Determinare la base imponibile per le tasse sui redditi di impresa non è semplice, tra i valori che devono essere tenuti in considerazione vi sono le rimanenze perché sul magazzino di pagano le tasse
Perché si sente spesso parlare di tasse sul magazzino? Si devono effettivamente pagare e come si calcolano?
Le giacenze di materie prime, semilavorati, prodotti e merci presenti nel magazzino costituiscono delle rimanenze che però hanno rilevanza fiscale, detto in parole semplici, sul magazzino si pagano le tasse.
La normativa prevede che le imprese debbano fare l’inventario del magazzino almeno una volta l’anno, entro il 31 dicembre, e rappresenta un valore per l’azienda che va ad incidere notevolmente sulla determinazione del risultato di esercizio e di conseguenza sul versamento delle imposte, ad esempio l’Irap.
Non mancano casi in cui gli imprenditori cercano di alterare il valore dell’inventario di esercizio per pagare meno tasse o per ottenere maggiore credito delle banche, ma è bene dire fin da subito dire che si tratta di un comportamento non legale e tra l’altro anche molto facile da individuare grazie ai software dell’Agenzia delle entrate.
Di conseguenza, sì, si pagano le tasse sul magazzino, ma vediamo ora come viene determinato il suo valore.
Come si realizza, in breve, l’inventario di magazzino
L’inventario di magazzino deve essere predisposto attraverso un elenco di tutti i beni, organizzati per categorie omogenee, a tale raggruppamento segue la determinazione del valore.
Il valore delle merci in magazzino deve essere determinato avendo come punto di riferimento:
- il prezzo di acquisto del bene;
- il costo di produzione del bene;
- valore di realizzazione determinabile dall’andamento del mercato.
Il valore del magazzino deve essere iscritto nel bilancio di esercizio e va ad incidere sul risultato di esercizio rappresentando una voce di attivo dello Stato patrimoniale. La variazione della consistenza delle rimanenze porta ad una variazione positiva o negativa del conto economico.
Come detto, il magazzino incide sulle tasse che l’impresa deve versare perché rappresenta un voce dell’attivo. Di conseguenza alterare il suo valore è illegale.
L’Agenzia delle entrate facilmente rileva la discordanza tra quanto dichiarato e quanto effettivamente presente in magazzino grazie all’uso di software in grado di confrontare in breve tempo i dati che derivano dai movimenti in entrata e in uscita, ad esempio vendita di prodotti e quanto in magazzino è effettivamente entrato. Inoltre con i questionari Isa (Indici sintetici di affidabilità fiscale) diventa ancora più semplice far emergere le anomalie.
A ciò deve essere aggiunto che vi sono soggetti obbligati alla tenuta della contabilità di magazzino, si tratta di:
- imprese i cui ricavi delle vendite superano 5.164.568,99 euro;
- e il cui valore finale di magazzino è superiore a 1.032.913,80 euro.
Superati questi limiti per due anni consecutivi si è obbligati alla tenuta della contabilità di magazzino. Di conseguenza si dovrà tenere traccia documentale di ogni movimento di merce in entrata e in uscita, possibilmente con l’uso di strumentazione di ultima generazione.
Diverso dalla contabilità di magazzino è il prospetto delle rimanenze di fine anno che deve invece essere tenuto da tutti.
Per pagare le tasse sul magazzino come viene determinata la base imponibile?
Si è già anticipato che effettivamente il magazzino è una componente attiva del reddito di impresa.
Per la determinazione della base imponibile ai fini della tassazione del magazzino il contribuente può scegliere tra tre metodi di “valorizzazione” del magazzino:
- costo medio ponderato annuale, cioè la media del costo pagato per le unità rimanenti in magazzino ;
- Fifo, “First In, First Out” è semplice: la partita che entra per prima, è quella che esce per prima; viene utilizzato soprattutto quando nei magazzini sono stoccati prodotti alimentari, in questo modo è possibile tenere sotto controllo le scadenze;
- Lifo, “Last In, First Out”, ultimo entrato, primo uscito, si usa per i prodotti non deperibili perché rende più facile gestire le rimanenze del magazzino senza dover spostare i prodotti stoccati prima.
Il contribuente non può scegliere di anno in anno in base a come gli aggrada un metodo di valorizzazione, deve sceglierne uno e adottarlo nel tempo. Una volta scelto, si può cambiare metodo di valorizzazione tra quelli esposti soltanto in casi eccezionali, indicati, motivati e qualificati nella nota integrativa, e dandone comunicazione, in base a quanto dispone l’articolo 110 comma 6 del DPR n. 917/86, all’Agenzia delle Entrate nella dichiarazione dei redditi o in apposito allegato.
Al fine di favorire eventuali controlli da parte del Fisco, il dettaglio delle rimanenze deve essere conservato ed eventualmente esibito in casi di verifiche attraverso accessi e ispezioni.
Casi particolari di valorizzazione del magazzino
Si deve sottolineare che per i prodotti in corso di produzione, cioè «merce» la cui lavorazione ancora non è finita ma richiede ulteriori fasi, per realizzare il prospetto delle rimanenze si tiene in considerazione il valore dei costi sostenuti al 31 dicembre per le fasi già completate.
Per i lavori in corso su ordinazione (commesse) la cui durata è inferiore a dodici mesi per i lavori non terminati la valutazione deve avvenire sulla base delle spese sostenute nell’esercizio.
Per i lavori su ordinazione con durata superiore ai dodici mesi la valutazione deve avvenire sulla base dei corrispettivi pattuiti o liquidati.
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