Pensione con integrazione al trattamento minimo: a chi spetta l’aumento, importo e come richiederlo

Simone Micocci

19/05/2023

Chi ha una pensione molto bassa potrebbe avere diritto all’integrazione al trattamento minimo, così da raggiungere la soglia dei 563,74 euro (valore aggiornato al 2023).

Pensione con integrazione al trattamento minimo: a chi spetta l’aumento, importo e come richiederlo

L’integrazione al trattamento minimo è lo strumento con cui l’assegno viene aumentato fino a raggiungere l’importo della pensione minima. Tuttavia, per avere diritto all’incremento non basta avere una pensione molto bassa, inferiore al minimo indicato dalla legge (che viene rivalutato di anno in anno): per valutare se spetta o meno, infatti, si tiene conto di tutta la condizione economica del pensionato, valutando così se effettivamente ha bisogno dell’aumento oppure se la pensione bassa è compensata da altre entrate.

Nel 2023 all’integrazione al trattamento minimo di pensione si aggiunge la rivalutazione straordinaria, introdotta dall’ultima legge di Bilancio, in favore dei pensionati che hanno un assegno inferiore al minimo. Bisogna quindi capire come questi due strumenti collaborano tra di loro per incrementare l’importo della pensione, nonché chi ne ha diritto e come fare per assicurarsi l’aumento.

Importo minimo pensione 2023

Come prima cosa bisogna partire dal fissare l’importo della pensione minima. Come anticipato, questo valore cambia ogni anno in quanto soggetto a rivalutazione, ossia quello strumento con cui gli importi della pensione vengono adeguati al costo della vita così da contrastarne la valutazione.

Nel 2023 la rivalutazione (provvisoria) è stata del 7,3% e ciò ha portato l’importo della pensione minima a 563,74 euro al mese, 7.328,62 euro l’anno.

Si tratta però di un importo provvisorio in quanto a inizio gennaio 2024 verrà applicato il tasso di rivalutazione definitivo, pari all’8,1%, con una differenza quindi di uno 0,8% che porterà la pensione minima a 567,94 euro mensili, 7.383,22 euro l’anno.

Cos’è l’integrazione al trattamento minimo

Di fatto, per tutti coloro che hanno una pensione il cui importo non supera i 563,74 euro ci sarà la possibilità di richiederne un’integrazione, potendo così beneficiare di un aumento sufficiente per raggiungere la soglia minima.

Un’integrazione quindi, il cui importo terrà conto anche della situazione reddituale del richiedente, nonché - come vedremo di seguito - della sua posizione contributiva.

A chi spetta l’integrazione

Ci sono due requisiti da soddisfare per avere diritto all’integrazione al trattamento minimo. Intanto la situazione contributiva: è bene sottolineare, infatti, che hanno diritto all’integrazione solamente i pensionati che rientrano nel regime retributivo o misto, ossia coloro che hanno almeno un contributo settimanale versato entro il 31 dicembre 1995.

In secondo luogo la posizione economica del pensionato: per avere diritto all’integrazione piena, facendo sì quindi che la pensione raggiunga la soglia dei 563,74 euro suddetti, è necessario che complessivamente i redditi del pensionato - non solo l’assegno di pensione quindi - risultino inferiori all’importo annuo del trattamento minimo, quindi 7.328,62 euro.

L’integrazione spetta comunque, ma in misura parziale, quando invece il reddito personale di chi la richiede supera i 7.328,62 euro ma è comunque inferiore a 14.657,24 euro (due volte il trattamento minimo).

Inoltre, per le pensioni liquidate dall’1 gennaio 1994 si guarda anche al reddito coniugale: nel dettaglio, se inferiore a 4 volte il trattamento minimo, 29.314,48 euro, l’integrazione spetta per intero, se superiore ma inferiore a 5 volte il minimo, 36.643,10 euro, l’integrazione è parziale.

Come si calcola l’integrazione

Come visto sopra, quando il pensionato ha un reddito inferiore al trattamento minimo annuo di pensione avrà diritto all’integrazione piena.

Pensiamo ad esempio a un pensionato con reddito di 5.000 euro e una pensione di appena 200 euro mensili: questo potrà fare richiesta d’integrazione così da ricevere 363,74 euro in più ogni mese e raggiungere i 563,74 euro della minima.

Per calcolare l’integrazione parziale, per coloro quindi che hanno un reddito superiore a 7.328,62 euro ma inferiore a 14.657,24 euro, bisogna invece applicare la seguente formula:

(2 volte il trattamento minimo annuo - Reddito annuo del pensionato)/13

Ad esempio, se lo stesso pensionato avesse avuto un reddito di 10.000 euro, questo avrebbe beneficiato di un’integrazione di 4.657,24 euro l’anno, quindi 358,24 euro al mese considerando le tredici mensilità in cui l’integrazione spetta. Quindi, l’importo della pensione sarà di 558,24 euro, appena inferiore al minimo previsto.

Lo stesso vale per il reddito coniugale, in quanto spetta l’integrazione per intero quando il reddito è inferiore a 29.314,48 euro, mentre per quella parziale si applica la seguente formula:

(5 volte il trattamento minimo annuo - Reddito annuo coniugale)/13

Rivalutazione straordinaria 2023

In aggiunta al suddetto integramento, la legge di Bilancio 2023 ha introdotto una rivalutazione straordinaria per le pensioni d’importo inferiore al minimo del:

  • 1,50% per i pensionati under 75;
  • 6,40% per i pensionati over 75.

Queste percentuali si applicano, solamente per l’anno in corso, sull’importo del trattamento pensionistico lordo in pagamento, con la sola esclusione delle prestazioni non soggette a tassazione (come maggiorazioni sociali e quattordicesima). Per questo motivo l’incremento viene attribuito sia alle pensioni integrate al minimo che a quelle che non beneficiano di questo strumento.

Le suddette percentuali si applicano sulla pensione già integrata: ne risulta quindi che per chi grazie all’integrazione raggiunge l’importo della pensione minima ci sarà un ulteriore incremento dell’1,5%, arrivando così a 572,20 euro. Per gli over 75, invece, la rivalutazione straordinaria garantirà un aumento fino a 599,82 euro.

Come richiedere gli aumenti

La rivalutazione straordinaria delle pensioni inferiori al minimo viene applicata in automatico dall’Inps (che lo farà a partire dalla mensilità in pagamento a luglio 2023).

Diversamente per l’integrazione al trattamento minimo bisogna farne domanda all’Inps. A tal proposito, consigliamo di utilizzare il nuovo servizio “Consulente digitale delle pensioni” con il quale i pensionati possono verificare se hanno o meno diritto a prestazioni integrative come quella in oggetto. Sarà il sistema stesso, quindi, a rispondere alla domanda se l’integrazione spetta o meno, nonché a guidare il pensionato per tutti i passaggi della procedura.

In alternativa si può chiamare il numero verde Inps oppure farsi supportare da un patronato. Ed è importante sapere che con la richiesta dell’integrazione è possibile richiedere anche gli arretrati per gli ultimi 5 anni.

Iscriviti a Money.it