La Bce sembra avere la certezza del primo taglio tassi a giugno. Ma un fattore di rischio può ancora far deragliare il piano di allentamento: è la geopolitica. Cosa può accadere?
C’è un rischio che più degli altri adesso può fermare il primo taglio ai tassi Bce (previsto a giugno): è la geopolitica, con gli intrecci pericolosi della guerra israeliana su Gaza e un conflitto diretto tra Iran e Tel Aviv che si possono sovrapporre alle vicende Russia-Ucraina.
Che le dinamiche geopolitiche siano diventate cruciali per qualsiasi scelta o previsione economica e finanziaria è diventato evidente più che mai da quando Mosca ha aggredito l’Ucraina due anni fa.
Anche le banche centrali osservano da vicino l’escalation bellica mediorientale e l’evolversi del conflitto ai confini dell’Europa orientale. I prezzi delle materie prime e le dinamiche commerciali, infatti, si sono dimostrate particolarmente vulnerabili agli eventi bellici in queste regioni del mondo così rilevanti per l’approvvigionamento energetico, di materie prime agricole e di metalli. Di conseguenza, l’inflazione controllata da Bce e Fed ne è risultata influenzata e con essa le politiche monetarie volte a riportare i prezzi al target del 2%.
In questo contesto, la certezza dell’Eurotower nel riuscire a tagliare i tassi a giugno - una mossa attesa dai mercati globali mentre la Fed temporeggia - vacilla dinanzi a eventuali shock geopolitici.
La geopolitica può fermare il primo taglio tassi Bce, ecco perché
La Bce si sta avvicinando a una riduzione dei tassi di interesse, a meno che degli shock non facciano deragliare il rallentamento dell’inflazione della zona euro, secondo la presidente Christine Lagarde.
Martedì Lagarde ha dichiarato alla CNBC che i funzionari di Francoforte stanno “osservando un processo disinflazionistico” che è attualmente in linea con le aspettative e dovrebbe riportare in modo sostenibile la crescita dei prezzi al consumo al 2% entro la metà del 2025. Tuttavia, Lagarde non ha voluto commentare quanti tagli dei costi di finanziamento potrebbero concretizzarsi nei prossimi mesi, attirando l’attenzione su una “successione di sviluppi geopolitici” che hanno intaccato - e possono ancora farlo - la fiducia dei consumatori e agitato i mercati delle materie prime.
Nonostante la reazione “relativamente moderata” dei prezzi dell’energia in seguito all’attacco dell’Iran a Israele, è rimasta quindi cauta, sottolineando che il percorso dell’inflazione verso l’obiettivo sarà una “strada accidentata”.
Stessa visione del policymaker della Bce Robert Holzmann: “In questa fase, penso che la minaccia più grande sia la geopolitica, perché abbiamo visto cosa è successo in Medio Oriente”, ha detto mercoledì il governatore della banca centrale austriaca alla CNBC a margine degli incontri primaverili del Fondo monetario internazionale.
“Come potete immaginare, solo perché una barca viene affondata nello [Stretto] di Hormuz si può avere un prezzo del petrolio diverso, e questo ovviamente potrebbe richiederci di ripensare la nostra strategia”, ha aggiunto.
I suoi commenti fanno eco a quelli del membro Olli Rehn, che martedì ha affermato che la probabilità di un taglio dei tassi a giugno dipenderà dal calo dell’inflazione come previsto, sottolineando che i maggiori rischi per la politica monetaria derivano dalle tensioni Iran-Israele e dalla guerra Russia-Ucraina.
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