Svalutazione e inflazione sono collegate?

Giulia Manzi

24/07/2022

La svalutazione della moneta corrente può tradursi in un aumento dei prezzi? Vediamo il legame tra inflazione e svalutazione.

Svalutazione e inflazione sono collegate?

Con un’inflazione europea e nazionale in costante crescita, la crisi energetica in atto, che ha aumentato la domanda di importazione di combustibili, e il rapporto euro-dollaro sceso sotto la parità, il timore di una svalutazione della moneta si fa più incombente.

Tuttavia, la svalutazione della moneta corrente potrebbe risultare addirittura un vantaggio per i consumatori. Ma che legame c’è tra la svalutazione e l’inflazione? Come sono collegati i due fenomeni?

Sebbene non possa essere stabilita una corrispondenza diretta, né si possano eguagliare le due categorie, è possibile vedere cosa rappresentano i singoli fenomeni e in che modo si inseriscono nel panorama economico attuale.

Cos’è la svalutazione

La svalutazione consiste in un processo finanziario per cui le autorità monetarie, a fronte di situazioni eccezionali in un sistema di cambi fissi ma aggiustabili, decidono di diminuire volontariamente il valore esterno della moneta.

In un sistema economico complesso come quello globale, dove sono presenti cambi flessibili e fluttuanti, il termine “svalutazione” è impropriamente utilizzato per indicare gli interventi delle autorità monetarie diretti, finalizzati a far fronte a un deficit di cambio. Un caso, tuttavia, in cui è più corretto parlare di deprezzamento (o di apprezzamento se si parla di aumenti del cambio) se i cambi sono appunto fluttuanti e non è possibile avere a disposizione delle parità valutarie prefissate.

La svalutazione, in base ai valori fissi per la parità indicati dal Sistema monetario internazionale, stabilito dagli accordi di Bretton Woods (1944) e rimasto in vigore fino al 1973, era considerata una misura molto efficace di riequilibrio della bilancia dei pagamenti.

La svalutazione della moneta di un Paese avrebbe comportato la riduzione dei prezzi dei beni esportati in moneta estera, rendendoli più competitivi sul mercato internazionale. In conseguenza, la svalutazione portava ai seguenti vantaggi:

  • un aumento delle esportazioni;
  • un maggiore afflusso di valuta estera;

ai quali sarebbe seguito un riaggiustamento del cambio e il riequilibrio della bilancia dei pagamenti.

Questo, tuttavia, è realizzabile solo se sono presenti dei valori fissi per la parità. Nei sistemi economici e monetari contemporanei è difficile che si verifichino condizioni così elastiche. Le variabili che intervengono sui mercati internazionali, infatti, risultano molto più numerose e complesse, motivo per cui la svalutazione diventa uno strumento per riequilibrare i cambi solo in determinate condizioni, per determinati obiettivi e solo se applicata assieme ad altri strumenti di politica economica, come l’inflazione.

Cos’è l’inflazione

A differenza della svalutazione, che appunto consiste in una diminuzione del valore della moneta rispetto alle altre valute, l’inflazione consiste nell’aumento sostenuto dei prezzi di beni e servizi in un Paese.

Quando si verifica l’inflazione, i prezzi aumentano progressivamente e diminuisce il potere d’acquisto dei consumatori. La moneta quindi perde valore, ma non per un processo controllato come nella svalutazione, bensì attraverso un incremento progressivo e costante dei prezzi delle merci.

L’inflazione, alle volte, può essere anche considerata una forza positiva per l’economia: un suo tasso abbastanza gestibile, infatti, può stimolare la crescita economica senza svalutare la valuta. Al contrario, se il tasso d’inflazione cresce esponenzialmente dando vita a un fenomeno di iperinflazione, la valuta subisce una svalutazione priva di controllo, perdendo del tutto il suo valore.

L’obiettivo ideale di tasso d’inflazione per operare positivamente sul mercato finanziario, stabilito dalle banche centrali dei Paesi sviluppati, si attesta attorno al 2%. Questa percentuale garantisce un leggero aumento del livello generale dei prezzi di beni e servizi.

Svalutazione e inflazione: come interagiscono tra loro

Svalutazione e inflazione, quindi, non sono la stessa cosa. Infatti, se la svalutazione è a tutti gli effetti un’operazione finanziaria messa in atto dall’autorità monetaria, l’inflazione è un aumento progressivo dei prezzi dovuto a fattori esterni e interni contingenti.

