Si può prestare la propria auto?

Simone Micocci

20 Aprile 2018 - 10:57

Prestare la propria auto è possibile, ma dovete sapere che in tal caso sarete responsabili anche delle violazioni del Codice della Strada che non avete commesso direttamente. Ecco perché.

Si può prestare la propria auto?

Può succedere che un’automobile venga prestata a un amico per un’urgenza, oppure che questa venga guidata abitualmente da una persona diversa dal titolare indicato sulla carta di circolazione.

Ciò avviene specialmente per le persone appartenenti allo stesso nucleo familiare; pensiamo ad esempio ai genitori che lasciano guidare la loro auto ai figli, o alla moglie che circola per strada con l’auto intestata dal marito.

Ma è veramente possibile prestare l’auto ad un’altra persona? Oppure ci sono delle norme del Codice della Strada che lo vietano? Questa abitudine non è assolutamente vietata tuttavia ci sono alcune regole da conoscere per quanto riguarda multe e incidenti.

Ci si chiede ad esempio cosa rischia il proprietario del veicolo in caso di un’infrazione del Codice della Strada commessa dall’amico o dal familiare al quale ha prestato l’automobile, oppure qual è la sua responsabilità negli incidenti.

Ne parleremo nel prosieguo dell’articolo dove trovate tutte le informazioni utili sulla responsabilità di conducente e proprietario a seconda delle situazioni.

Inoltre qui faremo chiarezza sulla presunta multa di oltre 700€ prevista per chi pur prestando un’automobile per un periodo superiore ai 30 giorni non ne dà la dovuta comunicazione.

Automobile prestata: a chi spetta pagare la multa?

Come noto, la contravvenzione - qualora l’accertamento della violazione del Codice della Strada non avvenga durante un controllo diretto delle autorità - viene notificata entro un termine di 90 giorni.

Questa viene spedita all’indirizzo di residenza del proprietario del veicolo, anche nel caso in cui non sia questo ad aver commesso l’infrazione contestata. Sarà il titolare del mezzo, infatti, a dover indicare entro il 60° giorno dalla notifica il nome della persona che era alla guida del veicolo in quel determinato momento.

Sarà il conducente del veicolo a subire - ove prevista - la pena accessoria della decurtazione dei punti della patente.

Il pagamento della contravvenzione, invece, spetta tanto al conducente quanto al “responsabile in solido”, ovvero il titolare del veicolo. Ciò significa che qualora il trasgressore si rifiutasse di pagare la multa spetterà al titolare del veicolo farlo.

In caso di mancato pagamento da parte di entrambi, quindi, il Comune potrà rifarsi sia sul conducente che sul proprietario del veicolo senza alcun obbligo di precedenza. Ad esempio può agire contemporaneamente con una richiesta di pignoramento per entrambi, o anche chiedendo il fermo delle loro auto.

Naturalmente il pagamento della contravvenzione va effettuato una sola volta; basta che uno dei due saldi quanto dovuto, infatti, per far cadere la richiesta nei confronti dell’altro.

Ci sono però alcune eccezioni; ad esempio, quando l’infrazione viene commessa da un minorenne la responsabilità è esclusivamente dei genitori, a meno che questi non dimostrino di non aver potuto impedire il fatto. Per quanto riguarda gli eredi del trasgressore, invece, va sottolineato che le multe del de cuius non si trasmettono per successione.

Cosa succede in caso di incidente?

Quando una persona diversa dal titolare del veicolo commette un incidente è questa a pagare per qualsiasi responsabilità penale. Quest’ultima, infatti, è l’unica responsabilità che non è condivisa in solido dal conducente e dal proprietario del mezzo.

Per eventuali contravvenzioni correlate all’incidente, invece, vale quanto detto in precedenza, mentre il risarcimento del danno (se la colpa dell’incidente è da attribuire a chi avete prestato l’auto) spetta comunque all’assicurazione che garantisce per la RCA. L’assicurazione infatti ha il dovere di risarcire il danno provocato sia dal proprietario del mezzo che da terzi.

È importante sapere che ci potrebbero essere delle eccezioni: ad esempio alcune polizze assicurative stabiliscono che a guidare il veicolo sia esclusivamente colui che ha stipulato il contratto, altre invece ne vietano la guida a determinati soggetti (ci sono delle polizze che stabiliscono dei minimi di età, sotto i quali non è consentito guidare l’auto assicurata).

È obbligatorio ricordare a chi si presta l’auto?

Quando la contravvenzione arriva a casa del titolare del veicolo questo ha tempo 60 giorni per inviare alla polizia una comunicazione nella quale indicherà le generalità di chi ha commesso l’infrazione contestata.

In questo modo le autorità sapranno - ove previsto - a chi decurtare i punti della patente per la violazione del Codice della Strada. Chi non adempie a quest’obbligo non subirà la decurtazione dei punti ma sarà soggetto al pagamento di una seconda multa per un valore che va dai 282€ ai 1.142€.

Tuttavia, come stabilito da una recente sentenza della Cassazione - la n°9555/18 - è possibile evitare sia la decurtazione dei punti che la seconda multa qualora si mostrino delle prove valide per cui non è possibile ricordare a chi è stata prestata l’auto.

Il proprietario del veicolo ha comunque il dovere di inviare la comunicazione alla polizia entro 60 giorni e in questa dichiarare che non è possibile identificare il conducente che ha commesso l’infrazione.

In tal caso comunque sarà il giudice a valutare se le prove fornite sono valide e quindi se per la violazione del Codice della Strada si applica solamente la sanzione pecuniaria prevista dalla norma.

Multa di 750€ per chi presta il veicolo?

Come anticipato, nome e cognome del proprietario del veicolo sono indicati nella carta di circolazione. Su questo documento, invece, non è sempre obbligatorio indicare l’effettivo utilizzatore del veicolo.

Infatti è vero che esiste una sanzione di 705€ - oltre al ritiro della carta di circolazione - per chi non comunica all’Archivio Nazionale dei Veicoli della Motorizzazione Civile i dati di colui che guida abitualmente l’auto per un periodo superiore ai 30 giorni, ma è pur vero che questa disposizione non si applica per le auto prestate ai familiari o ai conviventi.

Spetta alla Polizia dimostrare che il veicolo contestato viene guidato abitualmente da più di 30 giorni dalla stessa persona e che questa non abita nella stessa residenza del titolare dei veicolo.

Ciò è previsto per scovare coloro che per sfuggire ai controlli del fisco - o per beneficiare di particolari agevolazioni - intestano a dei prestanome fittizi la propria autovettura, o anche per chi guida con auto aziendali senza il documento che ne attesta il comodato d’uso, senza il quale è impossibile individuare il proprietario del mezzo.

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