Semplificare i programmi ministeriali: il ministro Valditara starebbe pensando a una riforma e avrebbe nominato una commissione per rivedere cosa studiare a scuola. Ecco cosa sappiamo.
Semplificare i programmi ministeriali della scuola per puntare sulla qualità: è questa l’idea di riforma del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, che nella giornata di oggi è tornato a parlarne alla XXII edizione della rassegna Direzione Nord con esternazioni che sono destinate a far discutere.
Il titolare di Viale Trastevere, secondo quanto ha anticipato Il Fatto Quotidiano qualche giorno fa, avrebbe già nominato una commissione per rivedere le Indicazioni nazionali e le linee guida per il primo e il secondo ciclo di istruzione, quindi dall’infanzia alla scuola secondaria di secondo grado.
Il ministro aveva già espresso la volontà di inserire più musica e arte nei programmi ministeriali. Vediamo allora cosa sappiamo della riforma Valditara dei programmi ministeriali sulla base delle notizie trapelate negli ultimi giorni.
Scuola, programmi ministeriali verso la modifica: ridurli per puntare sulla qualità
Per farci un’idea della riforma con la quale il ministro Valditara vorrebbe modificare i programmi ministeriali occorrerebbe partire da quanto ha affermato nella giornata odierna. Il titolare di Viale Trastevere avrebbe sostenuto, secondo quanto riporta Orizzontescuola.it, la necessità di una semplificazione dei programmi, non per semplicismo, ma per privilegiare la qualità sulla quantità. In particolare il ministro ha dichiarato:
In terza elementare si va a narrare e a spiegare tutte le specie di dinosauri. Addirittura c’era un animale vissuto 40 milioni di anni fa e questi bambini devono studiare e imparare questo animale vissuto in Messico ed estinto da milioni di anni. Tutto questo, ma a che serve?
E ha poi aggiunto:
È tutto inutile se poi non conosciamo le esperienze più importanti del nostro passato, che ci hanno dato i grandi valori dell’Occidente.
Dunque meno nozioni ritenute meno utili per formare i cittadini del futuro anche se non è chiaro quali siano a detta del ministro che qualche giorno fa, però, aveva posto l’accento sulla necessità di introdurre più arte e musica alla primaria.
Arte e musica possono avere sempre più spazio nei nostri programmi scolastici, - aveva dichiarato il titolare del Mim in visita all’Istituto di Istruzione Superiore Bracaglia di Frosinone - per questo ho chiesto a un gruppo di pedagogisti di riflettere sulle nuove indicazioni nazionali.
Scuola, programmi ministeriali verso la modifica: revisione delle indicazioni nazionali
E proprio Il Fatto Quotidiano qualche giorno fa aveva riportato la notizia della commissione che avrebbe il compito di rivedere i programmi ministeriali. Con un decreto non ancora pubblicato sul sito del Mim, Valditara ha istituito il gruppo di esperti che andrà a rivedere le indicazioni nazionali, notizia che avrebbe sorpreso gli addetti ai lavori e i sindacati perché la decisione non è stata condivisa.
A capo della commissione che dovrebbe rivedere i programmi per la scuola vi sarebbe Loredana Perla coautrice del libro “Insegnare l’Italia. Una proposta per la scuola dell’obbligo” con Ernesto Galli Della Loggia, lo storico firma del Corriere della Sera che qualche mese fa aveva suscitato indignazione per un suo commento sugli insegnanti di sostegno e la disabilità. Questa la descrizione che accompagna il volume nel sito web della casa editrice:
Se la scuola deve servire a formare buoni cittadini, per essere pedagogicamente efficace dovrebbe affrontare soprattutto quegli aspetti che agli occhi dei bambini e degli adolescenti rivestono una immediata familiarità e importanza: l’Italia, la sua storia, la sua geografia, la sua cultura. In una parola, la sua identità. Un tema visto negli ultimi decenni con profonda diffidenza, soprattutto per ragioni ideologiche, e che invece è al centro della proposta di insegnamento presentata in queste pagine. Non una semplice formulazione di nuovi contenuti didattici né un modo nuovo di articolare quelli tradizionali, ma qualcosa di più grande e diverso: dare un significato del tutto nuovo al senso dei programmi di alcune materie d’insegnamento dei primi due cicli della scuola dell’obbligo e, forse, all’intero ambito dell’istruzione nel nostro Paese.
Con Perla nella commissione ci saranno: Francesco Emanuele Magni, esperto del ministro; Laura Sara Agrati, professore ordinario di pedagogia sperimentale all’Università telematica Pegaso ed Evelina Scaglia, professore associato di storia della pedagogia a Bergamo; Paolo Calidoni, professore ordinario di didattica e pedagogia speciale dell’Università degli studi di Parma; Giuseppe Cappuccio docente di pedagogia sperimentale a Palermo; Alessia Scarinci ordinaria di didattica e pedagogia sociale all’Universitas Mercatorum; Viviana Vinci dell’ateneo di Foggia e Massimiliano Costa della Ca’ Foscari di Venezia.
Tralasciando valutazioni sulla composizione della commissione, vogliamo evidenziare l’atteggiamento proprietario che il Governo esercita sul sistema d’Istruzione. Ricordiamo al Ministro che la scuola non è “roba sua”, ma è di tutte e tutti.
Con queste parole si è espressa la Flc Cgil in un comunicato con cui non solo ha criticato le intenzioni di modifica dei programmi ministeriali, ma anche il mancato coinvolgimento di chi la scuola la fa, o meglio è la scuola:
Vorremmo poi capire – continua il comunicato del sindacato – quali siano l’urgenza e le motivazioni per la revisione delle linee guida ma soprattutto su quali indicazioni si debba muovere la commissione e quali siano le finalità nel lavoro di revisione dei “programmi”.
E ancora:
Non possiamo che sottolineare il mancato coinvolgimento di insegnanti e dirigenti, di chi cioè ogni giorno, proprio sulla base delle linee guida e delle indicazioni, esercita l’azione educativa concretamente. Questo la dice lunga sulla considerazione che il Governo ha degli insegnanti italiani.
Non sappiamo al momento come opererà la commissione e quali saranno le priorità di revisione e le modifiche nel concreto al di là dei proclami. Quello che è chiaro è che la decisione del ministro passata in sordina farà discutere e i sindacati, o almeno una parte di essi, sembrano pronti alla contestazione.
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