Il gip di Agrigento non ha disposto alcuna misura cautelare nei confronti della comandante della Sea Watch Carola Rackete. La furia di Salvini
Carola Rackete torna libera. Il gip di Agrigento Alessandra Vella non ha convalidato l’arresto e non ha disposto alcuna misura cautelare nei confronti della comandante della Sea Watch 3, che può dunque uscire dopo quattro giorni di arresti domiciliari.
Rackete, dopo due settimane al largo di Lampedusa, aveva deciso di forzare il blocco marittimo imposto da Matteo Salvini per portare i migranti rimasti sulla nave a terra. Il successivo arresto ha suscitato un’ondata di solidarietà per la capitana, sia dal suo Paese d’origine, la Germania, che dall’Italia.
Sea Watch, scarcerata Rackete
Prima del gesto, c’era stato il parere negativo del Tar, della Corte di Strasburgo: entrambi i tribunali non avevano verificato le condizioni straordinarie di rischio che avrebbero giustificato la violazione della legge italiana.
Così non ha ritenuto il gip, che invece ha escluso il reato di resistenza e violenza a nave da guerra e ha ritenuto giustificato il reato di resistenza a pubblico ufficiale dalla “scriminante” di aver agito in conformità “all’adempimento di un dovere”: salvare vite umane in mare. Il gip ha inoltre ribadito che la scelta del porto di Lampedusa non sia stata provocatoria, ma obbligata. I porti della Libia e della Tunisia non sono sicuri.
Rackete libera, Salvini furioso
Furioso il ministro dell’Interno Matteo Salvini, suo è infatti il primo commento: “Per la magistratura italiana ignorare le leggi e speronare una motovedetta della Guardia di Finanza non sono motivi sufficienti per andare in galera. Nessun problema: per la comandante criminale Carola Rackete è pronto un provvedimento per rispedirla nel suo Paese perché pericolosa per la sicurezza nazionale”.
Il caso della Sea Watch era stato sul punto di provocare un incidente internazionale. Sia Francia che Germania, nei giorni scorsi, avevano lanciato duri attacchi contro la posizione dell’Italia, accusata di criminalizzare il salvataggio di vite in mare.
Un anticipo sulla decisione del gip, nel primo pomeriggio, era stato fornito dal procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio. Ascoltato dalle Commissioni Affari costituzionali e Giustizia alla Camera, il magistrato ha ribadito il fatto che non è mai stata trovata alcuna prova di accordi fra Ong e trafficanti. Patronaggio ha poi ricordato che, mentre si costituiva un caso mediatico attorno ai 43 della Sea Watch, nel silenzio sono arrivati circa 200 migranti con “sbarchi fantasma”, il vero pericolo alla sicurezza dell’Italia.
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