Settimana corta e meno ore di lavoro a parità di stipendio: ecco in che modo e per quali settori

Stefano Rizzuti

26/04/2023

La settimana corta o la riduzione dell’orario di lavoro potranno arrivare in Italia grazie ai rinnovi contrattuali: in quali settori ne è stata chiesta l’applicazione a parità di stipendio?

Settimana corta e meno ore di lavoro a parità di stipendio: ecco in che modo e per quali settori

Forse non sarà proprio una settimana corta a tutti gli effetti, ma la riduzione dell’orario di lavoro arriva prepotentemente anche in Italia. In attesa di una discussione più ampia sulla settimana di quattro giorni, i sindacati hanno presentato proposte che prevedono una riduzione delle ore lavorate settimanale in occasione delle trattative su alcuni rinnovi contrattuali.

Le proposte sindacali, ovviamente, non prevedono solo la riduzione dell’orario, ma anche un aumento degli stipendi ritenuto necessario per mitigare gli effetti dell’inflazione e non erodere eccessivamente il potere d’acquisto delle famiglie. E in alcuni casi le richieste arrivano a ipotizzare una busta paga più pesante di oltre 400 euro al mese.

A questo, come detto, si aggiunge la discussione sulla riduzione dell’orario di lavoro. Parliamo di ipotesi che vanno dalle 12 giornate l’anno in meno pensate per il legno arredo alle 24 per il settore alimentare. Ecco in quali settori, e a quali condizioni, potrebbe essere ridotto l’orario di lavoro a parità di stipendio.

Orario di lavoro ridotto, per quali settori

I sindacati del legno arredo (Filca, Fillea, Feneal) sono stati tra i primi a proporre l’orario di lavoro ridotto per il loro contratto collettivo nazionale. In questo caso le sigle puntano a una riduzione di 12 giorni all’anno. Ancora di più chiedono i sindacati del settore bancario: 10 ore in meno al mese, pari a 16 giorni all’anno, con aumento di stipendio da 435 euro al mese. Le ore settimanali passerebbero a 35, secondo la piattaforma delle sigle sindacali: 30 minuti in meno al giorno.

Un altro rinnovo in discussione è quello degli alimentari: in questo caso, oltre all’aumento da 300 euro mensili, viene chiesta una riduzione degli orari per arrivare a 24 giorni di lavoro in meno in un anno. Diversa la discussione ipotizzata per il settore delle telecomunicazioni: si potrebbe ragionare su una riduzione dell’orario che permetta di aumentare in maniera inferiore rispetto al previsto gli stipendi.

Ovviamente la strada della riduzione oraria del lavoro è tutt’altro che semplice da percorrere: le richieste sindacali rischiano di trovare terreno poco fertile nel mondo delle imprese, che si dicono preoccupate soprattutto in riferimento al tema della produttività.

Meno giorni o solo meno ore di lavoro?

Un’altra discussione, ancora piuttosto sottaciuta, riguarda le modalità di riduzione dell’orario di lavoro in Italia. Non è detto, in effetti, che si tratti di una settimana basata su quattro giorni lavorativi invece di cinque. Un’altra ipotesi, già applicata in alcune aziende, è quella di ridurre l’orario tutti i giorni o tagliare, per esempio, il venerdì pomeriggio. Vorrebbe dire ridurre il numero di ore lavorate, ma sempre restando con un’organizzazione su cinque giorni. A parità di stipendio, comunque.

La necessità della settimana corta

La discussione sulla settimana corta ha preso sempre più piede per due motivi: da una parte la pandemia che ha rivoluzione il mondo del lavoro, con lo smart working e la volontà di bilanciare sempre più vita privata e lavoro; dall’altra l’incentivo più grande è arrivato dalla sperimentazione del Regno Unito sulla settimana di quattro giorni, che si è rivelata un successo.

Il modello britannico ha mostrato come produttività e fatturati possano addirittura crescere seguendo il modello 100-80-100: 100% di stipendio, 80% del tempo lavorato e 100% dei risultati. Va sicuramente considerata la differenza tra il sistema del lavoro in Gran Bretagna e in Italia, oltre a considerare il tipo di aziende su cui è stata effettuata la sperimentazione. In Italia, al momento, sono poche le aziende che stanno provando a mettere in campo un esempio simile ed è troppo presto per valutarne i risultati.

Settimana corta in Italia, cosa farà il governo?

La discussione sulla riduzione dell’orario di lavoro dovrà coinvolgere anche il governo. Anche se, come spiega la segretaria confederale della Uil Tiziana Bocchi, ogni settore affronterà la questione in maniera diversa. Non ci sarà, quindi, una disciplina unica nazionale, ma le novità potrebbero arrivare proprio dai singoli rinnovi contrattuali.

Al contrario, spiega Bocchi al Messaggero, l’apporto del governo sarà fondamentale per la partita salariale, a partire dal taglio del cuneo fiscale e dalla detassazione degli aumenti contrattuali.

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