La mobilità fra Regioni dal 3 giugno non sarà garantita

Mario D’Angelo

20/05/2020

Il ministro Boccia, in audizione in Commissione alla Camera, ha spiegato che alcune Regioni potrebbero tornare «rosse»

La mobilità fra Regioni dal 3 giugno non sarà garantita

La mobilità fra Regioni dal 3 giugno non sarà assicurata, ha detto il ministro per gli Affari regionali e le autonomie Francesco Boccia. “L’ipotesi di programmare le riaperture interregionali dal 3 giugno è stata ufficializzata ma a condizione che si rispettino i dati del monitoraggio”, ha detto il ministro. Cosa significa questa frase? Che se i dati dei contagi di coronavirus torneranno a crescere in una singola Regione, quella Regione sarà isolata.

La mobilità regionale dipende dai dati sui contagi

Le parole di Boccia sono state riprese dall’agenzia di stampa Adnkronos quando il ministro ha parlato oggi, mercoledì 20, in audizione alla Commissione Federalismo fiscale della Camera.

La dichiarazione di Boccia non lascia spazio a dubbi: “Se una Regione è ad alto rischio è evidente che non può partecipare alla mobilità interregionale”. La possibilità di spostarsi fra le varie Regioni del territorio italiano ripartirà per decreto all’inizio del mese prossimo, ma il bollettino della Protezione civile è quotidianamente monitorato per individuare l’insorgenza di eventuali nuovi focolai.

Dal 18 maggio gli italiani sono tornati a muoversi liberamente all’interno dei confini regionali, ma in molti aspettano ancora il 3 giugno per rivedere i propri congiunti fuori Regione.

Un Paese che si rimette in cammino non poteva non avere Regioni più autonome nel decidere su cosa aprire e in quanto tempo”, ha detto Boccia riferendosi alla maggiore responsabilità che l’esecutivo nazionale ha trasferito ai governatori nella Fase 2. Il tema è stato oggetto di scontro fra Governo e Regioni e ha rischiato di far saltare il decreto Riaperture.

Boccia ha spiegato che il governo centrale non ha mai imposto la riapertura agli enti locali, bensì ha permesso di riaprire “a condizione che. “È inevitabile che ci siano Regioni che decidono di riaprire alcune attività qualche giorno dopo. In una vicenda come questa non vince la fretta ma la valutazione saggia dei numeri e nessuno deve avere fretta”, ha concluso in audizione il ministro.

Quali sono le Regioni a rischio

Intervistato da Fanpage, Boccia ha poi detto quali sono le sorvegliate speciali, ovvero le “Regioni a rischio medio” quando tutte le altre sono “a rischio basso”, e cioè Molise, Umbria e Lombardia. “Probabilmente saranno a rischio basso anche queste la prossima settimana, ma se qualche Regione dovesse essere a rischio alto non apre”.

Alcuni governatori hanno già affermato che si potrebbe tornare alla fase uno nel caso venissero registrati troppi comportamenti irresponsabili. Il presidente del Veneto Luca Zaia è stato chiaro: “Si richiude tutto se aumentano i contagi”.

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