Hai fatto la dichiarazione di successione subito per evitare sanzioni ma non hai ancora deciso se accettare l’eredità? Ecco cosa succede in queste situazioni.
Gli adempimenti relativi alla successione non sono sempre semplici e intuitivi, anche perché in un momento doloroso come quello del lutto non è facile pensare a tutte le azioni organizzative e burocratiche. Nel tentativo di rispettare i propri obblighi e di evitare problemi futuri tanti cercano di risolvere il tutto frettolosamente, trovandosi per questo impreparati per i possibili sviluppi. Ciò riguarda principalmente la dichiarazione di successione, un vero e proprio obbligo che ricade sugli eredi del defunto - ma anche su altre persone - altrimenti soggetti a pesanti sanzioni.
Succede così che la dichiarazione di successione viene presentata tempestivamente, a volte inesatta, altre volte perfino quando non obbligatoria. Una volta pensato a questa incombenza è anche più facile avere contezza del patrimonio ereditario e della sua composizione. Si scopre magari che sono presenti ingenti debiti o che comunque non si tratta di un’eredità conveniente. A questo punto bisognerebbe rinunciare all’eredità, ma potrebbe essere troppo tardi.
L’accettazione dell’eredità non è infatti revocabile - al contrario della rinuncia - e può configurarsi anche in modo tacito, attraverso comportamenti concludenti. Non resta che capire se presentare la dichiarazione di successione sia da interpretare in tal senso o meno.
Si può rinunciare all’eredità dopo la successione?
Le paure di tanti chiamati all’eredità sono fortunatamente ingiustificate: dopo la successione si può ancora rinunciare all’eredità. Nessuno è quindi costretto a farsi carico del patrimonio ereditario e dei suoi debiti soltanto per aver presentato la dichiarazione di successione. La dichiarazione rappresenta infatti un mero adempimento fiscale, a cui sono chiamati in egual misura diversi soggetti, tra cui proprio gli eredi e i chiamati all’eredità.
Presentare la dichiarazione di successione è un obbligo che ricade su questi contribuenti nei confronti del Fisco, pertanto non è necessariamente indice della volontà di accettare l’eredità. Bisogna anche considerare che per l’accettazione si hanno a disposizione ben 10 anni di tempo dall’apertura della successione, mentre la dichiarazione deve essere presentata entro 12 mesi.
Di conseguenza, l’adempimento non è incompatibile con la futura rinuncia all’eredità, a patto che avvenga entro i termini. Di pari passo, anche il pagamento dell’imposta di successione non comporta l’accettazione tacita dell’eredità, trattandosi ancora una volta di un onere prettamente fiscale, condiviso da tutti gli eredi e i chiamati all’eredità. Anche chi non ha accettato può infatti essere chiamato al pagamento, anche nella misura intera, salvo poi la possibilità di rifarsi sugli altri obbligati.
Considerando che il ritardo nella presentazione della dichiarazione e nel pagamento dell’imposta sono puniti con sanzioni salate, è perfettamente comprensibile che i contribuenti adempiano, come peraltro sono obbligati a fare. Il chiamato all’eredità è tenuto per legge al pagamento dell’imposta di successione insieme agli altri chiamati e agli eredi, avendo poi la possibilità di richiedere il rimborso in caso di rinuncia successiva.
Ciò non toglie, però, che altri comportamenti abbiano pregiudicato la possibilità di rinunciare. Secondo la legge, infatti, accetta tacitamente l’eredità il chiamato che si comporta come un erede. Si devono cioè compiere azioni incompatibili con la volontà di rinunciare all’eredità, usufruendo dei diritti successori. Oltre alla dichiarazione di successione sono esclusi gli atti necessari a determinare o conservare il patrimonio ereditario, come confermato in più occasioni dalla giurisprudenza.
Un chiamato all’eredità, per legge o per testamento, può quindi raccogliere tutte le informazioni necessarie sull’eredità e attivarsi affinché i beni non vengano perduti, non si deteriorino o non vengano divisi impropriamente, senza per questo accettare. Prelevare soldi dal conto corrente del defunto, vendere e donare i suoi beni sono alcuni esempi di accettazione tacita. Chi è in possesso dei beni ereditari, inoltre, accetta tacitamente l’eredità anche quando non esegue l’inventario entro 3 mesi dall’apertura della successione.
Bisogna tuttavia ricordare che, al contrario, chi rinuncia all’eredità non è tenuto alla dichiarazione di successione. Quando si tratta di un’eredità con molti debiti o che comunque si ritiene opportuno non ricevere è oltretutto probabile che la dichiarazione di successione non sia nemmeno dovuta. Il coniuge e i parenti in linea retta del defunto, infatti, non sono tenuti a questo adempimento se l’eredità non contiene diritti su beni immobili e ha un valore entro i 100.000 euro.
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