L’esecutivo statunitense guidato dal tycoon fa causa a Google per presunte pratiche anti-concorrenza
Gli Stati Uniti hanno citato in giudizio Google, in quello che sembra già presentarsi come uno dei più grandi casi antitrust riguardanti un’azienda tecnologica degli ultimi due decenni.
Nella sua denuncia, il Dipartimento di Giustizia USA accusa il colosso di Mountain View di aver “soffocato la concorrenza per mantenere la sua posizione predominante nel mercato della ricerca online e della pubblicità ad essa associata”.
Secondo quanto indicato nei documenti allegati alla denuncia, undici stati hanno preso parte alla causa: Arkansas, Florida, Georgia, Indiana, Kentucky, Louisiana, Mississippi, Missouri, Montana, Carolina del Sud e Texas.
La vicenda fa riferimento a una serie di azioni a catena da parte di Google che, nel complesso, si sarebbero rivelate anti-concorrenziali e avrebbero impedito a compagnie rivali di ottenere risultati significativi in termini di utenza.
Stati Uniti contro Google
Nel documento si legge che Google “ha conquistato circa l’80% del mercato della ricerca stipulando accordi di esclusione con produttori di dispositivi e sviluppatori di browser, e impegnandosi in altre pratiche anticoncorrenziali”.
Accuse molto dure, che arrivano a ormai poche settimane da un’elezione che ha visto le piattaforme tech sempre più sotto la lente per il loro impatto su democrazia e dinamiche socio-politiche attuali.
Tramite un tweet, Google ha etichettato la causa del Dipartimento di giustizia come “profondamente viziata”:
“Le persone usano Google perché scelgono di farlo, non perché sono costrette o perché non hanno alternative”.
La denuncia federale segue un’indagine antitrust durata un anno da parte del Dipartimento di Giustizia, e arriva sulla scia di un importante rapporto del Congresso che ha rivelato come Google e altri giganti tech godano di un “potere di monopolio” e l’abbiano esercitato negli anni con diversi metodi anticoncorrenziali.
Un report che evidenzia come Amazon abbia penalizzato venditori di terze parti, come le politiche dell’App Store siano anticoncorrenziali e come Facebook abbia cercato di avere la meglio su possibili rivali futuri attraverso acquisizioni mirate.
In più, molti altri stati che non hanno preso parte alla denuncia hanno in ballo indagini antitrust separate su Google negli ultimi 12 mesi. Solo ieri un collettivo che comprende Colorado, Iowa, Nebraska, North Carolina, Tennessee e Utah ha espresso apprezzamento per quanto avviato dall’esecutivo:
“Apprezziamo la forte cooperazione bipartisan tra Stati e il buon rapporto di collaborazione con il Dipartimento di giustizia sulla vicenda. Questo è un momento storico cruciale per le autorità antitrust federali e statali, perché il lavoro da fare per proteggere concorrenza e innovazione nei nostri mercati tecnologici è enorme”.
Cosa significa la causa USA contro il colosso?
La causa contro Google potrebbe aprire diversi scenari nel lungo periodo, considerando che occorreranno anni prima di arrivare a una sentenza.
Una vittoria per il Governo potrebbe favorire cambiamenti strutturali di una delle società più influenti degli USA e di tutta l’economia di Internet.
Il Dipartimento di Giustizia non ha proposto immediatamente rimedi, come la vendita di parti della società o scioglimento di contratti commerciali, nella causa. Tali azioni vengono in genere perseguite nelle fasi successive di un caso. Ma tutto è possibile, stando alle dichiarazioni di un funzionario.
Se, invece, Google dovesse avere la meglio nel procedimento giudiziario, questo si tradurrebbe innanzitutto in un messaggio alla politica e potrebbe scoraggiare altre cause simili.
Il Congresso, comunque, potrebbe avanzare e approvare leggi a svantaggio di Google e dei colossi del web.
© RIPRODUZIONE RISERVATA