Secondo un rapporto del Servizio Esterno della Commissione Europea, i media legati al Cremlino hanno tentato di spingere Trump alla viglia del voto. Sullo sfondo il precedente del 2016, quando Putin influenzò la sfida tra il tycoon e Hillary Clinton.
I media Russi legati al Cremlino, ed altri compiacenti, hanno tentato nuovamente di influenzare le elezioni USA.
È questo, in sintesi, il risultato dell’indagine svolta dagli analisti di EuVsDisinfo, task force del Servizio Esterno della Commissione europea. Sotto la lente il ricorso indiscriminato alle fake news per abbattere la candidatura del Democratico Joe Biden.
Gli eventi degli ultimi giorni registrati dagli analisti dell’Ue riaccendono la memoria sul precedente del 2016, quando, come accertato dall’inchiesta effettuata dal Senato USA, Putin tentò di sabotare le elezioni in favore di Donald Trump.
Propaganda e fake news: il sostegno di Putin a Trump
Vladimir Putin, Presidente della Federazione Russa, ha dispiegato nuovamente tutto l’arsenale propagandistico a disposizione per scongiurare l’elezione di un Democratico alla Casa Bianca, incluso l’ampio ricorso ad una rete di media compiacenti.
L’opera di propaganda orchestrata dal leader Russo, secondo gli analisti, ha sprigionato il suo potenziale principalmente nelle prime due settimane di ottobre, quando i network d’informazione nazionali hanno evidenziato l’importanza delle rielezione del Repubblicano ai fini del mantenimento delle buone relazioni tra le due potenze.
Ma propaganda e disinformazione hanno ampiamente valicato i confini nazionali Russi, grazie anche alle versioni internazionali dei giornali online e delle agenzie stampa (principalmente in Spagnolo e Inglese, le due lingue più parlate negli Stati Uniti).
Ed è soprattutto sulle versioni Spagnole dei media Russi che il tasso di concentrazione di fake news ha raggiunto quote rilevanti. Nel mirino, infatti, la partecipazione al voto dei latinoamericani (tendenzialmente Democratici) che il Cremlino ha tentato di scongiurare facendo leva su una massiccia opera di disinformazione.
L’obiettivo della propaganda Russa, volontariamente confusionaria e disorganica, è stato quello di rilanciare fake news in modo ripetitivo (colpito anche il figlio di Biden, Hunter), senza curarsi del livello di credibilità, spesso scadente, delle informazioni. Il fine ultimo, infatti, era di alimentare un sentimento generalizzato di sconforto e di rimuovere i riferimenti più solidi della società Americana (soprattutto quelli cari ai Democratici).
Anche il ricorso alla disinformazione su vaccini, 5G e Bill Gates, già denunciato dalla Commissione europea durante la prima ondata (in quel caso il Cremlino puntava a destabilizzare le democrazie occidentali) è da intendersi in chiave pro-Trump.
Le mani del Cremlino sulle elezioni USA: il precedente del 2016
Il quadro tracciato dalla task force della Commissione europea definisce i confini di uno schema sistematico, quello Russo, teso alla destabilizzazione dei rivali, in un filo che collega le elezioni USA del 2016 alla pandemia di quest’anno.
Il Cremlino era infatti già corso in aiuto del Repubblicano in occasione della sua prima campagna per la Casa Bianca. Come stabilito dall’inchiesta del Senato Americano, quello del 2016 fu un vero tentativo da parte di Putin di sabotare il risultato elettorale.
Nel faldone presentato dai Senatori, di mille pagine, vi è la cronistoria di una raffinata manovra che ha messo in contatto gli uomini di Putin con i consiglieri della campagna elettorale di Trump.
Sebbene il caso, denominato Russiagate, sia stato ampiamente politicizzato dalla base Repubblicana per screditarne le conclusioni, lo scenario descritto ha gettato ombre sulla figura di Trump (“Il rapporto non dice che abbia commesso un crimine, ma nemmeno lo esonera”, rivelò al tempo il Procuratore speciale Robert Mueller) e incrementato le certezze, già largamente consolidate, circa le mire della Russia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA