L’incarico conferito a Mario Draghi per la formazione di un nuovo governo ha fatto sprofondare lo spread dell’Italia sotto quota 100 punti base. Ecco dove potrebbe arrivare nei prossimi mesi e nei prossimi anni il differenziale di rendimento Italia-Germania.
L’incarico a Mario Draghi di formare un nuovo governo ha prodotto un effetto immediato sull’andamento dello spread dell’Italia.
Nonostante non sia stata ancora resa nota la lista dei potenziali ministri, non si sappia niente del programma ed in diversi casi anche le posizioni di alcuni partiti non siano ancora chiare, il grande standing internazionale del n.1 della Banca Centrale Europea ha già avuto un effetto lampante sul differenziale di rendimento tra i nostri Btp ed i Bund tedeschi.
Sopra i 115 punti base a fine gennaio, nell’ultima seduta della settimana lo spread dell’Italia è sceso sotto la fatidica soglia dei 100 punti base (1%) riportandosi su livelli che non si vedevano da fine novembre 2015.
Spread Italia-Germania. Fonte: Bloomberg
Spread Italia: grandi risparmi con calo rendimento Btp
Con l’arrivo di Mario Draghi a guidare l’esecutivo italiano, per i commentatori l’ex n.1 della BCE non avrà particolari problemi ad ottenere la fiducia delle due Camere, ha fatto precipitare il rendimento del nostro decennale.
Allo 0,75% lo scorso 22 gennaio, il nostro Btp a 10 anni attualmente quota di poco sopra il mezzo punto percentuale.
“Oltre ai risparmi sugli interessi già maturati in tutta la fase di discesa dei rendimenti a livello globale che ci consente di emettere oggi a tassi mediamente (tra BOT CCT e BTP ecc.) vicini a 0%, ben al di sotto del costo medio del nostro debito pregresso (ca 2,5%), un ulteriore restringimento dello spread di circa 50 punti base, vale ogni anno, un ulteriore risparmio quantificabile in circa 1,5 miliardi di euro”, ha commentato Andrea Delitala, Head of Euro Multi Asset di Pictet Asset Management.
Rendimento Btp 10 anni Italia. Fonte: Bloomberg
I fondi che verranno trasferiti all’Italia a valere sul bilancio della Commissione Europea, “consentiranno -continua l’esperto- ulteriori risparmi rispetto alla traiettoria del debito pubblico italiano, in quanto quei fondi rappresentano minori emissioni italiane e corrispondenti maggiori emissioni da parte dei Paesi ‘finanziatori’ (Germania, Francia, ecc.)”.
Spread: dove sarà nei prossimi mesi?
La domanda a questo punto è una: dove può arrivare lo spread nei prossimi mesi?
“La formazione di un governo a guida Draghi vale a nostro giudizio un restringimento dello spread di 20/25 punti base”.
L’effetto annuncio ha già provocato una compressione di 15 punti base fra mercoledì e giovedì e, continua Delitala, “un’ulteriore compressione di 20 punti base sarebbe possibile sui progetti presentati e approvati dalla Commissione Europea contestualmente a credibili riforme strutturali su P.A., pensioni e giustizia presentate nei prossimi mesi”.
Se lo scenario delineato dall’esperto dovesse verificarsi, lo spread Btp-Bund è visto in riduzione a 70 punti base.
Stime sui prossimi anni
Se da un lato l’implementazione delle riforme strutturali realizzate con i fondi del Recovery Fund depone a favore di un’ulteriore discesa, l’incremento dell’indebitamento potrebbe azzerare questo effetto.
Per Michele Morra, Portfolio Manager di Moneyfarm, “nel post Covid, a meno di monetizzazione del debito, gli indicatori fondamentali del Paese (come, ad esempio, rapporto debito/pil, deficit e servizio del debito) torneranno a essere più rilevanti di quanto lo siano oggi, dato l’ammontare di liquidità che ha inondato i mercati”.
Nel lungo periodo, Morra delinea due scenari: “se davvero l’Italia dovesse risollevarsi dalla stagnazione dell’ultimo decennio e ridurre il proprio livello di indebitamento, in uno scenario estremamente ottimistico, lo spread potrebbe tornare a livelli pre 2008 (circa 20bps), o comunque riassestarsi ai livelli degli altri paesi dell’Europa periferica (Spagna e Portogallo), i cui spread sono intorno ai 50/57 bps”.
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