Il ministro della Pubblica Amministrazione Zangrillo ha lasciato intendere che ci sarà poco margine di manovra nel rinnovo del contratto per i dipendenti statali.
C’è un comparto quello dei lavoratori statali che attende un rinnovo di contratto che al momento non è ancora arrivato. L’ultima firma è stata su quello del biennio 2019-2021. Facile immaginare che nel prossimo incontro in programma il 3 marzo tra le sigle sindacali e il ministro della Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo il tema centrale sarà proprio questo.
Ci sono però brutte notizie per tutti i dipendenti pubblici. Lo stesso Zangrillo infatti, come citato da Il Messaggero , ha lasciato intendere come ci sia poco margine di manovra per rinnovare il contratto con degli aumenti. La legge di Bilancio a quanto pare ha lasciato pochi fondi da poter gestire per il comparto dei lavoratori statali che rischiano di restare alle vecchie cifre.
Per Zangrillo poco spazio agli aumenti per i dipendenti pubblici
Il ministro della Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo, intervistato da Il Messaggero, ha chiaramente fatto capire che nel prossimo rinnovo di contratto dei dipendenti statali, ci sarà poco spazio agli aumenti. «Con il Tesoro siamo riusciti a trovare 1,3 miliardi per un aumento una tantum per il 2023. Con la prossima legge di Bilancio verificheremo gli spazi che ci sono. Che però, va detto con franchezza, al momento appaiono stretti» - ha ammesso il ministro che si è auspicato come la guerra in Ucraina arrivi ad una soluzione rapida affinché l’economia possa risollevarsi. «Tutti auspichiamo che si trovi una soluzione al conflitto in Ucraina. Se questo dovesse avvenire, ci sarebbe un boost per l’economia e sarebbe più facile trovare le risorse finanziarie anche per i rinnovi del pubblico impiego» - le sue parole.
Zangrillo in questi primi mesi da ministro ha comunque messo mano alla questione rinnovi portando a termine quelli per il comparto sanità, scuola ed enti locali. Vedremo nel prossimo incontro del 3 marzo con le principali single sindacali cosa verrà fuori e come reagiranno i rappresentanti del settore.
Quest’anno previste 150mila assunzioni
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Intanto c’è un’altra problematica che dovrà affrontare il neo ministro, quello delle nuove assunzioni in programma nel 2023. Il piano è molto ambizioso e recita 150mila ingressi per far fronte alle uscite e attuare un ricambio generazionale. Come detto dallo stesso Zangrillo si tratterà di una sfida complessa, considerando anche che il posto pubblico sta perdendo sempre più appeal e molte poltrone restano vacanti.
«Credo che il tema dell’attrattività riguardi oggi sia il pubblico che il privato. Certo da noi, come dire, l’erba da tagliare è alta soprattutto guardando a come viene gestito il capitale umano una volta inserito nelle amministrazioni» - le sue parole.
Secondo lui il problema è culturale e non necessariamente di convenienza, come per dire che nel privato si guadagna di più. «È chiaro che se mi confronto con le grandi aziende private, può essere che effettivamente ci sia un gap tra offerta retributiva della Pa e quella della grande multinazionale. Ma se mi riferisco al panorama italiano delle aziende, sostanzialmente fatto di piccole e medie imprese, la Pubblica amministrazione è in grado di essere competitiva sia dal punto di vista degli stipendi che delle prospettive di carriera» - la sua opinione.
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