Il sondaggio di Money.it: stop alla cessione dei crediti e stretta ai bonus edilizi compreso il superbonus 110%, è giusta la decisione presa dal governo Meloni?
Superbonus, è giusto bloccare la cessione dei crediti? Questo è stato il sondaggio che Money.it ha voluto proporre ai suoi lettori dopo le tante polemiche - politiche e non - scaturite dalla scelta del governo Meloni che nell’ultimo Consiglio dei ministri ha dato il via libera a una autentica stretta ai bonus edilizi.
SONDAGGIO CHIUSO QUI I RISULTATI
Con una mossa in qualche modo attesa, nell’ultimo Cdm il governo Meloni ha deciso che per i nuovi interventi edilizi, quindi sono esclusi i lavori già avviati, non sarà più possibile ricorrere alla cessione del credito o allo sconto in fattura.
Una scelta difesa dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti “mette in sicurezza i conti pubblici” e dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni “il superbonus è costato 2.000 euro a ogni italiano”, mentre sono molto critiche imprese e buona parte delle opposizioni.
Per il Movimento 5 Stelle infatti “il governo sta affossando il Superbonus, creando un disastro per imprese e lavoratori solo per colpire il M5s”, mentre le associazioni di categoria parlano di una scelta “incomprensibile”.
Lo scopo di questo sondaggio, che ricordiamo non ha un valore scientifico ma soltanto indicativo non essendo realizzato a campione, è stato quello di capire se per i lettori lo stop alla cessione dei crediti deciso dal governo sia giusto o meno.
Superbonus e stop cessione dei crediti: il sondaggio
Il sondaggio di Money.it è arrivato nel momento in cui il governo, dopo la stretta decisa nell’ultimo Consiglio dei ministri in merito a cessione del credito e sconto in fattura, sta cercando una sorta di mediazione con le associazioni di categoria che sono sul piede di guerra vista la sostanziale fine dei vari bonus edilizi compreso il superbonus 110%.
Per il ministro Giorgetti la scelta fatta del governo risolve “il nodo dei crediti arrivati ormai a 110 miliardi”, ma come ammesso da Meloni quando il Parlamento discuterà del decreto “potrà apportare delle utili modifiche”.
“Vogliamo spingere le banche e tutti gli attori che possiamo coinvolgere ad assorbire i crediti che sono incagliati, che nessuno vuole prendere - ha spiegato Meloni -. E abbiamo definito meglio la responsabilità di chi deve prendere quel credito”.
Le soluzioni al vaglio del governo così sembrerebbero essere due: la cartolarizzazione (ipotesi più remota) o le compensazioni tramite i modelli F24 presentati in banca (ipotesi più plausibile).
“Se accendete la tv, assisterete a un bombardamento mediatico a reti unificate contro il superbonus - ha attaccato il Movimento 5 Stelle -. Il centrodestra tradisce aziende e cittadini, dopo le mille promesse della campagna elettorale, ma la narrazione dei media è che Giuseppe Conte e il M5s hanno creato un mostro. Tutto falso e ce lo dimostrano le reazioni del mondo delle imprese, delle associazioni di categoria e delle parti sociali a questo provvedimento vergogna della Meloni”.
Di fronte a migliaia di aziende che rischierebbero di finire sul lastrico come denunciato dalle imprese, i pentastallati citando i dati di Enea hanno spiegato che “l’importo per lavori andati in detrazione è inferiore ai 50 miliardi, di molto al di sotto quindi dei 110 miliardi lamentati dalla Meloni; a tanto poi va detratto il forte ritorno economico registrato”.
“La Meloni ignora che il superbonus – ha sottolineato la capogruppo grillina alla Camera Vittoria Baldino – è un investimento pubblico che ha un ritorno economico importante in termini di gettito fiscale, di posti di lavoro attivati, di contributi lavorativi attivati, in termini di risparmio Co2 per l’ambiente. Lo sostiene il Censis, lo sostiene Eurostat. Viene da chiedersi, poi, dove fossero i rappresentanti di Forza Italia quando Draghi prorogava il provvedimento, se è vero, come dicono, che ha generato un buco di bilancio enorme?”.
Insomma, se il governo sembrerebbe essere pronto a difendere la scelta fatta nonostante i malumori da parte di Forza Italia, 5 Stelle e imprese parlano di una possibile ecatombe per lavoratori e aziende: a questo punto resta solo da capire se il decreto verrà modificato in Parlamento o se verrà approvato così come è stato licenziato dal Cdm.
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