Gli studenti lavoratori si avvalgono di una serie di diritti, agevolazioni e garanzie assicurate dalla legge. Quali sono quelle di maggior rilievo e che è preferibile conoscere?
Lavorare e studiare all’università è possibile? Per non poche persone certamente sì e anzi in Italia è elevato il numero degli studenti lavoratori che, pur essendo iscritti a corsi di studio universitari, al contempo lavorano e svolgono un’occupazione, che riescono ad alternare con la frequenza alle lezioni e la preparazione agli esami.
Due fatti che riguardano proprio chi frequenta l’università sono di grande rilievo: il nostro Paese è caratterizzato da un elevato abbandono universitario, tra i più alti in Europa, ma è anche un territorio in cui il diminuisce il numero di studenti lavoratori che la frequentano, per migliorare il loro status sociale. Per quanto riguarda il primo fenomeno, le ragioni sono da rintracciarsi nella crisi economica che oggi sta gravando come non mai e nella necessità - per moltissimi - di trovare prima un lavoro, possibilmente a tempo pieno. Invece, il calo degli studenti lavoratori è correlato ai consistenti costi per mantenersi, specialmente se lo studente frequenta l’università da fuori sede e deve pagarsi le varie spese per la permanenza lontano da casa.
Tuttavia è anche vero che in Italia vi sono regole che favoriscono e agevolano in qualche modo gli studenti lavoratori, consentendo loro di prendere permessi studio - ad esempio. Perciò se ti stai chiedendo come e in che modo conciliare lavoro e studio, perché vorresti lavorare - o stai già lavorando - e al contempo portare avanti un percorso di studio universitario, dai un’occhiata a quanto segue: vedremo i principali diritti che la legge riconosce agli studenti lavoratori.
Gli studenti lavoratori sono lavoratori a tutti gli effetti
Svariate le ragioni che possono condurre una persona a lavorare e studiare contemporaneamente. Pensiamo a chi intende pagarsi gli studi per non pesare sulle finanze familiari, oppure a chi vuole semplicemente rendersi autonomo rispetto ai genitori, ma anche a chi vuole finalmente riprendere a dare gli esami per completare un percorso universitario interrotto anni prima. C’è poi anche chi, da lavoratore, torna nelle aule di ateneo per conseguire una formazione specifica ai fini dell’aggiornamento professionale.
Ebbene, al di là della specifica motivazione che spinge a cominciare il duplice percorso, c’è una considerazione doverosa che dobbiamo fare: gli studenti lavoratori sono lavoratori proprio come tutti gli altri. In termini pratici, ciò vuol dire che se sei iscritto all’università e stai dando esami, ma al contempo hai firmato anche un contratto di lavoro e hai un’occupazione, avrai comunque diritto a contributi, ferie, permessi e a una retribuzione correlata alle tue mansioni in azienda e all’orario di lavoro svolto.
Il punto è però che trovare un bilanciamento tra doveri di studio e doveri lavorativi non è affatto facile. Ecco perché la legge vigente prevede una serie di agevolazioni in tema di frequenza alle lezioni, partecipazione a seminari e convegni e preparazione degli esami.
Chi sono gli studenti lavoratori?
Siamo portati a pensare che gli studenti lavoratori siano essenzialmente coloro che frequentano l’università, danno esami e, al contempo, lavorano. Ma non è così. La legge indica una definizione più ampia e infatti fa riferimento a tutti coloro che sono iscritti e che frequentano corsi di studio in scuole di istruzione primaria, secondaria e di qualificazione professionale, statali, pareggiate o legalmente riconosciute o, in ogni caso, abilitate all’emissione di titoli di studio legali, ovvero spendibili nel mondo del lavoro.
Tra gli studenti lavoratori sono compresi anche tutti coloro che partecipano a corsi di formazione professionale. E i diritti di cui ora diremo valgono anche per gli studenti fuori corso.
Attenzione però: affinché possa contare sui diritti che la legge gli riserva, lo studente lavoratore deve partecipare a un corso di studi che comporta la frequenza regolare e che - lo ribadiamo - assicuri l’ottenimento di un titolo di studio con valore legale.
Costituzione, Ccnl di categoria e studenti lavoratori
Non dimenticare che la Costituzione ti assicura la possibilità di esercitare il diritto allo studio anche dopo l’età dell’obbligo scolastico. Ecco perché anche allo studente che ha un’occupazione sono riconosciuti alcuni diritti per poter combinare la formazione con l’attività di lavoratore in un’azienda o in qualsiasi altro contesto.
A disciplinare con dettaglio i diritti dello studente lavoratore è in primis però lo Statuto dei Lavoratori, che ne riconosce la specifica posizione, dando loro prerogative supplementari rispetto ai dipendenti non studenti.
Non dimenticare inoltre che i lavoratori subordinati godono di permessi e agevolazioni collegate al diritto allo studio, stabiliti in parte dalla legge e in parte dai vari Ccnl di categoria. Comprenderai allora che il diritto allo studio del lavoratore è ampiamente tutelato, difeso e disciplinato dalle norme vigenti.
