L’ipotesi di un accordo internazionale per indebolire il dollaro è ostacolata da dinamiche economiche divergenti e resistenze politiche, soprattutto in Europa.
L’idea che l’amministrazione Trump possa indebolire il dollaro trova scarsa adesione nei mercati finanziari, soprattutto per la riluttanza europea.
Il riferimento storico è all’Accordo del Plaza del 1985, un’intesa tra Stati Uniti, Giappone, Francia, Germania e Regno Unito per svalutare il dollaro e ridurre i deficit commerciali statunitensi. Tuttavia, l’attuale scenario economico e politico rende improbabile una sua riproposizione.
Uno degli ostacoli principali è la divergenza tra l’economia statunitense e quella della zona euro. Mentre gli Stati Uniti hanno goduto di una crescita economica sostenuta (+2,5% di PIL nel 2023) e una politica monetaria restrittiva con tassi d’interesse tra il 5% e il 5,25%, l’Europa affronta incertezze economiche con una crescita stagnante (+0,6% di PIL nell’Eurozona nel 2023) e una politica monetaria espansiva della Banca Centrale Europea (BCE), che mantiene i tassi al 4%. [...]
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