I due elementi, tuttavia, possono essere legati da una relazione flessibile, che dipende dalle istituzioni anti-inflazione di cui si dota il Paese che decide di adottare un processo di svalutazione.

Infatti, un modo molto usato per svalutare la valuta al fine di aumentare il valore delle esportazioni, è quella di immettere maggior moneta nel sistema economico, processo che però farà aumentare l’inflazione, in quanto la presenza di una maggior quantità di moneta ne ridurrà il potere d’acquisto.

Poiché ci possono essere svariati motivi per cui un Paese decida di svalutare o non svalutare la propria moneta e innalzare, così, il tasso d’inflazione, ci sono fattori in grado di amplificare o attenuare l’efficacia di una svalutazione, anche dipendenti dallo Stato stesso.

Un caso limite: il Giappone

Un esempio, è il caso del Giappone, Paese soggetto a un’economia molto insolita in quanto presenta il rapporto debito/Pil più elevato in assoluto, oltre il 250%, un livello tale da far dichiarare il default a qualsiasi altra economia.

Tuttavia, il Giappone è un’economia molto chiusa, incentrata sul meccanismo dell’Abenomics, una serie di iniziative macroeconomiche volute dal ministro Shinzō Abe, che prevede:

  • tassi d’interesse fissati in negativo;
  • politica monetaria espansiva per aumentare l’inflazione (tanto da mantenere e superare la soglia del 2%);
  • aumento dell’1,5% della spesa pubblica;
  • deprezzamento (svalutazione) dello yen, così da incentivare l’export giapponese e combattere la concorrenza cinese.

Queste caratteristiche (l’Abenomics e il forte isolamento), assieme al fatto che il 47% del debito giapponese è detenuto dalla Bank of Japan, portano la svalutazione a essere uno strumento molto efficace nel modificare la competitività del Giappone, rispetto a quanto potrebbe esserlo in uno Stato dall’economia intrecciata con quella di altri partner commerciali (ad esempio uno qualsiasi tra gli Stati europei).

Quali fattori limitano l’efficacia della svalutazione?

Dal caso del Giappone si può esimere che, a influire sull’efficacia della svalutazione sono diversi fattori, tra cui il modo in cui l’economia di uno Stato si intreccia con quella dei partner commerciali.

Difatti, quanto più competitive e simultanee sono le svalutazioni, tanto inferiore è il guadagno di competitività. La svalutazione contemporanea di più valute porta al crollo del commercio internazionale, a un aumento incontrollato dell’inflazione e al rischio effettivo di recessione, come è avvenuto negli anni Trenta.

Un altro elemento che limita l’efficacia della svalutazione e la intreccia a un fenomeno inflazionistico di stampo negativo, è una cattiva politica dei redditi, ovvero quelle misure che hanno l’obiettivo di predeterminare l’andamento di salari, prezzi e profitti sul lungo termine. La sua corretta attuazione è cruciale per capire quanto la svalutazione si traduce in inflazione, di cui si ha un esempio in Italia, negli anni Settanta, quando veniva adoperato il meccanismo della scala mobile.

Questo meccanismo indicizzava i salari all’inflazione precedente, annullando l’effetto competitivo della svalutazione, in quanto l’inflazione si trasmetteva ai salari e quindi di nuovo ai prezzi. Con la “scala mobile”, il tasso d’inflazione italiano raggiunse le due cifre, fino a quando il meccanismo non fu interrotto nel 1984 e successivamente abrogato del tutto nel 1992.

Il legame tra svalutazione e inflazione

È quindi molto complesso definire la natura del legame tra svalutazione e inflazione. I due fattori sono effettivamente collegati, ma non è detto che la svalutazione porti con sé l’inflazione, o che il suo corretto utilizzo non possa generare un tasso inflazionistico positivo per lo Stato che utilizza il meccanismo del deprezzamento della valuta in un sistema economico chiuso.

Molto dipende, tuttavia, dalle istituzioni anti-inflazione di cui un Paese che svaluta riesce a dotarsi, dalle capacità produttive dello stesso (e quindi dalle politiche economiche previste e dalle relazioni intrecciate dallo Stato con i partner commerciali, che possono influire - e non poco - sull’efficacia del processo di svalutazione) e sulle politiche di sostegno interne messe in atto per riassorbire la differenza tra domanda e capacità produttiva.

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