A controbilanciare l’aumento del numero di aziende fallite sono le aperture delle nuove attività, in forte crescita specialmente nei Grigioni.
Crescono i fallimenti in Svizzera, soprattutto quelli causati da insolvenza. Nel primo semestre dell’anno le imprese della Confederazione che hanno dovuto abbassare la serranda sono state 2822, il 22% in più dello stesso periodo dell’anno scorso. A documentarlo sono i numeri prodotti da Dun&Bradstreet (D&B), società specializzata nella produzione di informazioni economiche.
Quadro eterogeneo
In generale la situazione elvetica si contraddistingue per una sostanziale eterogeneità del fenomeno, restituendo una mappa del problema caratterizzata da aree con performance contrastanti. Per il cantone più vicino all’economia italiana, quello del Ticino, dove lavorano circa 70mila frontalieri provenienti dal nostro Paese, il numero delle imprese che hanno chiuso appare sostanzialmente allineato alla media nazionale, con 176 imprese fallite pari al +19%. Se si allarga lo spettro dell’analisi al resto della Confederazione, ecco che emergono per rilevanza il +113% a Friburgo, il +31% a Lucerna, il +17% a Zurigo e il +28% a Ginevra.
Chi soffre di più
A pagare maggiormente questa situazione è il comparto legato all’edilizia (+21%) con 581 imprese che hanno chiuso i battenti. Seguono i servizi (+21% a 472), il commercio (+28% a 407) e la ristorazione e l’alberghiero (+30% a 352). Chi invece progredisce, registrando nuove aperture, è il settore immobiliare (-7% a 63) e del tempo libero (-25% a 15).
Aperture in aumento
Se da un lato la Svizzera guarda con preoccupazione ai 2822 fallimenti, dall’altro rafforza la propria economia con i numeri delle imprese che hanno avviato una nuova attività. In tutta la Confederazione sono state 24.387 le realtà che hanno aperto i battenti da gennaio a giugno, un numero enorme, specialmente nei Grigioni, il Cantone di St. Moritz, dove il mondo imprenditoriale ha fatto segnare l’avvio di 583 aziende nei primi sei mesi dell’anno pari al 14% in più rispetto all’anno precedente.
Inflazione toglie il sonno
L’analisi generale della bilancia delle imprese, dunque, è essenzialmente positiva. Ciò che spicca è il dato riferito alle preoccupazioni che affliggono la comunità elvetica, grossomodo allineate ai timori della popolazione europea. Secondo l’ultima edizione di “Worry Study 2023” realizzato da Moneyland su ciò che spaventa gli svizzeri, è emerso che l’aumento del costo della vita occupa il primo posto tra gli incubi dei rossocrociati (47%). Nel Paese l’inflazione viaggia sulla soglia del 2%, nulla rispetto a quella rilevata in molte nazione dell’Unione. Resta comunque il fatto che per un’economia che ha costruito sulla stabilità il proprio punto di forza, questa variazione è sufficiente a generare profonde incertezze.
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