Il nuovo taglio del cuneo fiscale garantirà un aumento di 200 euro secondo Bankitalia. Ma il bonus sarà annuo: brutte notizie, quindi, per coloro che speravano in un incremento migliore.
Grazie al nuovo taglio del cuneo fiscale, annunciato con l’approvazione del Disegno di economia e finanza, ne seguirà un aumento di stipendio medio di 200 euro.
A sostenerlo è Bankitalia durante l’audizione sul Def: utilizzando un modello di micro-simulazione, infatti, è stato possibile quantificare i vantaggi per le buste paga degli italiani una volta che il bonus contributi introdotto dalla legge di Bilancio verrà aumentato grazie ai 3,4 miliardi di euro stanziati con il Documento.
Tuttavia, il “bonus” di 200 euro non è mensile, bensì annuo: secondo Bankitalia, infatti, dal taglio al cuneo in media ne risulterà un vantaggio in busta paga di appena 16 euro al mese. Ed è questa la cattiva notizia: secondo le intenzioni del governo, infatti, gli aumenti di stipendio risultanti dallo sgravio dovevano essere più consistenti.
Ma non è detta l’ultima: il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, continua infatti a pensarla diversamente. Ascoltato poco ore dopo Bankitalia, il ministro ha replicato sostenendo che dovrebbe trattarsi di un aumento più significativo rispetto ai 15-16 euro di cui parla Banca d’Italia, “di cui ho il massimo rispetto”, aggiungendo che ne verificherà le fonti così da capire come si è arrivati al risultato indicato.
Taglio del cuneo fiscale, le stime di Bankitalia
Bankitalia ha valutato l’impatto dei 3,4 miliardi di euro del Def sullo sgravio contributivo già introdotto a inizio anno - che ricordiamo essere pari al 3% per gli stipendi inferiori a 1.923 euro (25.000 euro di reddito annuo) e del 2% per chi non supera invece i 2.692 euro (35.000 euro l’anno) - rilevando un aumento medio mensile di 16 euro.
Come sottolineato si tratta di un incremento “medio”, quindi ci sarà chi guadagnerà di più, ma anche chi prenderà di meno.
Considerato su 13 mesi, si tratta quindi di poco più di 200 euro di media l’anno, un valore inferiore a quelle che sono le aspettative dei lavoratori. E va detto che il potenziamento scatterà solo da maggio, quindi nel complesso il valore che entrerà nelle loro tasche nel 2023 potrebbe essere persino inferiore.
Tuttavia, seppur proviene da una fonte più che affidabile, la stima di Bankitalia è solamente preliminare. Il governo, infatti, non si è ancora espresso su quali saranno i beneficiari dello sgravio e se davvero ne gioveranno i lavoratori con reddito fino a 35.000 euro l’anno. Nel Def, ad esempio, ci si limita a sostenere che i 3,4 miliardi saranno destinati ai redditi bassi al fine di “contribuire alla moderazione della crescita salariale contro una pericolosa spirale salari-prezzi”.
Cosa circola sul nuovo “bonus” in busta paga
È importante sottolineare che nell’audizione successiva a quella che ha visto protagonista Bankitalia, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti oltre ad assicurare che gli aumenti saranno superiori a quelli sopra indicati, ha garantito che non si tratterà di un aumento una tantum in quanto l’intenzione è di confermarlo anche negli anni a venire. D’altronde, il piano è di arrivare a uno sgravio del 5% (per una parte indirizzato alle aziende) entro la fine della legislatura, quindi l’intenzione è di proseguire sulla strada tracciata anche nei prossimi anni.
Certo, bisognerà trovare le risorse: confermare lo sgravio previsto nel 2023, infatti, potrebbe costare al governo più di 10 miliardi di euro, soldi che per il momento non sembrano essere di facile reperibilità (secondo il Def per la legge di Bilancio 2024 ci saranno appena 4 miliardi di euro, al netto di eventuali tagli alla spesa pubblica).
Soldi che serviranno a confermare quello che - secondo le ultime indiscrezioni - dovrebbe essere uno sgravio portato dal 3% al 4% per gli stipendi inferiori a 1.923 euro e dal 2% al 3% per chi invece sta sopra tale soglia ma comunque sotto i 2.692 euro.
Un aumento dell’1% per entrambe le fasce di reddito, dal quale ne risulterà un aumento di massimo 19,23 euro nel primo caso, 26,92 euro nel secondo, che si andranno ad aggiungere a quanto già previsto grazie allo sgravio previsto a inizio 2023.
Importi più alti rispetto a quelli indicati da Bankitalia, ma va detto che in questo caso si tratta del massimo che si può ottenere mentre nelle stime suddette si parla di valore medio. Senza dimenticare poi che sulla quota di contributi risparmiata bisognerà calcolare anche la maggiore Irpef dovuta, il che ridurrà l’importo che effettivamente entrerà nelle tasche del lavoratore.
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