento delle banche. Queste ultime possono perciò decidere in autonomia se applicare o meno le disposizioni, a seconda dello storico finanziario del cliente e della ragionevolezza delle spese.

Le conseguenze dello sconfinamento bancario

Lo sconfinamento bancario, se non gestito correttamente, può avere conseguenze rilevanti sia a livello economico che reputazionale per il correntista.

  • Addebito di interessi e commissioni: le banche applicano tassi di interesse elevati sugli importi sconfinati, oltre a commissioni di istruttoria veloce (CIV) che incrementano significativamente il costo del debito. Tali tassi possono superare il 15% annuo, incidendo notevolmente sulle finanze del correntista.
  • Segnalazione alle centrali rischi: se lo sconfinamento persiste o raggiunge importi significativi (successivamente parleremo delle regole nel dettaglio), la banca può segnalare il cliente ai Sistemi di Informazione Creditizia (SIC) o alla Centrale Rischi della Banca d’Italia. Ciò compromette la possibilità di ottenere futuri finanziamenti.
  • Revoca del fido bancario: nel caso di sconfinamenti ripetuti, la banca potrebbe decidere di revocare il fido precedentemente concesso, limitando l’accesso del cliente a liquidità extra.
  • Azioni legali e recupero crediti: se il cliente non regolarizza la posizione in tempi brevi, la banca può avviare procedure di recupero crediti, fino ad arrivare a decreti ingiuntivi e pignoramenti.
  • Chiusura del conto corrente: in casi estremi, la banca può decidere di chiudere il conto del cliente e interrompere ogni rapporto contrattuale.

Per evitare queste conseguenze, è fondamentale monitorare regolarmente il saldo del proprio conto e, in caso di difficoltà, contattare tempestivamente la banca per concordare soluzioni alternative. Tramite l’home banking, si possono anche impostare notifiche bancarie per monitorare il conto, evitare pagamenti automatici non pianificati o spese eccessive in misura al proprio saldo.

Quando un adempiente è segnalato al Crif?

In genere, per capire quale procedura adotterà l’istituto di credito è sufficiente controllare con precisione il contratto, il quale può prevedere o meno una clausola sullo sconfinamento. Quando lo sconfinamento è previsto al cliente sarà concesso di andare in rosso per completare i pagamenti.

Quando non vi è un’apposita clausola, il regolamento stabilisce le condizioni entro cui un debitore può essere considerato inadempiente dalla banca, vale a dire:

  • vi è il pagamento di un’obbligazione rilevante in ritardo da almeno 90 giorni, che si alzano a 180 per le amministrazioni pubbliche;
  • il debito supera i 100 euro per le esposizioni al dettaglio;
  • viene superata la soglia di 500 euro per le altre esposizioni, come quelle delle imprese;
  • l’esposizione complessiva verso una controparte supera l’1%.

L’opinione degli analisti è comunque molto ottimistica, perché la maggior parte dei conti in rosso resta in questa condizione per un massimo di 90 giorni. Dunque bisogna considerare la differenza fra gli accrediti previsti, ad esempio lo stipendio o la pensione, e le spese, perché è molto probabile che in caso di risultato positivo la banca permetta di sconfinare e ultimare i pagamenti entro le scadenze.

Ne consegue che la banca può considerare incapace di adempiere un cliente che ha avuto per 90 giorni consecutivi il conto in rosso di 100 euro e che allo stesso tempo abbia uno scoperto superiore all’1% del credito totale concesso dalla banca. Questo può accadere soltanto se entrambe le condizioni si presentano contemporaneamente.

La banca potrebbe in questo caso offrire come soluzione l’apertura di un fido sui cui fare affidamento per il conto temporaneamente in rosso. Tuttavia, il rischio più grave nella maggior parte dei casi è che la banca proceda a segnalare il cliente alla Centrale rischi finanziari, che certificherà l’inaffidabilità creditizia.

Cosa fare per non rischiare il default

Per evitare di essere considerati inadempienti e per evitare che il conto corrente finisca in rosso, i clienti delle banche devono seguire alcuni comportamenti.

In particolare, è necessario rispettare le scadenza di pagamento e non sottovalutare nemmeno i pagamenti di lieve entità. Per rendere più agevole ricordare le scadenza è possibile appuntare sul calendario i pagamenti più imminenti.

Assoutenti, inoltre, consiglia anche di verificare più volte in un mese il saldo disponibile sul conto corrente affinché vi sia sempre il denaro sufficiente per far fronte agli eventuali pagamenti.

Una buona regola inoltre è quella di imparare a tenere un bilancio familiare per controllare spese ed entrate, scadenze e impegni, così da prevenire situazioni di inadempienza”, consiglia infine l’associazione di consumatori.

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