Scuole, il ritorno a settembre si complica: Dirigenti scolastici contrari, anche i partiti della maggioranza cominciano ad esprimere delle perplessità in merito.
Scuola: il rientro in classe a settembre non è così scontato come sembra.
Nonostante le convinzioni del Ministro Azzolina, infatti, il MIUR deve fare i conti con l’opposizione di molte scuole, le quali ritengono non ci siano le condizioni per un rientro in classe visto che le regole indicate dal comitato tecnico scientifico sono in molti casi irrealizzabili. E alla protesta delle scuole nelle ultime ore si è unita anche Italia Viva, la quale chiede al Ministero dell’Istruzione e a tutto il Governo di ascoltare le richieste dei Dirigenti Scolastici.
Il clima con il passare dei giorni si fa sempre più teso e non si esclude che riguardo alla riapertura della scuola a settembre possa ripetersi quanto già successo sul fronte del concorso scuola straordinario, dove solo l’intervento del Presidente del Consiglio è riuscito ad evitare uno strappo nella maggioranza.
Infatti, mentre da una parte la Azzolina appare motivata a riaprire le scuole già a settembre, dall’altro ci sono coloro che predicano prudenza chiedendo al Ministero di intervenire per sostenere le scuole e per dar loro tutto il contributo di cui necessitano per una ripresa delle attività in presenza nella massima sicurezza.
Perché ad oggi non si segnalano ancora interventi strutturali sulle scuole, a differenza di quanto successo in tanti altri Paesi dove invece le strutture sono già state adeguate alle nuove necessità; siamo ancora troppo indietro, quindi, per garantire la riapertura a settembre.
Le scuole non vogliono riaprire a settembre
Le regole dettate dal comitato tecnico scientifico per la riapertura in sicurezza delle scuole non piacciono agli addetti ai lavori. A tal proposito sui social network è partita la rivolta degli insegnanti, ma anche i Dirigenti Scolastici - che avranno il compito di mettere in atto le misure necessaria per il rispetto delle suddette indicazioni - sono contrari. Anche perché in molte scuole non sarà possibile rispettare le regole come quella riguardante il distanziamento sociale.
Un dibattito che avviene dopo mesi dalla chiusura delle scuole, tempo che in altri Paesi hanno utilizzato per realizzare interventi strutturali che hanno reso più semplice la ripresa delle attività. Paesi come Germania, Francia, Spagna e Danimarca hanno ristrutturato e ampliato le scuole, così da rendere più semplice il distanziamento sociale, mentre nelle classi al posto dei singoli banchi sono arrivate delle postazioni singole.
L’Italia, quindi, rischia di restare ferma al palo, ed è per questo che i Dirigenti Scolastici - consapevoli del fatto che rispettare le indicazioni del comitato tecnico scientifico non sarà possibile nella maggior parte degli istituti scolastici italiani - chiedono un intervento del Governo.
Un appello accolto in queste ore da Italia Viva che anche questa volta ha deciso di mettersi di traverso chiedendo al Governo di ascoltare le richieste di insegnanti, ATA e Dirigenti Scolastici.
Italia Viva: “Ripensiamo alla riapertura delle scuole a settembre”
Come anticipato, con il quadro relativo al rientro a settembre che appare ancora molto indefinito, anche i partiti della maggioranza cominciano ad esprimere delle perplessità in merito.
A tal proposito, Michele Anzaldi di Italia Viva (componente della commissione cultura alla Camera) ha chiesto al Governo di ascoltare “la protesta dei presidi contro il rischio che la scuola a settembre non riapra per migliaia di ragazzi”.
Questo perché le linee guida del comitato tecnico scientifico sono “irrealizzabili per una buona parte delle scuole italiane”; a tal proposito, sarebbe più opportuno trasformarle in “raccomandazioni”, non vincolando la riapertura al rispetto delle suddette condizioni. Secondo Anzaldi, infatti, è impensabile che queste siano recepite come “criteri esclusivi”, in quanto in tal caso a settembre si rischierà il “disastro sociale”.
Questo ritiene che dare alle scuole 38 mila euro per attuare tutte le regole previste non sia la miglior soluzione; così come non lo è “pensare di dimezzare la presenza degli alunni nelle classi quando a tre mesi dall’inizio della scuola ancora non c’è neanche un cantiere aperto per realizzare eventuali nuovi istituti”.
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