L’art. 10 Statuto dei Lavoratori a tutela degli studenti che hanno un’occupazione: i diritti e le agevolazioni previste
Se ti stai chiedendo qual è la fonte essenziale di riferimento, in tema di diritti degli studenti lavoratori, ricorda che l’art. 10 dello Statuto dei Lavoratori stabilisce agevolazioni obbligatorie, e anzi indica veri e propri diritti degli studenti lavoratori. Nel testo si trova infatti scritto che questi ultimi:
- hanno diritto a turni e orari di lavoro che favoriscano la frequenza ai corsi e la preparazione agli esami all’università;
- non sono obbligati a prestazioni di lavoro straordinario o nell’ambito dei cosiddetti riposi settimanali;
- possono fruire di permessi giornalieri retribuiti, per partecipare a convegni o seminari e sostenere gli esami previsti dal piano di studio.
Tuttavia l’art. 10 contiene anche una disposizione di garanzia, per la quale il tuo datore di lavoro potrà richiederti di esibire le certificazioni necessarie all’esercizio dei diritti in oggetto. Più nel dettaglio, i lavoratori studenti, per vedersi remunerato il permesso, dovranno dunque documentare la partecipazione, attraverso un certificato di iscrizione o un’attestazione, che comprovi la presenza all’esame. Si tratterà di un documento timbrato dall’amministrazione dell’università nel quale compaiono i dati della sede, del giorno d’esame e del suo esito (anche se quest’ultimo dato non rileva ai fini dell’esercizio dei diritti di studente lavoratore).
Non solo: le norme vigenti non impediscono di usufruire di congedi ad hoc, per la frequenza a corsi di istruzione e formazione proposti dal datore di lavoro o non collegati al rapporto di lavoro.
Chiaramente si tratta di un quadro di previsioni di favore, grazie alle quali gli studenti lavoratori possono ambire a elevare la propria cultura e, al contempo, sviluppare le capacità professionali - ottenendo anche una retribuzione utile al pagamento delle varie spese universitarie.
Permessi retribuiti per esami: alcune utili precisazioni
Come accennato sopra, le assenze da lavoro per permesso di studio sono pagate e dunque la loro fruizione ti permette - come studente lavoratore - di incassare la normale retribuzione prevista dal Ccnl applicato sul luogo di lavoro. Detto diritto deve intendersi in senso estensivo e, perciò, tutti i lavoratori studenti, inclusi gli studenti di università (anche fuori corso) e coloro che frequentano corsi di formazione professionale, possono contare su un giorno di permesso retribuito per lo svolgimento dell’esame.
Inoltre, il permesso deve essere pagato al di là dell’esito dell’esame, ovvero è sufficiente sostenerlo. L’agevolazione deve essere concessa dal datore di lavoro, indipendentemente dall’orario dell’esame, che quindi può anche non essere coincidente con l’orario di lavoro (pensiamo ad es. a chi fa part time al pomeriggio e ha un esame scritto alle ore 9 del mattino).
Altri rilevanti diritti degli studenti lavoratori sono rappresentati dal fatto che i permessi retribuiti scattano indipendentemente dal fatto che il lavoratore si sia iscritto al corso prima o dopo l’assunzione. Coerentemente con quanto abbiamo detto finora, i permessi sono assegnati anche laddove gli studi non siano funzionali all’attività aziendale.
Permessi 150 ore e concorsi
Tieni conto anche del fatto che alcuni Ccnl dispongono un certo numero di ore retribuite (di solito 150 distribuite su tre anni) a favore dei lavoratori che vogliono frequentare corsi di studio in istituti pubblici o legalmente riconosciuti.
Per quanto riguarda invece i concorsi, le norme sono chiare: i permessi giornalieri retribuiti non valgono per i concorsi di abilitazione a una professione e per i connessi esami di Stato.
Attenzione anche a quanto puntualizzato dalla Cassazione su questi temi: infatti il diritto ai permessi retribuiti per studenti lavoratori viene meno se lo studente lavoratore non ha il dovere di frequenza per il superamento del corso universitario.
Congedi per studenti lavoratori: cosa sono?
Altro beneficio o agevolazione molto interessante per gli studenti lavoratori, è il congedo per la formazione. Esso funziona in sintesi nei termini seguenti:
- i dipendenti con almeno 5 anni di anzianità presso la stessa azienda possono chiedere di godere di una sospensione del rapporto di lavoro come congedo per la formazione;
- il periodo del congedo non deve essere maggiore di 11 mesi, continuativo o frazionato, in tutta la vita lavorativa;
- è regolato dal singolo Ccnl ed è mirato al completamento della scuola dell’obbligo, al conseguimento di un titolo di studio o allo svolgimento di attività formative diverse da quelle aziendali;
- detto periodo non si calcola per l’anzianità di servizio e non è cumulabile con ferie, malattia o altri diversi congedi;
- per ottenerlo, il lavoratore deve dare all’azienda un preavviso di almeno 30 giorni.
Attenzione infine anche al fatto che il congedo, pur garantendo la conservazione del posto di lavoro, non è retribuito, a differenza dei permessi visti sopra.
leggi anche
Ore di straordinario pagate in nero: cosa fare?
© RIPRODUZIONE RISERVATA