A fare da contraltare i dati sulla povertà: in Svizzera l’8,5% della popolazione - 720 000 persone - è colpito da «povertà reddituale». Vive cioè con uno stipendio inferiore a 2.180 euro al mese.
Non solo per gli orologi, le banche e la cioccolata. La Svizzera ora è un riferimento anche per il tenore di vita che garantisce ai propri cittadini.
Lo rivela l’indagine sui redditi e sulle condizioni di vita condotta dall’Ufficio federale di statistica della Confederazione.
I risultati presi in esami riguardano la situazione nel 2020, ossia nel periodo prima e iniziale della pandemia.
Rapporto reddito e costo della vita
Per stilare questa classifica, l’Ufficio federale ha preso in considerazione la media del reddito disponibile, rapportandola al livello dei prezzi nei vari Paesi del Vecchio Continente. Ed è emerso che nel 2020 in Svizzera questo risultato era 2,6 volte superiore a quello greco, 1,4 volte superiore a quello francese, 1,2 volte superiore a quello tedesco e 1,1 volte superiore a quello austriaco.
Nonostante l’alto costo della vita, quindi, nei Cantoni della Confederazione il tenore della popolazione è risultato più alto di quello dei Paesi vicini e della maggior parte dei componenti dell’UE.
Felici di vivere in Svizzera
Ma c’è di più. A dare maggior peso al dato prodotto dall’Ufficio federale è il grado di soddisfazione espresso dai cittadini svizzeri, rispetto al proprio tenore di vita. Nell 2020, il 40,4% della popolazione over-16 si è dichiarato molto soddisfatto della propria vita. Una percentuale elevatissima, eguagliata soltanto da Paesi come Irlanda, Danimarca, Finlandia, Austria e Norvegia.
Povertà sempre presente
A controbilanciare questo risultato, sono le rilevazioni sulla povertà in Svizzera. Nel 2020 (reddito del 2019), in Svizzera l’8,5% della popolazione - ossia circa 720 000 persone - era colpito da povertà reddituale, con un reddito mensile inferiore a 2.279 franchi al mese (paria circa 2.180 euro) per una persona che viveva sola e a 3.963 franchi (3.790 euro) per due adulti con due bambini.
© RIPRODUZIONE RISERVATA