Vendite generalizzate sui mercati dopo l’ennesimo tonfo di Evergrande e gli investitori si rivolgono verso i beni rifugi per salvarsi dalla tempesta.
Non si ferma il panic selling di questa prima seduta settimanale, causato dall’ennesimo tonfo del gigante cinese Evergrande con effetto trascinamento su tutto il mercato globale.
I trader sembrano volersi allontanare dall’avversione al rischio e ne stanno facendo le spese l’azionario, le materie prime e le criptovalute.
Un fuggi fuggi che sta innescando una corsa verso quelli che vengono definiti beni rifugio, solido attracco in tempo di sell-off
Il sell-off sui mercati globali
Dall’Europa agli Stati Uniti si sta ripetendo il copione visto in chiusura alla borsa di Hong Kong, dove l’indice Hang Seng ha ceduto oltre il 3%, ennesimo crollo dopo la perdita del 4,90% della settimana scorsa.
Nel vecchio continente i principali indici stanno andando verso una chiusura di color rosso intenso, con flessioni che sfiorano il 3% per il Ftse Mib, il Dax, il Cac 40 e l’Ibex 35.
Destino non diverso sembra riservato anche a Wall Street, dove i future sembrano voler ripetere lo stesso copione anche oltre Oceano, rendendo il sell-off davvero globale.
Dal mondo delle criptovalute sembra arrivare l’ennesima smentita sulle monete digitali quali bene rifugio, viste le vendite in corso sul Bitcoin, l’Ethereum, il Cardano, il Binance e il Ripple, spesso a doppia cifra.
Anche nelle materie prima le acque sono agitate e il petrolio WTI cede oltre il 2% e torna sotto i 70 dollari mentre il Brent ronza intorno i 74 dollari al barile.
La volatilità, dunque, la fa da padrona, misurata dal CBOE Volatility Index (VIX) che con un +24% (25,94 punti) torna ai livelli di inizio 2021.
La corsa verso i beni rifugio
In mezzo alla tempesta gli investitori cercano porti sicuri e li stanno trovando nei classici beni difensivi. Prima di tutto il dollaro, con l’indice della valuta americana che resta in verde e la coppia EUR/USD scambiata a 1,1712 a seguito del calo della moneta unica.
Resiste alle vendite anche l’oro, in recupero dopo un tentennamento nella notte, quotato a 1.757 dollari l’oncia.
Positivi anche sui treasury statunitensi, con il decennale in calo del 4% spinto dagli acquisti, al pari del Btp italiano a 10 anni che scende di oltre il 2%.
Sfiducia verso Evergrande
Il nuovo crollo di Evergrande di oggi, -10% in chiusura, dimostra ancora una volta la sfiducia verso il gigante immobiliare, dopo che aveva già perso l’80% del suo valore in borsa. Il secondo gruppo del real estate cinese è considerato incapace di onorare i 300 miliardi di dollari di debito accumulati finora, mentre per il 23 settembre è prevista la scadenza per il rimborso di 84 milioni di dollari di soli interessi.
Un crollo della società metterebbe a rischio l’intera economia cinese, trasferendo le turbolenze alla finanza globale, ancora di più di quanto stia facendo oggi, visti gli investimenti nei bond cinesi.
Timori che stanno spingendo gli analisti a parlare di un “pericolo Lehman Brothers” per l’economia cinese, così come accadde negli USA nel 2008, poi estesa a tutto il sistema finanziario prima ed economico globale dopo. Crisi che ancora sta facendo sentire i suoi effetti in molte economie mondiali.
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