La pensione di invalidità mensile riconosciuta agli invalidi totali e parziali permette di guadagnare anche dal proprio lavoro, ma entro determinati limiti. Scopriamo quali sono.
Esiste uno stipendio massimo che si deve guadagnare per non perdere la pensione di invalidità civile. Il limite c’è, sia per il beneficio mensile riconosciuto agli invalidi parziali che per quello riconosciuto agli invalidi al 100%. Si tratta di due prestazioni diverse, anche se spesso confuse, che hanno anche requisiti di accesso diversi e limiti reddituali profondamente differenti.
Anche se lo Stato italiano tutela le persone con disabilità fisiche o psichiche riconoscendo un assegno di invalidità civile (che può essere destinato agli invalidi parziali o a quelli totali), trattandosi di un beneficio assistenziale vincola l’erogazione a limiti di reddito prestabiliti.
Il percettore di assegno di invalidità assistenziale (ovvero quello per l’erogazione del quale non si prendono in considerazione i contributi versati, ma solo lo stato di salute e precisi limiti reddituali) non ha il divieto di lavorare, ma se il reddito personale supera determinati limiti perde l’agevolazione che gli è stata riconosciuta.
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Per gli invalidi con percentuale di ridotta capacità lavorativa dal 74% al 99%, lo Stato riconosce un assegno mensile di assistenza che spetta, però, per redditi personali fino a 5.725,46 €. Nel caso dell’assegno di invalidità parziale a essere vincolanti sono solo i redditi del beneficiario e non anche quelli dell’eventuale coniuge o di altri familiari conviventi.
Questo significa che l’invalido, volendo e potendo, può anche lavorare a patto che il suo reddito annuo non superi i 5.725,46 euro. Si parla quindi, dividendo il reddito limite per i 12 mesi dell’anno, di uno stipendio mensile che non può essere superiore a 477 euro (se la retribuzione prevede anche la tredicesima lo stipendio non deve superare 440 euro per 13 mensilità). Ovviamente se la persona con ridotte capacità lavorative inizia a lavorare ad anno già iniziato lo stipendio mensile (per il primo anno) può essere anche superiore, così come può essere superiore il compenso mensile se lavora in modo saltuario. L’importante è che, sommando tutti gli stipendi/compensi mensili il reddito da gennaio a dicembre non superi la cifra limite sopra indicata.
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Discorso diverso, invece, per gli invalidi al 100%. In questo caso l’assegno di invalidità può variare per importo, ed essere maggiorato fino a 735,08 € al mese. In caso di assegno di importo base o di importo maggiorato il reddito richiesto per il diritto è diverso.
Partiamo dall’invalido al 100% che percepisce pensione di invalidità maggiorata a 735 euro al mese: in questo caso il reddito personale dell’invalido sommato a quello dell’eventuale coniuge (solo in caso di maggiorazione si prende in considerazione anche il reddito del coniuge) non può essere superiore a 16.502,98 € euro annui e redditi propri non superiori a 9.555,65 euro.
L’invalido che percepisce questa prestazione, di fatto, può lavorare a patto di non superare il limite di reddito anzidetto. Suddividendo l’importo per i 12 mesi dell’anno lo stipendio mensile da guadagnare per conservare la prestazione maggiorata è di 735 euro mensili (ovvero l’importo stesso della pensione maggiorata).
Per l’invalido totale che percepisce la pensione di invalidità ordinaria, invece, il reddito personale annuo da non superare è di 19.461,12 euro. Si tratta, quindi, di avere uno stipendio mensile che non sia superiore a 1.497 euro (per 13 mensilità).
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