Lo sconto in fattura è salvo, Superbonus al sicuro per la scadenza del 31 marzo? Cosa farà il governo

Stefano Rizzuti

02/03/2023

Il governo Meloni vuole intervenire subito per salvare lo sconto in fattura del 2022: cosa farà l’esecutivo sul Superbonus in vista della scadenza del 31 marzo sulla cessione dei crediti.

Lo sconto in fattura è salvo, Superbonus al sicuro per la scadenza del 31 marzo? Cosa farà il governo

Il decreto Superbonus verrà modificato. Su questo non c’è dubbio. Ma il governo Meloni sa che il primo intervento, quello più urgente, è lo sblocco dei 19 miliardi di euro di crediti incagliati. Bisogna salvare al più presto i crediti del 2022 e salvare le imprese edili che rischiano grosso senza sblocco.

C’è una scadenza da rispettare: il 31 marzo. Entro quella data le cessioni degli anni precedenti devono essere comunicate al Fisco. E bisogna evitare che vadano perse. Su questo sta lavorando il governo, come racconta Il Messaggero.

In questi giorni si sono tenuti alcuni incontri tra il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, il ragioniere generale dello Stato e il relatore del decreto alla Camera, Andrea De Bertoldi. Il confronto ha compreso anche i vertici di Agenzia delle Entrate, con l’obiettivo di sbloccare i crediti che rischiano di decadere. Quale soluzione è stata trovata?

Superbonus, il governo salva lo sconto in fattura del 2022?

Una prima soluzione riguarderebbe la modifica delle modalità operative che permetterebbe di evitare una reale proroga dei termini. Per farlo bisogna capire attraverso quale strumento: la valutazione è in corso.

Da parte di Confindustria, come spiega la direttrice generale Francesca Mariotti, c’è la garanzia che il settore manifatturiero offre un’ampia disponibilità a dare una mano, facendo la propria parte attraverso piattaforme certificate che servano a effettuare operazioni di acquisto di crediti delle imprese che non hanno sufficiente capienza fiscale.

La soluzione per i 19 miliardi di crediti incagliati

Sarebbero le grandi imprese che rientrano nel mondo di Confindustria, dunque, a rilevare almeno una parte dei 19 miliardi di crediti incagliati. Una mossa fondamentale per far ripartire i cantieri ed evitare danni alle imprese e ai cittadini che aspettano la fine dei lavori.

Inoltre il governo punta anche sulle casse di previdenza private che di spazi fiscali ne hanno in abbondanza. La speranza è che decidano di rilevare i crediti ora fermi nei cassetti fiscali delle imprese edili. Di certo alcune casse sembrano interessate, da quella dei geometri a quella di ingegneri e architetti, essendo direttamente coinvolte (pensiamo a quanti di questi professionisti lavorano nel settore edilizio).

Perché non tornerà la cessione dei crediti per tutti

Gli ultimi dati Istat, incorporando anche il Superbonus, hanno fatto rialzare dal 5,6% all’8% il deficit del 2022. Un dato che il governo sfrutta per ribadire che la cessione dei crediti sui bonus edilizi non è replicabile allo stesso modo. Per il ministero dell’Economia era quindi inevitabile lo stop allo sconto in fattura per il 2023.

Ora bisogna subito risolvere il problema dei 19 miliardi di crediti incagliati, ma la chiusura del governo Meloni sullo sconto in fattura nel 2023 sembra evidente: potrebbe tornare, sì, ma solamente per pochissimi casi, come il sismabonus, gli incapienti, le onlus e qualche altra categoria ma con forte limitazioni. D’altronde l’ha ribadito con chiarezza, in un colloquio con il Corriere della Sera, anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti: ”I bonus edilizi avevano creato un caos, avevano creato un effetto allucinogeno”.

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