Scoperto batterio gigante, si vede anche a occhio nudo

Claudia Mustillo

24/06/2022

Scoperto la prima volta nel lontano 2009 il T. magnifica è 50 volte più grande di qualsiasi batterio conosciuto. Ecco la storia del batterio più grande mai scoperto.

Scoperto batterio gigante, si vede anche a occhio nudo

È il più grande batterio mai scoperto, almeno finora. Si tratta del Thiomargarita magnifica, di cui conoscevamo l’esistenza dal lontano 2009, ma solamente adesso è stato possibile confermare che sia costituito da una cellula unica e che è 50 volte più grande di qualsiasi altro batterio conosciuto. Gli scienziati spiegano «Per capire quanto grande sia, per essere un batterio, è come se fosse stato scoperto un uomo alto come l’Everest».

Una scoperta pubblicata di recente sulla rivista scientifica Science che dimostra ancora una volta quanto abbiamo da scoprire sul mondo che ci circonda e che conferma l’ipotesi dell’esistenza di batteri più grandi di quelli identificati fino ad oggi.

Thiomargarita magnifica: come è stato scoperto

Il Thiomargarita magnifica, questo è il nome scientifico del batterio gigante, fu individuato per la prima volta nel 2009 dal biologo Olivier Gros durante un’esplorazione delle forme di vita della Guadalupa, nelle Antille francesi. Proprio qui, il biologo aveva osservato degli strani organismi lunghi circa un centimetro e, quindi, ben visibili a occhio nudo ma aveva pensato che si trattasse di un altro tipo di organismo magari un fungo.

Successivamente, Gros fece nuove analisi ed escluse la possibilità che lo strano organismo appartenesse al dominio degli eucarioti. Dopo questa esclusione ci furono altri dieci anni di studio per analizzare e osservare il nuovo organismo e nel 2018 arrivò la conferma che si trattava di una singola cellula. Tutte queste osservazioni furono pubblicate in una ricerca preliminare che adesso è stata pubblicata sulla rivista Science.

Le caratteristiche del batterio più grande mai scoperto

Di certo il T. magnifica non è il primo né l’ultimo batterio al mondo, ma quello che ha colpito di più i ricercatori è il fatto che questo è formato da un’unica grande cellula filamentosa, lunga al punto da poter essere vista a occhio nudo. Un fenomeno davvero raro per i batteri.

Il batterio più grande presenta al centro un vacuolo, ossia una vescicola contenente liquido e delimitata da una membrana e lungo i margini ci sono altre strutture membranose che i ricercatori hanno chiamato «pepini», per indicare che sono piccoli (dal latino «pép»).

Osservando i campioni di T. magnifica, i ricercatori hanno notato che il materiale genetico del batterio si racchiude proprio in tantissimi pepini e non è libero nella cellula come avviene in altri batteri. Quello che, invece, non è ancora chiaro è se i pepini contengono la stessa combinazione di materiale genetico, proteine e ribosomi.

Osservando al microscopio elettronico alcuni campioni di T. magnifica, il gruppo di ricerca ha inoltre notato che il materiale genetico del batterio è racchiuso in centinaia di migliaia di pepini, invece di essere libero all’interno della cellula come avviene di solito con la maggior parte dei batteri. Ciascuno di questi pepini contiene al proprio interno i ribosomi, le strutture responsabili della decodifica delle informazioni genetiche per produrre le proteine. Infine, per i ricercatori rimane ancora da sciogliere il nodo sulla presenza del batterio in altri ecosistemi rispetto a quello dove è stato osservato. Per il momento l’unica certezza è che la presenza di quantità abbondanti di zolfo sembra determinante considerando che il T.magnifica si nutre delle sue molecole.

Di strada negli studi dei batteri ce n’è ancora molta da fare, d’altra parte nel 2016 una ricerca aveva stimato che il 99,999 per cento dei batteri esistenti nel mondo (centinaia di migliaia) ancora non sono stati scoperti.

Argomenti

# Medici

Iscriviti a Money.it