La riduzione dei Depositi a termine, solo in parte compensata dall’aumento delle consistenze dei Depositi a vista, è dipesa dalla forte riduzione dei tassi di interessi corrisposti ai correntisti.
Tutti coloro che in questi giorni si sono lamentati del fatto che i risparmi degli italiani giacciono immobili nei conti correnti bancari, e che in questa maniera non contribuiscono al finanziamento della nostra economia, di certo non parlano a vanvera, ma hanno sicuramente la memoria corta, anzi cortissima: si accusa il Fisco di essere rapace, tassando eccessivamente il risparmiatore a cui viene applicata l’aliquota del 26% sugli interessi maturati, e che poi deve pagare l’imposta di bollo.
Tutto questo accade mentre le banche annunciano utili straordinari, frutto esclusivamente del rialzo dei tassi di interesse praticati sui crediti erogati, mentre sui depositi a vista il rendimento è ancora inesistente: anzi, si paga mensilmente la tenuta del conto ed ogni operazione.
Ci sono ragioni profonde e responsabilità gravi e precise se la ricchezza degli italiani non affluisce in modo stabile al sistema bancario, il quale a sua volta non impiega i depositi a vista per finanziare crediti a medio lungo termine, operando la classicissima “trasformazione delle scadenze”. [...]
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